La superstizione di "partire da una posizione di forza" è in controtendenza rispetto ai tempi
Di fronte alla doppia sfida degli elevati rischi apportati dalla pandemia e dalla geopolitica, la sessione annuale del Forum mondiale dell’economia, in corso a Davos, in Svizzera, si è focalizzata sulle sfide geoeconomiche. Prima dell’inaugurazione dell’evento, il presidente del Forum di Davos, Borge Brende, ha invitato i Paesi del mondo a consolidare la fiducia e rafforzare la cooperazione, affrontando congiuntamente i diversi ostacoli allo sviluppo economico globale.
In netto contrasto con ciò, gli Stati Uniti rimangono innamorati dell’obsoleta ideologia delle "posizioni di potere" e del confronto tra blocchi. La settimana scorsa, durante un Forum economico a Bruxelles, la segretaria al Tesoro USA, Janet Yellen, ha pronunciato un discorso con cui ha cercato di convincere gli alleati europei a contrastare la Cina.
In realtà, gli Stati Uniti hanno da sempre abusato della loro egemonia nei settori economico, finanziario e tecnico-scientifico, usandola come leva per contenere gli altri paesi e ottenere guadagni geopolitici. Da un rapporto pubblicato dal Dipartimento al Tesoro USA emerge che fino all’anno finanziario 2021, il numero cumulativo di sanzioni in vigore negli Stati Uniti aveva superato le 9400, circa 10 volte quelle di 20 anni prima. Il segretario di Stato USA, Antony Blinken, ha persino dichiarato che gli Stati Uniti trattano con altri Paesi "da una posizione di forza".
Pace, sviluppo, cooperazione e win-win sono la tendenza dell’epoca. La superstizione di "partire da una posizione di forza" è in controtendenza rispetto a ciò. Come ha affermato Borge Brende, presidente del Forum di Davos, tutta l’umanità si trova sulla stessa barca, bisogna affrontare le sfide insieme.