I gruppi d’interesse accelerano la decadenza della politica americana
Negli Stati Uniti i gruppi d’interesse e le persone che conducono lobby per influenzare le politiche del governo e l’opinione pubblica sono un fenomeno molto comune nel Paese. Secondo le statistiche rese note da un database di nome Opensecrets, dal 2000 al 2019 ci sono stati in tutti gli Usa più di 10 mila lobbisti registrati. I costi delle attività interessate sono aumentati dal miliardo e 560 milioni di dollari del 2000 ai 3 miliardi e 510 milioni del 2019. Attraverso il lobbismo alcuni gruppi di potere hanno messo i propri interessi al di sopra di quelli della maggioranza dei cittadini comuni; ai cittadini americani di classe medio-bassa mancano canali delle lobby, dunque i loro interessi e le loro opinioni sono sempre ignorate dal governo.
I gruppi d’interesse esercitano un’influenza direttamente sulle elezioni presidenziali, possono raccogliere e distribuire maggiormente i capitali attraverso comitati di azione politica, per poi manipolare i risultati delle elezioni a diversi livelli. Secondo le statistiche rilasciate da Opensecrets, nel 2020 ci sono stati in tutto il Paese 2276 comitati di azione politica che hanno raccolto in totale circa 3 miliardi e 160 milioni di dollari.
Anche il Campidoglio è obiettivo dei gruppi d’interesse. Nel corso delle elezioni del Congresso tenute nel 2016, Marco Rubio, senatore del Partito Democratico dello Stato della Florida ha ottenuto più di 63 milioni di dollari dai meccanismi di titolari e investimenti, Ted Cruz, senatore del Partito Democratico dello Stato di Texas ha ottenuto più di 26 milioni di dollari dal settore dei giacimenti di petrolio e gas, Bernie Sanders, senatore del Partito Democratico dello Stato di Vermont ha ottenuto oltre 20 milioni dal settore dell’istruzione.
Il presidente è un altro importante obiettivo dei gruppi d’interesse. Ne è un esempio James Mattis, ex segretario del dipartimento della Difesa, che prima del suo insediamento aveva lavorato a GE (General Electric Company) alcuni mesi dopo la conclusione del mandato è tornato a far parte del consiglio di amministrazione dell’azienda.
La politica del denaro degli Stati Uniti rappresenta una corruzione sistemica del Paese. Nessun presidente eletto potrà diventare una panacea in grado di cambiare radicalmente questa situazione.