Washington Post: produttori di energia solare Usa insoddisfatti dell'aumento dei dazi doganali deciso dal governo
Il "Washington Post" ha riferito il 28 settembre che le società statunitensi legate all'energia solare non sono soddisfatte dell'aumento dei dazi doganali sulle importazioni imposto dal governo, e hanno espresso la preoccupazione che la misura possa provocare un gran numero di licenziamenti nonché ostacolare il raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale.
Secondo il reportage, lunedì scorso la Solar Energy Industries Association (SEIA), con sede generale a Washington, ha reso pubblico un rapporto in cui si afferma che stando alle proprie stime, l’imposizione di dazi doganali sui prodotti relativi all’energia solare provenienti dai paesi dell’Asia sud-orientale, come Malesia, Vietnam e Thailandia, causerebbe un aumento dei costi affrontati delle aziende e la perdita di posti di lavoro, portando, rispetto alle previsioni precedenti, a una riduzione di circa un terzo della capacità installata di energia solare nel 2022 e 2023.
Secondo il reportage, l'obiettivo dell’amministrazione Biden è quello di aumentare notevolmente la percentuale di fonti solari nel totale della fornitura energetica entro il 2035, contribuendo così a raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni. In precedenza, funzionari statunitensi avevano affermato che per raggiungere tale obiettivo la velocità di diffusione dei pannelli solari sarebbe dovuta aumentare di 2-3 volte. Tuttavia il numero e la capacità produttiva dei produttori di pannelli solari degli Stati Uniti sono, al momento, gravemente insufficienti.