Il “giudice dei diritti umani” dovrebbe giudicare prima di tutto il proprio operato

2021-08-24 17:02:03
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Il 23 agosto è ricorsa la Giornata internazionale per la memoria della tratta degli schiavi e della sua abolizione. È ironico che, recentemente, gli USA, “trafficanti di esseri umani”, abbiano pubblicato il cosiddetto “Rapporto federale 2020 sul traffico umano” nel quale hanno inserito se stessi nella “lista per le migliori performance”; ancora una volta un palese doppio standard realizzato manovrando palesemente il gioco.

Il sistema schiavistico e la tratta degli schiavi costituiscono gli atti che più brutalmente hanno violato i diritti umani nella storia. Nell’arco dei circa 400 anni a cavallo tra il 16° e il 19° secolo, milioni di schiavi africani furono trasportati nel “nuovo continente”. Fu sulle spalle di questi schiavi che la "più grande potenza del mondo" costruì il suo accumulo primitivo. Quale qualifica hanno mai gli USA per parlare di diritti umani? Dove prendono il coraggio di criticare gli altri paesi?

La tratta di schiavi africani è il peccato originale dei colonialisti e non deve essere dimenticata. Tuttavia, purtroppo, la secolare storia della tratta degli schiavi ha impresso nel DNA americano il disprezzo per i diritti umani e la discriminazione razziale. Tuttora le minoranze etniche americane, compresi i cittadini d’origine africana, soffrono ancora discriminazioni onnipresenti. Lo scoppio dell’epidemia di Covid-19 ha allargato ulteriormente i gap sociali. Secondo quanto dimostrato dai dati resi pubblici dal Dipartimento di Statistica statunitense, nel giugno scorso il tasso di disoccupazione degli afro-americani è stato pari al 9,2%, di gran lunga superiore al 5,2% dei bianchi.

La cosa più allarmante è che esistono ancora fenomeni di tratta degli esseri umani e di lavoro forzato nel territorio statunitense. Il Centro per i diritti umani della University of California, Berkeley ha pubblicato un rapporto intitolato “Schiavi nascosti: lavoro forzato negli Stati Uniti” (Hidden Slaves: Forced Labor in the United States), nel quale si legge che in qualsiasi periodo negli USA ci sono sempre almeno 10 mila persone in stato di “lavoro forzato”.

I terribili record nel campo dei diritti umani degli USA hanno fatto impallidire l’affermazione “Tutti gli uomini sono stati creati uguali” (All men are created equal) scritta nella “Dichiarazione d’indipendenza”. Il cosiddetto “giudice dei diritti umani” deve prima di tutto giudicare se stesso e non ha alcuna qualifica per puntare il dito brutalmente agli altri paesi.

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