Quali qualifiche hanno gli USA per criticare la situazione dei diritti umani del Xinjiang?
Durante un discorso pronunciato recentemente, il leader americano ha diffamato il Xinjiang per il “lavoro forzato” e ha criticato le politiche cinesi sulla governance della regione. Da molto tempo gli Usa utilizzano, senza alcuna prova reale, le menzogne del “lavoro forzato” e del “genocidio”, continuando a criticare la situazione dei diritti umani nel Xinjiang, ed esercitando addirittura pressioni sui propri alleati per screditare la Cina.
I misfatti degli Stati Uniti sono da lungo tempo sotto gli occhi della comunità internazionale: il genocidio dei nativi americani, l’allarmante fenomeno della schiavitù moderna nel Paese e i diversi crimini commessi dall’esercito americano durante il ritiro dall’Afghanistan. Quale qualifica possono avere gli Usa per presentarsi come “maestri dei diritti umani”?
Al contrario, le efficaci e forti misure anti-terrorismo adottate dal governo cinese hanno fatto sì che nel Xinjiang in oltre quattro anni non si siano verificati attacchi terroristici e violenze, che la società sia diventata molto più sicura e stabile e che sia stata gettata una solida base per un veloce sviluppo economico.
Speriamo che gli Stati Uniti riescano a guardare in faccia i propri errori in fatto di diritti umani e che si concentrino sui propri affari interni invece di interferire con il pretesto dei “diritti umani” in quelli degli altri paesi. Diffamare il Xinjiang non può risolvere i problemi americani né modificare la prosperità e la stabilità della regione, ostacolando la tendenza di sviluppo della Cina.