‘Dall’epidemia non ci si salva da soli’, intervista esclusiva a Massimiliano Virgilio

2020-04-21 19:07:45
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“Dagli individui smarriti si sviluppano talvolta esseri umani migliori di quelli che non sono mai stati smarriti in vita loro”. Questa frase è scritta sul frontespizio del famoso romanzo “L’Americano” di un noto scrittore italiano. Napoli, una delle maggiori città portuali d’Italia non è solo una città turistica di fama mondiale, ma è anche conosciuta come luogo sacro per i circoli letterari europei e americani. Negli ultimi anni qui sono nati diversi scrittori, uno di questi è Massimiliano Virgilio, giunto agli onori della cronaca anche per la sua trilogia di Napoli.

Massimiliano Virgilio è nato a Napoli nel 1979; è scrittore prolifico, sceneggiatore e giornalista. La sua trilogia di Napoli “L’Americano”, “Più male che altro” e “Arredo casa e poi m’impicco” è stata tradotta e pubblicata anche in lingua cinese. Tra questi, il libro “L’Americano” è considerato nei circoli letterari europei e americani negli ultimi dieci anni come un capolavoro, un vero e proprio “faro” della letteratura, ed è stato ben accolto anche in Cina.

Recentemente Massimiliano Viriglio ha concesso un’intervista esclusiva ai giornalistidi China Media Group nel corso della quale ha parlato del suo lavoro, del suo pensiero e della sua vita al di fuori del lavoro.

1.La Sua opera "L’Americano" è considerato come un capolavoro, come un “faro” nel mondo letterario occidentale negli ultimi dieci anni. Il libro è stato ampiamente distribuito anche in Cina. Potrebbe raccontarci da quale idea ha tratto ispirazione e cosa ha voluto comunicare ai lettori attraverso quest'opera? Ha qualcosa da dire ai lettori cinesi?

L’americano è stato un libro molto importante per la mia carriera. L’ispirazione mi è stata data dalla mia infanzia e dalla storia della mia famiglia. Mio padre ha lavorato per trent’anni al Banco di Napoli, la più importante banca del Sud Italia, che adesso non esiste più. E sono cresciuto in quartiere alla periferia di Napoli, dove vivevamo tutti a stretto contatto, così spesso accadeva che il figlio di un impiegato di banca diventasse (come succede ai protagonisti del romanzo) amico del figlio di un criminale. La mia idea, anche se non sono il tipo di scrittore che ama lanciare messaggi, è che il bene e il male non sono molto distanti tra loro e non sempre ciò che ci appare bene in realtà è davvero il “bene”, così come ciò che ci sembra male non sempre è il “male”. Ciò che lega le persone sono le imperfezioni, le loro sofferenze e gioie comuni. Nel mio viaggio in Cina l’anno scorso ho incontrato molti lettori cinesi che hanno amato questa storia, ed è stato meraviglioso scoprire quanto il tema dell’amicizia cheattraversa tutto il librofosse sentito. Perché l’amicizia è un sentimento universale, che non conosce confini e che parla un’unica lingua.


2.In che modo questa epidemia ha influenzato il trascorrere dei giorni? Come ha organizzato la sua vita quotidiana in queste ultime settimane? Ha dei suggerimenti per i lettori?

Ovviamente ha avuto un impatto notevole sulla vita di tutti. Personalmente mi reputo fortunato, ho una casa sufficientemente grande, ho un terrazzino, molti libri, film e musica a disposizione. In più posso uscire di casa per andare nella redazione del mio giornale, se ne ho bisogno, perché da giornalista mi è consentito. Anche se dopo un mese senza abbracciare i miei genitori o vedere gli amici è molto dura. Ma come dicevo appartengo a una categoria di persone fortunate, non mi sono ammalato (non ancora, almeno), mentre c’è chi ha perso i propri cari, oppure si trova in ospedale, ha perso il lavoro e abita in appartamenti dove non è semplice vivere. Quindi non posso lamentarmi.


3.Questa epidemia rappresenta un’esperienza dolorosa per tutta l’umanità. Lei pensa che in futuro potrà scrivere qualcosa su questo tema? Se sì, perché?

Come ogni evento epocale, anche la pandemia influenzerà l’arte. Tuttavia ritengo che gli scrittori, tranne coloro che hanno qualcosa di urgente da dire in questo momento, hanno bisogno di più tempo per elaborare dal punto di vista letterario quello che ci sta succedendo. Tutti noi in un modo o nell’altro scriveremo dell’epidemia, soprattutto di come ci avrà cambiati. Il punto è come lo faremo e quanto sarà necessario ai lettori e alla costruzione di un mondo migliore e più giusto.


4.Quali sono le sue impressioni su questo disastro globale e sull’emergenza che ne è scaturita?

Che nessuno si salva da solo. Questo è il momento di ripensare noi stessi come cittadini del mondo, come essere umani e non pensare ai propri interessi nazionali ed egoistici.


5.Ha pensato a quale sarà la prima cosa che desidera fare dopo che l’epidemia sarà passata?

Sicuramente andrò a tuffarmi in mare dal mio scoglio preferito, la “Pignatella” a Sorrento, vicino casa mia, a Napoli.Mi manca molto il mare e non vedo l’ora.


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