Gli Stati Uniti persistono nell’errore della loro politica interventista
Il 3 maggio il segretario di Stato statunitense Antony Blinken ha presenziato alla Riunione dei ministri degli Esteri del G7 che si è tenuta a Londra. Come previsto dall’opinione pubblica mondiale, il viaggio di Blinken ha mostrato chiaramente la sua intenzione di unire gli alleati degli Stati Uniti per ostacolare Cina e Russia. Ciò è accaduto a 100 giorni dall’entrata in carica dell’amministrazione Biden, e ha reso sempre più chiaro l’adeguamento della strategia diplomatica degli Stati Uniti.
Da un lato, gli Stati Uniti hanno costantemente tentato di essere amichevoli con i propri alleati europei, con l’obiettivo di far giocare a questi ultimi un ruolo importante per interferire ed ostacolare lo sviluppo della Cina. D’altra parte, Washington sta anche accelerando la sua integrazione delle risorse strategiche globali. Pochi giorni fa, il segretario di Stato ha indicato chiaramente il nuovo orientamento strategico degli Stati Uniti: ritirarsi dall’Afghanistan e concentrarsi sulla Cina.
Recentemente, l’ex segretario di Stato statunitense Henry Kissinger ha avvertito che le tensioni tra Stati Uniti e la Cina sono “il problema più grande degli Stati Uniti e del mondo”. I politici statunitensi devono pensarci bene: se gli Stati Uniti intendono provocare conflitti con la Cina, potranno resistere alle terribili conseguenze di un nuovo ciclo di interventismo?