La BBC può solo incolpare sé stessa per l’espulsione dal mercato cinese

2021-02-12 20:54:37
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Secondo quanto annunciato ufficialmente il 12 febbraio dalle autorità cinesi, le notizie sulla Cina trasmesse da BBC World News hanno gravemente violato le normative, i requisiti di veridicità e di correttezza e hanno danneggiato gli interessi e l’unità nazionale della Cina. Poiché l’operato di BBC World News non soddisfa i requisiti richiesti alle emittenti straniere presenti in Cina, all’emittente britannica è stato revocato il permesso di trasmettere all’interno del Paese; inoltre la Cina non accetterà la richiesta avanzata da BBC World News di poter operare sul suo territorio nel corso del 2021.

Questa è un'azione legittima con cui la Cina mantiene la sua sovranità, tutela i suoi interessi nazionali e difende con decisione la veridicità e l'obiettività delle notizie. Tale azione è pertanto ragionevole e legale.

BBC è un noto media occidentale che ha operato in Cina per molti anni, per questo dovrebbe conoscere bene le normative che regolano l’attività radiotelevisiva nel Paese. Tali normative vietano la trasmissione di qualsiasi programma che danneggi la reputazione e gli interessi della Cina, che inciti alla divisione, all’odio e alla discriminazione tra le varie etnie che compongono il suo popolo, o sabotino l'unità nazionale. Tuttavia la BBC, che si fa vanto dell’oggettività, dell’equilibrio e dell’imparzialità delle sue notizie, ha finito per agire in modo contrario alla legge.

Recentemente, nel suo documentario intitolato "Return to Hubei", la BBC ha non solo ha voluto - in cattiva fede - creare un collegamento tra la città di Wuhan e la fonte della pandemia, ma ha anche usato il video di un’esercitazione anti-terrorismo cinese per provare “gravi violazioni della legge e dei diritti umani” da parte delle autorità cinesi responsabili della prevenzione dell’epidemia e calunniando la Cina per aver nascosto la reale situazione epidemica. Questo genere di “fake news”, offensive e incentrate su pregiudizi di tipo ideologico non tengono minimamente conto del fatto che la Cina sia riuscita a prevenire e controllare l’epidemia in modo aperto e trasparente.

Anche sulle notizie relative al Xinjiang, il comportamento della BBC è stato altrettanto deplorevole. Secondo alcune statistiche parziali, negli ultimi sei mesi la BBC ha pubblicato più di 40 articoli sul Xinjiang, diffondendo una serie di bugie come quelle dei “lavori forzati” e del “genocidio” in atto in questa regione. Questi notiziari fabbricati dal nulla hanno danneggiato l'unità nazionale della Cina e hanno ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese. Questo rappresenta un'altra prova del fatto che la BBC sia ormai diventata una “macchina della disinformazione”.

L’aspetto che irrita maggiormente è che la BBC non abbia mostrato alcun accenno di pentimento per le sue “fake news” con cui ha preso a schiaffi la Cina, e che sia stata incurante dei ripetuti tentativi di quest’ultima di far valere le proprie ragioni.

La Cina, in conformità con la legge, fornisce supporto e un ambiente agevole ai giornalisti stranieri che operano sul suo territorio, tuttavia non accoglie i media che in cattiva fede calunniano e attaccano il Paese. La BBC dovrà dunque fare un esame di coscienza, imparare da questa lezione e chiedere pubblicamente scusa per la diffusione di notizie false relative alla Cina.

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