【In altre parole】Perché l’Occidente dovrebbe affidarsi anche ai vaccini cinesi

2021-01-15 16:15:07
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di Fabio Massimo Parenti

In Occidente non ne parla quasi nessuno, quanto meno non in modo obiettivo. Eppure i vaccini cinesi, monitorati al livello internazionale dall’OMS, stanno circolando dalla scorsa estate, cioè da molto prima che Europa, Stati Uniti e Regno Unito iniziassero le loro campagne di vaccinazione. Nel mondo occidentale tutti i riflettori sono puntati sul siero realizzato da Pfizer-BioNTech, il primo ad essere stato approvato per uso emergenziale dall’OMS. Per il resto, tra vaccini approvati in un continente ma non ancora nell'altro e vaccini ancora in via di sviluppo, la confusione regna sovrana.

Nel frattempo, ormai da qualche mese, Pechino ha iniziato a somministrare uno dei suoi vaccini, il Sinovac, ad una ristretta fetta di popolazione: funzionari, direttori di grandi aziende statali, doganieri, lavoratori impegnati nella catena del freddo. In un secondo momento, altri vaccini si sono aggiunti alla lista. E il numero dei vaccinati ha raggiunto oltre 4,5 milioni, secondo alcune stime. Ma, quel che è più importante, nessuna notizia di effetti collaterali, problemi o intoppi.

Ci sono altri due aspetti da considerare: 1) la Cina può contare su un ventaglio formato da cinque vaccini principali, giunti alla fase 3. Di questi, il vaccino realizzato da Sinopharm ha ricevuto, per primo, il via libera per l'uso pubblico emergenziale con l’avallo dell’OMS (gli standard internazionali sono stati soddisfatti). Gli altri hanno fin qui ricevuto un'autorizzazione condizionale o limitata, che sarà estesa nelle prossime settimane; 2) ci sono sempre più Paesi stranieri che stanno ordinando stock di vaccini cinesi. Molti hanno già ricevuto ingenti quantitativi e stretto accordi con Pechino. Giusto per fare qualche esempio, Egitto, Pakistan e Ucraina hanno acquistato oltre un milione di dosi dalla casa farmaceutica Sinopharm; Indonesia e Thailandia, addirittura due milioni, mentre Emirati Arabi e Bahrain ne hanno approvato la registrazione. Il Messico ha invece firmato un accordo per 35 milioni di dosi del vaccino prodotto da CanSino. E ancora: la Turchia ha ricevuto la spedizione dei primi 3 milioni di dosi sulle 50 previste da Sinovac. Il massimo impegno profuso dalla Cina nel costruire una Comunità dal futuro condiviso appare quindi evidente; e non solo per i sempre più numerosi accordi stretti con le nazioni di mezzo mondo, ma anche e soprattutto per la ferrea volontà di anteporre la centralità della salute a qualsiasi altra tematica. L’alto valore morale e pratico del concetto di Comunità umana dal destino condiviso non ha eguali. Per questo sta generando crescente consenso. La Cina è l’unica potenza ad offrire una visione di pacificazione delle relazioni internazionali ed a lavorare concretamente per essa: con la BRI e la cooperazione in ambito sanitario. Nell’esperienza cinese di apertura al mondo la cooperazione e il benessere dei popoli vengono prima di qualsiasi altra considerazione, per questo motivo il paese ha raggiunto i propri risultati pacificamente, senza imposizioni e nel rispetto reciproco.

Ci si potrebbe dunque interrogare sul perché, anche alla luce dell'allarme lanciato dal capo di BioNTech, Ugur Sahin, in merito alla carenza di sieri disponibili nel Vecchio Continente - aggravata dalle mancate approvazioni degli altri antidoti – i vaccini cinesi non siano minimamente stati presi in considerazione da Europa e Stati Uniti.

Mezzo mondo ha stretto o sta stringendo accordi con le aziende cinesi. Evidentemente non basta, visto che la maggior parte dei media occidentali si riferisce ai vaccini cinesi con un certo scetticismo, alimentando disinformazione e confusione. Sorge un dubbio sinistro: non è che i governi occidentali stanno ignorando i vaccini cinesi soltanto per mere motivazioni politico-ideologiche e di business? La sensazione è che stia accadendo proprio questo. E, se confermato, sarebbe gravissimo. Anche perché la salute degli esseri umani dovrebbe venire prima di tutto il resto.

Vale la pena, infine, fare un rapido confronto tecnico tra i principali vaccini sviluppati dalle case farmaceutiche occidentali e quelli prodotti dalle aziende cinesi. I due vaccini di Sinopharm e quello di Sinovac sono “inattivi” (mentre CanSino si affida a un adenovirus). In altre parole, i vaccini inattivi non richiedono un congelamento estremo e rendono assai più facile tanto il loro stoccaggio quanto la distribuzione in tutto il mondo. I sieri di Moderna e Pfizer-BioNTech, al contrario, sono vaccini a mRNA: devono quindi essere tenuti a rispettivamente a – 20 e – 70 C° per poter essere funzionali. A detta di molti esperti, i vaccini cinesi contro il coronavirus basati su virus inattivati hanno più vantaggi a breve termine rispetto ai prodotti a mRNA. Il motivo è semplice: la tecnologia dei vaccini inattivati si basa su particelle virali “uccise”. Queste sono incaricate di attivare il sistema immunitario dell'organismo, così da invitarlo a produrre anticorpi. Il vaccino mRNA utilizza invece una tecnologia più avanzata. Funziona iniettando parte del codice genetico del coronavirus nel corpo per addestrare il sistema immunitario ad attaccare il nemico. Attenzione però, perché i vaccini a mRNA non sono mai stati usati prima. Non ci sono, quindi, esempi consolidati di successo. Al contrario dei vaccini inattivi, che hanno storicamente dimostrato di centrare i loro obiettivi.


L'autore è Foreign Associate Professor di Economica Politica Internazionale alla CFAU.

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