Sanzioni contro le imprese cinesi riflettono la mentalità morbosa dei politici americani
Giorni fa, il leader degli Stati Uniti ha firmato un ordine esecutivo che vieta le transazioni attraverso 8 app cinesi sui dispositivi mobili, fra cui Alipay e WeChat Pay, due app molte utilizzate in Cina.
Negli ultimi 4 anni, il governo statunitense ha considerato la Cina come il suo maggiore rivale strategico e ha imposto diverse sanzioni contro le imprese cinesi, in particolare quelle che si occupano di alta tecnologia e di Internet, con l’intento di contenere lo sviluppo cinese.
Il governo americano ha più volte addotto la “sicurezza nazionale” come pretesto per infliggere sanzioni contro le imprese cinesi; ha imposto sanzioni contro la tecnologia 5G di Huawei; ha costretto TikTok a vendere i suoi servizi negli Usa; e ha esercitato pressioni nei confronti del NYSE per effettuare il delisting di tre operatori cinesi delle telecomunicazioni. Tutto ciò è stato fatto senza prove tangibili.
Il miglioramento della competitività tecnologica della Cina e l’emergere di aziende con grandi potenzialità hanno generato preoccupazione in alcuni politici americani. È per questo motivo che hanno cercato di contenere in modo sleale lo sviluppo delle imprese cinesi e di salvare la loro competitività in declino.
Le azioni perpetrate ai danni della Cina in questi anni hanno smorzato in modo significativo l’entusiasmo delle aziende cinesi verso la possibilità di investire negli Stati Uniti. Se il governo americano continuerà a contenere e sanzionare le aziende cinesi in modo sleale, alla fine pagherà un caro prezzo. Ragionando su una prospettiva a lungo termine, tali azioni faranno vacillare anche la fiducia degli investitori globali.