Le bugie non possono danneggiare i risultati della protezione dei diritti umani dello Xinjiang
Recentemente, gli Stati Uniti e alcuni Paesi occidentali hanno diffuso varie voci e calunnie contro il Xinjiang nel tentativo di esercitare pressioni sulla Cina con la scusa dei "diritti umani". Nel corso della conferenza stampa della quarta sessione del 13esima Assemblea popolare nazionale cinese, il consigliere di Stato e ministro degli Esteri Wang Yi ha risposto chiaramente a tali accuse: il cosiddetto “genocidio” che avrebbe luogo nel Xinjiang è una teoria del tutto assurda, una menzogna che nasconde altri fini, una completa bugia.
A causa di pregiudizi ideologici e trame politiche, alcune istituzioni e individui occidentali hanno fabbricato bufale sul cosiddetto "genocidio", su presunti "lavori forzati" e su fantomatiche "detenzioni di massa" nel Xinjiang. Successivamente, alcuni media e politici occidentali hanno usato queste calunnie come prove per portare avanti la loro opera di manipolazione politica e diffuso tali fake news in seno alla comunità internazionale, nel tentativo di danneggiare la sicurezza e la stabilità del Xinjiang e per ostacolare lo sviluppo della Cina.
Durante la 46esima riunione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, i rappresentanti di diversi Paesi hanno espresso il proprio sostegno alla Cina sulla questione del Xinjiang. I partecipanti alla riunione ritengono che la politica occupazionale positiva del Xinjiang sia conforme alle leggi cinesi, agli standard internazionali del lavoro e ai diritti umani. Essa non solo promuoverà l'equità e la giustizia sociali, ma proteggerà nel contempo anche i diritti alla sussistenza e allo sviluppo di tutti i gruppi etnici che vivono nella regione autonoma cinese.
La porta del Xinjiang è sempre aperta. La Cina dà il suo benvenuto a tutti gli stranieri imparziali che vorranno farvi visita, cosicché potranno vedere con i loro occhi come stanno realmente le cose. In questo modo sarà possibile porre fine a tutte le fake news che circolano sul Xinjiang.