La comunità internazionale ha diritto di investigare l’incidente del sottomarino nucleare USS Connecticut

2021-11-05 21:25:18
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Secondo quanto appreso il 5 novembre dall’American Brodcasting Company, i 3 responsabili del sottomarino nucleare USS Connecticut sono stati licenziati a seguito dell’incidente che ne ha provocato la collisione contro una “non identificata montagna sottomarina”. Inoltre le forze armate americane non hanno fornito altre spiegazioni e sono rimaste in silenzio in particolare sulle possibili fughe radioattive, argomento particolarmente seguito dall’opinione pubblica.

I sottomarini nucleari delle marina militare Usa rappresentano una forza importante per la guerra sottomarina, sono le “la prima spie” che controllano di nascosto le forze marine di altri paesi.

Inoltre, un’altra preoccupazione della comunità internazionale consiste nelle possibili fughe radioattive. Secondo gli esperti militari, i sottomarini potrebbero provocare fughe radioattive in caso di incidente. Secondo le previsioni di Forbes, è molto probabile che l’USS Connecticut sarà dismesso.

In questo caso, le condotta delle forze armate statunitensi è molto sospetta. Da un lato i comandi militari hanno dichiarato l’assenza di fughe radioattive, dall’altro hanno inviato un aereo WC-135W capace di rinvenire la presenta di eventuali sostanze radioattive nelle acque del Mar cinese meridionale. Inoltre, nelle foto pubblicate hanno evitato deliberatamente di mostrare le parti danneggiate del sottomarino USS Connecticut.

La salvaguardia della sicurezza della regione del Mar cinese meridionale rappresenta una responsabilità comune dei paesi limitrofi. Questi ultimi devono conoscere la verità sull’incidente che ha coinvolto il sottomarino ed hanno il diritto di eseguire il monitoraggio e accertare le responsabilità.

Si deve riconoscere che la collisione che ha coinvolto il sottomarino USS Connecticut non si è verificata per un caso e che il motivo fondamentale consiste nel fatto che la parte americana applica a lungo termine l’ “egemonia di navigazione” nella regione del Mar meridionale cinese con il pretesto di difendere la “libertà di navigazione”.

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