Le restrizioni Usa su cotone e pomodori del Xinjiang finiranno per danneggiare i loro stessi interessi
L’amministrazione uscente degli Stati Uniti ha di nuovo infilato le proprie mani sporche nei prodotti del Xinjiang. Il 13 gennaio l’Ufficio di protezione delle dogane e delle frontiere degli Stati Uniti ha annunciato il sequestro del cotone e dei pomodori prodotti dal Xinjiang in tutti i porti doganali, nonché i prodotti relativi, anche quelli lavorati in paesi terzi. Secondo quanto riportato dall’ABC, dei 13 ordini di sequestro temporaneo emanati dalla dogana statunitense nel 2020, 8 prendono di mira il Xinjiang.
In qualità di industrie pilastro della regione autonoma, le industrie che ruotano intorno al cotone e ai pomodori hanno creato numerosi posti di lavoro. I politici americani parlano tutti giorni di diritti umani, ma rubano il pane dalla bocca della popolazione locale. Forse intendono creare una sorta di “disoccupazione forzata”?
I profitti vengono prima di ogni altra cosa. Visto l’elevato grado di globalizzazione attuale, il fatto che i politici statunitensi usino la questione del Xinjiang per contenere la Cina, adottando divieti contro i prodotti della regione autonoma con misure amministrative, finirà inevitabilmente per danneggiare anche gli interessi delle imprese degli Stati Uniti.
Prendendo il cotone come esempio, il Xinjiang è una delle principali basi produttive mondiali. Le restrizioni sul cotone del Xinjiang avranno sicuramente delle ripercussioni sulle industrie interessate e creeranno uno shock sul mercato internazionale, danneggiando alla fine gli interessi dei consumatori internazionali, inclusi quelli americani.