【In altre parole】Il contributo del PCC al pensiero marxista mondiale

Francesco Maringiò 2021-06-29 09:52:54
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Cento anni sono un arco di tempo sufficientemente lungo per dare vita a mutamenti importanti e profondi, ma possono essere un tempo relativamente breve se questi cambiamenti sono talmente intensi e radicali da rappresentare un unicum nella storia mondiale. Nel luglio del 1921 12 delegati, in rappresentanza di appena una cinquantina di iscritti, fondavano a Shanghai il Partito Comunista Cinese. Il paese viveva in condizioni semi-feudali e semi-coloniali, sconvolto dal lungo secolo delle umiliazioni e dal caos. Quel manipolo di eroi pose le basi per quello che oggi è un partito con oltre 91 milioni di membri, che ha cambiato la storia della Cina, ha portato fuori dalla povertà 700 milioni di persone ed ha incrementato il Pil del paese di 123 volte dal 1949, fino a farlo diventare la seconda economia del pianeta.

È pertanto molto interessante studiare la storia del PCC e comprendere il contributo che le sue politiche hanno apportato al popolo cinese ed al mondo.

Questa mia riflessione intende analizzare una proposta della leadership cinese alla comunità internazionale ed il contributo fornito alla governance globale, unito a due concezioni che scaturiscono dal conseguimento dei due Obiettivi Centenari. Tali concezioni elaborate dal PCC arricchiscono il pensiero marxista mondiale.

Con riferimento al primo aspetto, dobbiamo rilevare che la nozione di comunità dal destino condiviso per l’umanità rappresenta una linea strategica. Essa si rivolge a tutta la comunità internazionale ed aiuta a costruire un nuovo quadro di sviluppo delle relazioni internazionali, partendo dall’idea che l’umanità tutta, senza differenza di razze, paesi o condizioni sociali, ha un destino comune e che è nell’interesse della politica mondiale perseguire. In un mondo sconvolto da crisi profonde che la pandemia sta trasformando in emergenze globali e di fronte ad alcuni paesi che rispolverano una mentalità da guerra fredda, i comunisti cinesi avanzano una concezione che abbraccia ed accoglie le diversità del mondo come ricchezze ed occasione di conoscenza ed avvicinamento tra culture e sistemi diversi. Alla gerarchizzazione delle relazioni tra le nazioni ed i popoli si offre ora una concezione di tipo nuovo che parla all’umanità tutta ed indica una strada comune in grado di affrontare e risolvere le sfide che ha di fronte. La forza del pensiero del PCC e della sua proposta di comunità dal destino condiviso per l’umanità risiede proprio nel fatto di pensare al genere umano nella sua totalità e di offrire uno sbocco alle crisi che attanagliano l’umanità, ferita dalle pandemie, dai disequilibri e dalle guerre.

L’esperienza cinese ha inoltre arricchito il pensiero marxista mondiale, fornendo contributi teorici e di praxis di grande interesse.

Il primo contributo è relativo alla presenza dei rapporti mercantili-monetari anche nel socialismo, definendo per questa via il rapporto tra piano e mercato sotto la direzione del partito comunista. Non dobbiamo dimenticarci che nel corso del ‘900 si sviluppano alcune correnti di pensiero che leggono in maniera binaria e senza soluzione di continuità il passaggio dal capitalismo al socialismo. Il contributo del PCC aiuta ad uscire da questa lettura binaria (che non teneva conto dello stadio di sviluppo nel quale si trova la società in transizione al comunismo) ed introduce il concetto della lunga fase di transizione, ponendo su un piano di “lunga lena” e di processo storico la costruzione di una società socialista. Da questo punto di vista, comprendiamo meglio come il raggiungimento del primo Obiettivo Centenario cinese con il conseguimento della condizione di società moderatamente prospera e la vittoria sulla povertà assoluta (anche impiegando a tale scopo i frutti della produzione mercantile), rappresenta non soltanto una straordinaria opera di redistribuzione ed equità sociale, ma una tappa essenziale del lungo percorso di transizione al socialismo.

Entro il 2049 il secondo Obiettivo Centenario della Repubblica Popolare Cinese ha fissato il traguardo di "costruire un paese socialista moderno che sia prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato e armonioso". Questo obiettivo (e le riforme implementate negli ultimi anni per raggiungerlo) rimanda al tema della costruzione di uno stato di diritto socialista. Per una lunga fase dell’esperienza sovietica (ma questa è una concezione che ha avuto una grande eco anche lì dove i comunisti non avevano preso il potere) si è vissuta l’illusione che nel socialismo si rendesse superflua la “democrazia formale” con le sue leggi e quindi uno sviluppo pieno di uno stato di diritto. Questo perché era convinzione abbastanza diffusa che la realizzazione dei diritti economici e sociali (quindi il pieno godimento da parte del popolo dei diritti sostanziali) rendesse superfluo il compimento di una rule of law e quindi di una cornice formale della democrazia. Garantita la piena sovranità del popolo cinese, emancipato il paese dalla condizione semi-coloniale ed avviata una riforma economica in grado di garantire uno sviluppo adeguato ed un arricchimento materiale della nazione e del popolo, il PCC sta avviando un interessante processo di costruzione di una rule of law con caratteristiche cinesi. Questo, nella consapevolezza del fatto che il bisogno a strutturare uno stato di diritto nasce proprio dallo sviluppo di quella società civile figlia delle riforme e dell’azione dei comunisti, i quali hanno portato fuori dal sottosviluppo e dalla condizione semi-feudale l’intera popolazione. Percorrere una strada nuova ed inedita, senza emulare modelli adottati in altri paesi ed altri contesti, ma al contempo capace di imparare dalle acquisizioni più avanzate ed adattarle alle specifiche condizioni cinesi, rappresenta un altro contributo che arricchisce la riflessione marxista mondiale.

Queste importanti riflessioni (unite ad altre sulle quali ci sarà l’occasione di riflettere durante le celebrazioni di questo importante Centenario) sono state possibili grazie al coraggio ed alla capacità di auto-riforma del partito, come rivelato recentemente dallo stesso Xi Jinping. Questa qualità rappresenta il più grande vantaggio del partito ed una garanzia di successo per tutto il popolo ed il paese.

L’autore è Francesco Maringiò, Presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta

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