【In altre parole】Un Summit per la pace mondiale
Ho assistito al summit organizzato dal Partito comunista cinese per consolidare i rapporti con i principali partiti di tutto il mondo, seguendo il discorso di apertura del presidente Xi e dei capi di partito e di stato di diversi paesi.
Il presidente cinese ha ribadito le ragioni dell’incontro: perseguire politiche per la felicità e il benessere dell’umanità nel rispetto dei diversi percorsi di sviluppo, nonché collaborare sui valori comuni a tutti i popoli nel rispetto delle diverse concezioni: pace, democrazia, giustizia e libertà. La Cina si è sempre impegnata sulla strada della pace globale e continuerà a farlo anche in futuro, con l’ambizione di contribuire attivamente alla costruzione di “una comunità umana dal destino condiviso”. Questa è la grande sfida che hanno di fronte i diversi partiti politici, che solo nella collaborazione reciproca potranno ottenere vantaggi per i propri popoli in armonia col benessere di tutti gli altri popoli, e potranno contribuire al loro sviluppo nazionale solo se ciò contribuirà al progresso dell’intera umanità. Nessuno può farcela da solo. Le grandi sfide che stiamo affrontando, da quella sanitaria fino a quella ambientale, dal terrorismo internazionale alla politica di potere e dominio, non possono prescindere dal rafforzare i rapporti tra i responsabili politici di diversi paesi e tra i loro popoli.
Questo summit è, dunque, un altro passo nella direzione della costruzione di “una comunità dal destino condiviso”, confermando l’impegno profuso dalla Cina nella governance mondiale.
Alla fine del summit, ciò che più colpisce è che la filosofia di politica internazionale cinese - basata sul multilateralismo e la cooperazione, il mutuo vantaggio e il rispetto reciproco, la non interferenza e la coesistenza pacifica - ha fatto breccia e si sta radicando in molte regioni del mondo. Il quadro che ne deriva è un crescente consenso internazionale sulle proposte ed i princìpi avanzati con sempre più forza da parte cinese. Sudafrica, Russia, paesi del Sud-est asiatico, Cuba, Filippine e paesi africani, tutti hanno riconosciuto gli sforzi ed i risultati cinesi nella lotta alla povertà e nel processo di modernizzazione. Ed ancor più importante, tutti hanno condiviso la vicinanza all’idea di governance mondiale più volte proposta dal presidente Xi. Molti di questi paesi hanno riconosciuto il sostegno e la collaborazione sincera instaurata con la Cina durante la pandemia e molti hanno sostenuto la bontà della BRI. Il presidente del Pakistan, ad esempio, ha esaltato i benefici del corridoio sino-pachistano e l’intenzione delle autorità del paese di emulare i successi de PCC nella lotta contro la povertà.
Dopo un dialogo di questo tipo si ha la netta sensazione che, a differenza di quanto narrato da alcuni media occidentali, il consenso verso il nuovo ruolo internazionale della Cina e delle sue iniziative pacifiche e lungimiranti stia crescendo al livello esponenziale, facendo ben sperare per la vittoria dei valori dell’internazionalismo pacifista e della cooperazione tra popoli sulle forze che sono impegnate, al contrario, a dividere, con la politica di potere dei blocchi contrapposti.
La Cina sta dimostrando, ancora una volta, che i popoli del mondo desiderano collaborare sulla base di valori condivisi e non scontrarsi su visioni valoriali particolaristiche, funzionali esclusivamente a disegni egemonici di dominio.
In questa opera di coordinamento e dialogo internazionale incessante, il PCC e la Repubblica popolare rappresentano un’innegabile speranza per migliorare le condizioni materiali di vita dell’intera umanità contro il vento della discordia che solo visioni miopi e puerili continuano ad alimentare.
L’autore è Fabio Massimo Parenti,
professore associato di studi internazionali presso l’Istituto “Lorenzo de’ Medici” di Firenze.