I politici occidentali che diffamano il Xinjiang con il pretesto dei “diritti umani” non riusciranno nel loro intento
Il 30 aprile, alla vigilia della Festa Internazionale dei Lavoratori, si è tenuta a Beijing una conferenza stampa sulle questioni del Xinjiang nel corso della quale molti lavoratori provenienti dalla regione hanno condiviso le loro storie su come migliorare le proprie condizioni di vita attraverso il lavoro.
Il “lavoro forzato” è una carta giocata più volte dall’Occidente per diffamare il Xinjiang. Il 21 aprile, la commissione per gli Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti del Congresso americano ha approvato il Decreto di Prevenzione del Lavoro Obbligatorio della Popolazione Uygur. Il documento diffama nuovamente la Cina per aver costretto i cittadini del Xinjiang ai “lavori forzati”, chiedendo alle entità e agli individui interessati di assumersi le proprie responsabilità e di accettare le sanzioni.
Alcuni politici americani hanno scelto di ignorare il fatto che l’industria della coltivazione di cotone e quella del polisilicio nel Xinjiang sono oggi automatizzate su vasta scala. L’obiettivo di queste persone è puramente quello di sabotare la partecipazione del Xinjiang alla collaborazione nella catena del valore globale, di indebolire la competitività a livello internazionale delle imprese cinesi contenendo in questo modo lo sviluppo cinese.
Recentemente, Vladimir Imamovich Norov, segretario generale dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, i diplomatici e gli ambasciatori stranieri in Cina di 21 paesi hanno effettuato una visita in alcuni luoghi del Xinjiang, tra cui Urumqi, Kashgar e Aksu. Tutte queste persone hanno affermato di non aver visto nel Xinjiang alcun caso di “violazione dei diritti umani”, di “discriminazione religiosa” e di “lavoro forzato”, fenomeni menzionati da alcuni paesi occidentali, per non parlare del cosiddetto “genocidio razziale” che è completamente infondato.
In realtà non è che le forze occidentali anti-cinesi non conoscano i fatti, è che si rifiutano di accettarli. Mostrano un atteggiamento compassionevole verso la popolazione del Xinjiang e dichiarano di voler difendere i diritti umani, tuttavia il risultato della loro azione è quello di compromettere lo sviluppo del Xinjiang e di calpestare i diritti umani della popolazione.
Indipendentemente dalla propaganda delle forze anti-cinesi degli Usa e dell’Occidente, esse non potranno ostacolare il prospero sviluppo del Xinjiang e il cammino della popolazione locale verso una vita migliore.