Milano, debutto dell’Opera “Marco Polo” in lingua cinese
La sera del 22 settembre ha debuttato a Milano la versione concertistica del “Marco Polo”, opera in lingua cinese a cura della Guangzhou Opera House. Nel corso della rappresentazione, artisti cinesi e italiani hanno recitato la leggenda immortale dello spirito della Via della Seta.
L’orchestra è stata diretta da Tang Muhai, che da anni si dedica alla diffusione dell’opera lirica in lingua cinese all’estero:“Il significato dell’opera sta nell’esprimere un importante tema storico in forma artistica. Tuttavia, credo che la responsabilità di noi artisti sia quella di far ricordare gli amici di vecchia data e i personaggi eccellenti che scoprirono e fecero la storia. In questo modo potremo rendere l’opera, a modo nostro, un capitolo tramandato per sempre”.
L’opera “Marco Polo” è parte del gruppo di progetti di collaborazione culturale tra Cina e Italia nel quadro dell’iniziativa “Belt and Road” ed è diversa dai soliti modelli cinesi recitati all’estero. Le parti del coro, della danza e delle comparse sono svolte interamente da attori italiani, e questa è un’innovazione assoluta nella storia della collaborazione operistica sino-italiana. In breve tempo, gli attori italiani si sono dovuti impadronire non solo della pronuncia della lingua cinese, ma anche di tutte quelle connotazioni culturali presenti nel testo e nelle scene. Gli artisti dei due Paesi si sono conosciuti gradualmente nel corso delle prove. Il direttore del coro, Francesco Aliberti, ha affermato che nel corso di questa collaborazione gli attori sono riusciti ad ereditare lo spirito dell’antica Via della Seta.
“I tempi cambiano, però la voglia di incontrarsi, di conoscerse cose nuove, credo riguardi sia l’uomo antico che l’uomo nuovo. È chiaro, i mezzi che aveva a disposizione Marco Polo erano diversi, dunque lui ha impiegato anni per fare questo incontro. Oggi noi possiamo incontrarci anche sul terreno della musica, quindi possiamo dire che lo spirito è lo stesso anche se usa altri strumenti per esprimersi. Questa è una cosa bella perché il mondo adesso è diventato una casa comune”.