Gli Usa non riescono a pulire la loro sporcizia
Il 25 maggio in diverse città degli Usa si sono tenute delle attività per ricordare il cittadino afroamericano George Floyd, soffocato con le ginocchia e ucciso da un agente bianco. Nonostante sia passato un anno non è diminuito il numero delle violenze compiute sulla base di discriminazione razziale, anzi, in un certo senso è stato il contrario.
Nonostante durante il periodo epidemico molte persone sono rimaste bloccate a casa, diverse indagini mostrano che sin da giugno 2020, la velocità con cui le forze dell’ordine negli Stati Uniti uccidono è uguale a quella di cinque anni fa. Secondo i dati resi noti, fino al 30 aprile 2021, sono stati soltanto sei i giorni in cui i poliziotti americani non hanno ucciso nessuno.
Per lo più, è aumentato il numero delle violenze sulla base di discriminazione razziale. Secondo quanto calcolato da un progetto indipendente d’indagine “Mapping Police Violence”, l’anno scorso, tra le 1126 persone uccise dagli agenti americani, il 28% erano afroamericani, molto più del 13% della popolazione degli Usa che rappresentano.
C’è addirittura il fatto che alcuni Stati degli Usa quali il Kentucky, Iowa ed Arizona hanno di seguito approvato le bozze o hanno adottato misure per proteggere ancora di più gli agenti di Polizia.
Non è difficile capire che la discriminazione razziale è come un tumore maligno difficile da estirpare. I vari fattori tra cui la supremazia bianca, la permissività da parte del sistema giuridico degli Usa e la spettacolarità dei politici americani hanno reso ancora più difficile il raggiungimento dell’obbiettivo di realizzare l’equità tra le diverse etnie tanto desiderata dal popolo statunitense.