La cosiddetta "libertà di parola" non può cancellare l’onta che macchia il “Wall Street Journal”

2020-03-15 20:57:28
Comment
Share
Share this with Close
Messenger Messenger Pinterest LinkedIn

Da lungo tempo, lo spettro del razzismo si ripresenta di tanto in tanto nella società statunitense. Lo scoppio dell’epidemia di covid-19 ha fornito ad alcune persone il pretesto per compiere atti di razzismo. Ad esempio, recentemente il “Wall Street Journal” ha pubblicato un articolo di commento intitolato "China Is The Real Sick Man of Asia", che istiga apertamente alla discriminazione razziale, violando la realtà oggettiva e l'etica professionale. Ciò non rappresenta solo un insulto verso gli enormi sacrifici fatti dai cinesi per prevenire e controllare l'epidemia, ma anche un mezzo per sfruttare in modo crudele ricordi dolorosi di altri gruppi etnici, ed è per questo che l’articolo è stato ampiamente condannato dalla comunità internazionale.

In merito, Catherine Ceniza Choy, professoressa di studi etnici presso l'Università della California, Berkeley, ha sottolineato che le opinioni del “Wall Street Journal” sono "estremamente dannose e sbagliate". Di recente, 53 impiegati del “Wall Street Journal” hanno inviato un'e-mail alla dirigenza del giornale, chiedendo di modificare il titolo dell’articolo e di chiedere scusa alle persone offese. Centinaia di migliaia di cinesi hanno anche presentato una petizione alla Casa Bianca affinché il “Wall Street Journal” chieda scusa.

Tuttavia, di fronte alle ripetute rimostranze da parte cinese e alla condanna generale da parte della comunità internazionale, il “Wall Street Journal” è rimasto indifferente e ha accampato il pretesto della “separazione tra notizie e articoli di commento” e dell’“indipendenza editoriale”, rifiutando di rimediare ai suoi errori. Anche il segretario di Stato USA Mike Pompeo ha giustificato il “Wall Street Journal” con la scusa della "libertà di parola".

Vari indizi mostrano che alcuni statunitensi non sono disposti e non hanno il coraggio di affrontare il razzismo, corrente avversa che esiste da lungo tempo nella società americana. Non è difficile capire perché durante l’epidemia si verifichino spesso negli Stati Uniti attacchi razzisti contro gli asiatici. Manipolata deliberatamente, la cosiddetta "libertà di parola" degli Stati Uniti è diventata una foglia di fico del razzismo. Questo slogan sulla bocca di alcuni statunitensi è in realtà uno strumento politico per implementare doppi standard e sopprimere dissidenti.

Proprio in questa atmosfera politica, il “Wall Street Journal” ha mostrato incredibile arroganza e pregiudizio. La dirigenza del giornale ha ignorato la condanna espressa dal mondo esterno e le richieste di scuse dei dipendenti, nel tentativo di procrastinare la cosa.

Tuttavia, per qualsiasi società, la discriminazione razziale è un "veleno". Per qualsiasi mezzo di comunicazione, sfruttare la "libertà di parola" per violare la coscienza morale non farà che distruggere il proprio nome e il proprio futuro. Oggi, domenica 15 marzo, quest’articolo di commento intriso di razzismo è ancora pubblicato sul sito ufficiale del “Wall Street Journal”, diventando una macchia morale e un’onta storica da cui il giornale non potrà liberarsi.

Related stories

Condividi

Articoli più letti

00:00:44
Il fantastico mondo 3D creato da un ragazzo di campagna
00:00:38
Artigianato dell’inserto vegetale
00:00:43
Fujian: la rivitalizzazione dell'industria rurale creata da tè e gastronomia tipica
00:00:45
Yudu, la moda internazionale nella vecchia base d’appoggio alla rivoluzione
Pioggia per il grano
00:02:29
Pioggia per il grano nei reperti archeologici cinesi