Gli Stati Uniti accusano gli altri Paesi di essere aggressivi, ma in realtà sono loro stessi ad esserlo

2021-05-03 21:45:45
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Domenica 2 maggio, nel corso di un’intervista alla stampa americana, il segretario di Stato degli Stati Uniti Blinken ha accusato la Cina di “essere sempre più aggressiva” all’estero con lo scopo di diventare uno “stato con una posizione dominante nel mondo”. Queste affermazioni che rispecchiano un’attitudine personale mirano solamente a rafforzare la teoria della cosiddetta “minaccia della Cina”, così da alienare la Cina dal mondo e servire nello stesso tempo le esigenze della politica elettorale americana.

Sembra che, agli occhi di alcuni americani, quando un altro paese salvaguarda i propri legittimi diritti e interessi di sviluppo è “aggressivo”, mentre la “diplomazia coercitiva” che loro adottano ovunque nel mondo è ragionevole. Questa ostentazione del “doppio standard” ben conosciuta dalla comunità internazionale rivela la forte propensione egemonica americana. Ma la cosa ironica è che nella sua intervista Blinken ha detto che l’obiettivo degli Stati Uniti non è quello di contenere o reprimere la Cina, ma difendere l’ordine internazionale basato sulle regole che la Cina sta sfidando. Solo gli Stati Uniti riescono ad applicare in modo così ipocrita le “regole americane” all’ordine internazionale.

Gli Stati Uniti non possono però definire il mondo. Intendono sostituire “le regole internazionali” con quelle “americane”, adducendo la “giustizia” come pretesto per il loro interventismo. Questo non è un segreto nella comunità internazionale. Negli scorsi decenni gli Usa hanno fornito con azioni concrete una spiegazione di cosa siano le “regole americane”, ossia realizzare i propri obiettivi strategici servendosi della “diplomazia coercitiva”, che include mezzi come le minacce con la forza, l’isolamento politico, le sanzioni economiche e l’embargo tecnologico.

Dalle guerre in Afghanistan, Iraq, Libia e Siria, alla cosiddetta “Primavera araba” nelle regioni asiatiche ed africane, dalle “rivoluzioni colorate” nei paesi euroasiatici alla “giurisdizione dal braccio lungo”, le azioni coercitive degli Stati Uniti hanno luogo ovunque.

I Paesi sovrani, potenti o meno che siano, hanno lo stesso status di fronte al diritto internazionale. Nessun Paese è disposto ad accettare delle minacce. Pochi giorni fa la cancelleria tedesca Angela Merkel, nel corso del vertice in videoconferenza dei leader dell’Ue, ha affermato chiaramente che per l’Europa è necessario avere una politica indipendente nei confronti della Cina. Anche sul giornale danese “Politiken” si legge che non risponderà alle richieste degli Usa. La diplomazia coercitiva statunitense è stata snobbata.

Chi è veramente aggressivo e intenzionato a dominare tutto il mondo? La risposta è già chiara a tutti. Lo sviluppo della Cina mira a permettere al popolo cinese di vivere una vita migliore. La Cina non ha nessuna intenzione di diventare il “capo del mondo”. L’atteggiamento della Cina ha già ottenuto l’ampio riconoscimento di tutta la comunità internazionale. Quei politici statunitensi che credono nella diplomazia coercitiva, hanno in realtà portato gli Usa sulla strada dell’inevitabile declino del loro egemonismo.

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