【In altre parole】Lotta alla povertà e cooperazione internazionale: il parere della prof.ssa Caruso sull’approccio della Cina in questi due ambiti
Durante la doppia sessione di quest’anno la dirigenza cinese ha ribadito l’importanza e la necessità di portare a termine nei tempi stabiliti gli obiettivi connessi all’edificazione della xiaokang shehui e alla lotta contro la povertà. Nonostante l’avvento della pandemia di Covid-19 renda questa missione sicuramente più difficile, il governo cinese ha assicurato che metterà a segno questi due target entro la fine dell’anno. Ma cosa si intende per xiaokang shehui e cosa significa per la Cina raggiungere questo obiettivo?
“Edificare la xiaokang shehui significa soprattutto impegnarsi per una società sostenibilmente prospera, affrontare gli squilibri economici, territoriali, climatici. In sintesi, potremmo dire che l’ideale di xiaokang shehui ci riporta al concetto di sviluppo umano e di qualità della vita come prosperità condivisa contro i privilegi”, ha dichiarato ai microfoni del CMG Daniela Caruso, docente in “Chinese Studies” alla International University for Peace-ONU di Roma.
Il riferimento, qui, è alla crescita non sempre ordinata registrata negli ultimi quarant’anni dalla Repubblica Popolare Cinese. Una crescita che ha permesso al Paese di diventare la seconda maggiore economia del mondo, ma che si è realizzata non senza difficoltà, creando anche delle disparità che hanno portato all’allargamento della forbice sociale.
“Ma vorrei fare una riflessione”, prosegue la professoressa Caruso. “La Cina è forse l’unico Paese al mondo ad avere un piano reale per la povertà. La storia ci consegnerà i risultati di questi piani, ma credo che dal punto di vista etico sia molto importante che ci sia una pianificazione dichiarata, un progetto politico, di estirpazione della povertà”.
Legata a doppio filo alla xiaokang shehui c’è proprio la lotta contro la povertà. Come dicevamo poc’anzi, l’agenda politica cinese prevede che venga portata a termine entro la fine di quest’anno. “Per raggiungere questo target la Cina ha fatto quarant’anni di sacrifici disperati. È stato mobilitato un popolo, è stata mobilitata una nazione. Non si è mobilitato solo un governo, non sono state solo costruite policy. Ma è stata mobilitata una nazione – forse questa è stata la vera forza – verso l’obiettivo di diventare un Paese moderno, un Paese che potesse uscire dalla povertà”, osserva Daniela Caruso.
“Adesso il nuovo obiettivo è proprio questo: tirare fuori dalla soglia di povertà quella parte di popolazione ancora povera”. Quanto ai provvedimenti messi in atto di volta in volta da Pechino per raggiungere il proprio intento, Daniela Caruso afferma: “Mi colpiscono molto. Penso, per esempio, alla diffusione dell’e-learning, quindi alla formazione a distanza nelle zone rurali (come vocational training). Ma penso anche alla Via della Seta – il famoso progetto “One Belt, One Road” – che serve proprio a questo”.
“I risultati, poi, li consegnerà la storia, ma dobbiamo considerare che nessun Paese ha dichiaratamente mai messo in campo tante forze per eliminare la povertà. Tuttavia, le valutazioni si fanno ogni dieci o venti anni, considerando che la Cina fa programmi e piani a lunghissima scadenza”, sottolinea la professoressa Caruso.
In un contesto che vede Pechino sempre più impegnata sul palcoscenico internazionale, Daniela Caruso si è soffermata anche sul ruolo che intende assumere la Cina a livello globale: “Per il suo modo di concepire la società, la politica e l’economia, la Cina non vede se stessa come un Paese che possa sostituire gli Stati Uniti nel ruolo che hanno ricoperto finora. Auspica a una comunità internazionale che sia multipolare, dove una Cina grande, forte e importante abbia un suo ruolo determinante. Ma che sia assolutamente multipolare. Ci vorrà un po’ di tempo prima che questo venga raccolto in Occidente. Se vediamo per esempio tutti i fondi che hanno messo per la lotta e la ricerca sul COVID, grande quota parte di quei fondi è destinata all’Africa e ai Paesi in via di sviluppo. Anche la politica degli aiuti, del sostegno è completamente diversa, non è una politica predatoria. Certamente è una politica che ha i suoi interessi, è ovvio. Ma la Cina cerca sempre di mantenere questo approccio win-win, di benefici condivisi”.
“Quello cui bisogna auspicare è un dialogo. La Cina è un Paese a cui noi abbiamo dato molto e abbiamo molto da dare, ma che ha anche molto da darci”, conclude la professoressa Caruso.
Daniela Caruso