Cina ed Europa Centro-Orientale: un caso di cooperazione win-win

​Fabio Massimo Parenti 2021-02-10 16:01:18
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Collaborare, cooperare e rafforzare le relazioni reciproche. Sono questi i pilastri alla base del summit odierno tra la Cina e i Paesi dell'Europa centrale e orientale (PECO). Il vertice è stato presieduto dal presidente cinese Xi Jinping, in collegamento video da Beijing, e sono riuniti leader e rappresentanti di alto livello dei PECO. Il format, nato come “16+1”, è stato definito nel 2012 a Budapest per spingere i Paesi partecipanti verso una maggiore interconnessione economica. Questa cooperazione, trasformatasi in “17+1” dopo l'ingresso della Grecia, riunisce i 17 Stati dell'Europa centrale e orientale con i quali la Cina (“+1”) sta sviluppando legami sempre più solidi.

A differenza del passato, questo vertice si inserisce in un quadro storico particolare. In primo luogo, in un’era in cui l'unica àncora di salvezza per poter proseguire verso un futuro armonioso e prospero coincide con il multilateralismo, la cooperazione strategica tra la Cina e l'Unione europea rappresenta una pietra miliare per avvantaggiare entrambe le parti. In secondo luogo, il fatto che sempre più Paesi dell'Europa centrale e orientale intendano rafforzare la cooperazione con la Cina, è un segnale evidente di come gran parte dell'Europa intenda dialogare con la Cina, senza farsi schiacciare dalle pressioni statunitensi.

C'è poi da considerare la pandemia di Covid-19. La Cina, da potenza responsabile nei confronti del resto del mondo, ha prontamente offerto il suo contributo a tutti i Paesi bisognosi di assistenza, inviando mascherine, attrezzature e medici. Moltissimi Stati dell'area balcanica hanno ringraziato il vitale supporto cinese, arrivato nei momenti più critici. Adesso che sono stati sviluppati vaccini in grado di contrastare la diffusione del nuovo coronavirus, la Cina ha aggiunto un nuovo tassello nel suo legame coi PECO. Molti membri hanno acquistato vaccini anti Covid cinesi per le loro campagne di vaccinazione di massa o si sono mostrati desiderose di acquistarli al più presto. La Serbia è stato il primo Paese europeo ad utilizzare i vaccini cinesi, mentre l'Ungheria è stato il primo Paese dell'Ue ad approvarli, lo scorso gennaio, per un uso emergenziale. A conferma del sostanziale contributo cinese, e considerando i ritardi burocratici di Bruxelles nella fornitura dei sieri realizzati da Pfizer-BioNTech, il primo ministro della Repubblica ceca Andrej Babis ha effettuato un viaggio in Ungheria per consultare le autorità in merito alle loro esperienze coi vaccini cinesi e russi. Nonostante i sieri in questione non siano ancora stati registrati dall'Ue, la Repubblica Ceca potrebbe presto prenderli in considerazione. Al momento l'Ucraina ha acquistato 1,91 milioni di dosi del vaccino cinese realizzato da Sinovac, mentre Ungheria e Serbia ne hanno prelevate 1 milione a testa da Sinopharm. Come detto, altre nazioni potrebbero presto intraprendere la stessa strada.

Tornando al summit 17+1, constatiamo che nel corso degli anni la cooperazione tra la Cina e i PECO è diventata sempre più intensa, ed è cresciuta ulteriormente grazie alla Belt and Road Initiative. Molteplici le aree coinvolte in questa relazione win-win: il commercio, gli investimenti, le infrastrutture – tra cui la promozione di treni merci per collegare Cina ed Europa – e altri accordi in cantiere. I numeri sono importanti e imponenti. Nel 2020, ad esempio, il volume totale degli scambi della Cina con i 17 PECO ha raggiunto i 103,45 miliardi di dollari, superando per la prima volta la soglia dei 100 miliardi e segnando un aumento su base annua pari all'8,4%. Questa è una percentuale più alta sia del tasso di crescita del commercio estero cinese, sia del suo commercio con l'Europa intera. Alla fine del 2020 gli investimenti diretti esteri della Cina nei vari settori economici dei 17 PECO – dall'energia alla logistica passando per l'automotive – hanno toccato quota 3,14 miliardi di dollari. Dall'altra parte, i Paesi dell'Europa centrale e orientale hanno investito 1,72 miliardi di dollari in Cina durante lo stesso lasso di tempo. I “17+1” si incontrano ogni anno (ad eccezione dello scorso, rimandato a causa del Covid-19) con l'obiettivo di migliorare i già ottimi risultati fin qui conseguiti, oliare gli ingranaggi della Belt and Road – così da unire l'Europa centrale e orientale alla Cina, e offrire un vantaggio all'intera Ue – e stringere nuove intese, non solo in ambito economico. L’ultima considerazione, ma non nell'ordine di importanza, riguarda gli Stati Uniti. L’attuale summit 17+1 è infatti il primo a svolgersi dopo l'insediamento del nuovo presidente americano, Joe Biden. Chiaro il messaggio recapitato al successore di Donald Trump: le relazioni tra Cina e PECO, e di riflesso anche con l'Unione europea, saranno destinate a migliorare sempre di più, senza farsi influenzare dai diktat di Washington, in nome di una relazione win-win e per conseguire la realizzazione di una comunità dal futuro condiviso. La Cina è pronta a dare il suo contributo. L'Europa sta rispondendo presente. Il recente accordo sugli investimenti stipulato tra le parti è un messaggio piuttosto emblematico.

L’autore è Fabio Massimo Parenti, professore associato di studi internazionali presso l’Istituto “Lorenzo de’ Medici” di Firenze.

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