Quando qualcosa va storto il diavolo ci ha messo lo zampino

2020-05-06 21:45:02
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Recentemente il sindaco della città di Belleville, nello stato americano del New Jersey, Michael Melham ha rivelato che il suo test per il coronavirus è risultato positivo e che crede di essere stato contagiato lo scorso novembre. Queste affermazioni hanno suscitato grande interesse da parte della comunità internazionale. In tal caso significherebbe che la data di primo caso confermato sarebbe antecedente di circa 2 mesi rispetto a quello comunicato ufficialmente, svelando la bugia detta dai politicanti statunitensi sulle “informazioni trasparenti” riguardo l’epidemia.

Dallo scoppio dell’epidemia fino ad oggi, le cosiddette “informazioni trasparenti” fornite da questi politicanti statunitensi sembrano sempre più caotiche.

Quando qualcosa va storto solitamente è il segno che il diavolo ci ha messo lo zampino. Di fronte a questi dubbi, per quanto tempo ancora questi politicanti vorranno ingannare e nascondere la verità?

Innanzitutto, gli Usa hanno sempre mantenuto misterioso il timeline dell’andamento epidemico nel territorio domestico e hanno cercato di non dire nemmeno una parola in merito. Questo ha fatto montare dei sospetti sul periodo in cui l’epidemia ha effettivamente avuto inizio.

In secondo luogo, di fronte alle informazioni di base su casi affermati e il bilancio dei deceduti, gli Usa hanno risposto evadendo in modo ambiguo le questioni cruciali, esercitando addirittura controlli amministrativi e sanzioni ai danni degli esperti di prevenzione e controllo dell’epidemia da Covid-19.

Terzo, il governo statunitense ha perfino bandito gli scienziati dalla luce del giorno. Quest’azione non ha soltanto violato lo spirito scientifico, ma ha evidentemente portato un problema alla propria lotta contro la Covid-19.

Da ultimo, nonostante gli Usa siano il Paese più sviluppato al mondo, è stato possibile vedere come le informazioni sull’acquisto e la distribuzione dei dispositivi di protezione sono state così caotiche da essere prese in giro dai media come quelle di un Paese del “terzo mondo”.


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