Covid-19: l’esperienza accumulata dalla Cina può aiutare l’Italia ad affrontare l’emergenza sanitaria

2020-03-10 18:20:09
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L’epidemia di Covid-19 continua a diffondersi nel mondo, sempre più grave la situzione in Italia

Con il diffondersi dell’epidemia di Covid-19 in tutto il mondo, sono ormai più di 100 i Paesi e le regioni in cui si sono verificati casi d’infenzione al di fuori della Cina, per un totale di oltre 28 mila casi di contagio. L’Italia è uno dei Paesi più gravemente colpiti dall’epidemia. Fino al 9 marzo, in Italia sono stati confermati in totale 9.220 casi di contagio, 463 dei quali sono morti, e il un tasso di mortalità ha raggiunto il 5%. Il 60% delle infezioni si è verificato in Lombardia, principale focolaio dell’epidemia nello stivale. Più di 200 medici e infermieri sono stati contagiati, e circa 500 operatori medico-sanitari sono stati messi in quarantena, il che sta mettendo a durissima prova le risorse sanitarie della regione.



Collaborazione a distanza tra medici cinesi e italiani nella battaglia contro l’epidemia

Alcuni giorni fa l’Ospedale Tongji di Wuhan e l’Ospedale Niguarda di Milano, il maggiore ospedale generale d’Italia, hanno organizzato una videoconferenza per avere un confronto sulle misure di prevenzione e controllo da adottare per contrastare l’epidemia. Gli esperti delle due strutture sanitarie hanno proceduto a uno scambio di opinioni su alcune questioni cruciali, tra cui le possibili forme di auto-protezione adottabili dal personale medico-sanitario e i tipi di terapia più efficaci nei casi gravi e critici. Il Dott. Zhou Ning, che ha partecipato alla videoconferenza, ritiene che i medici e gli infermieri cinesi, dato che stanno combattendo in prima linea in questa battaglia per prevenire la diffusione dell’epidemia, abbiano maturato un’esperienza profonda e diretta su come controllare efficacemente l’epidemia. Lui e i suoi colleghi cinesi, ha aggiunto Zhou Ning, hanno quindi la responsabilità e l’obbligo di raccontare ai colleghi internazionali ciò che hanno visto e ascoltato, i loro pensieri, le loro riflessioni, le loro esperienze e le lezioni che hanno imparato nel far fronte a questa crisi sanitaria.



Covid-19, medico cinese condivide la sua esperienza con l’Italia

Lunedì 9 marzo un nostro giornalista ha intervistato in esclusiva il dottor Zhou Ning, chiedendogli informazioni di vario genere sull’epidemia di Covid-19: come proteggere il personale medico e paramedico, come convertire i reparti di un ospedale in reparti di malattie infettive, come indossare correttamente le tute e gli occhiali protettivi. Si è parlato, inoltre, anche della cooperazione in campo sanitario tra ospedali cinesi e italiani. A gennaio il dottor Zhou Ning ha contratto il coronavirus mentre era in servizio, ma per fortuna ha manifestato sintomi lievi. Dopo una serie di cure e terapie, è infatti guarito, potendo così ritornare in ospedale. Il dottor Zhou ritiene che, probabilmente, all’inizio, nel ricevere un paziente contagiato, con il quale ha mantenuto una distanza ravvicinata per lungo tempo, ha indossato una mascherina per uso medico che non lo ha protetto fino in fondo, causandogli l’infezione. Secondo Zhou, quando si interroga un malato, bisogna indossare una mascherina FFP3 e tenersi a una distanza di sicurezza dal paziente; in caso di contatto fisico con il malato, bisogna lavarsi le mani e disinfettarle il prima possibile.

Il dottor Zhou racconta che, nella fase iniziale dell’epidemia in Cina, molti medici e infermieri della provincia di Hubei sono positivi per l'acido nucleico. Circa il 40% di essi ha contratto il virus in ospedale. Le visite ambulatorie, le operazioni chirurgiche e le diagnosi giornaliere rappresentano i momenti in cui è più facile contrarre il virus, bisogna quindi prestare la massima attenzione in tutti questi casi. Al primo posto ci sono le visite ambulatoriali: molti degli specialistici che sono costretti ad avvicinarsi al volto dei pazienti, come gli oftalmologi, gli otorinolaringoiatri e gli odontoiatri, devono proteggersi adeguatamente, e a loro si raccomanda di indossare mascherine FFP3. Poi ci sono le operazioni chirurgiche: essendo le sale operatorie ambienti ben isolati, i colpi di tosse o l’aria espirata da soggetti contagiati determinano un’alta concentrazione del virus nell’aria; una volta che il personale sanitario inspira quella stessa aria, può essere facilmente contagiato. Poi ci sono le sale in cui vengono effettuate le diagnosi, come ad esempio i reparti d’ospedale, dove bisogna rivedere attentamente la storia clinica dei pazienti; i pazienti con sintomi di febbre o tosse, vanno assolutamente considerati come potenziali contagiati. Ma c’è ancora un aspetto molto importante da prendere in considerazione, ossia il periodo di incubazione: quando si riceve un paziente, non si sa se sta attraversando il periodo di incubazione; in questa fase molti malati, pur non manifestando alcun sintomo, sono altamente contagiosi. Pertanto, bisogna mantenersi vigili in ogni istante.



Covid-19, la Cina condivide la sua esperienza con l’Italia

Durante l’intervista, il dottor Zhou Ning ha parlato anche della grave situazione epidemica e dello stato attuale delle risorse mediche in Italia, soffermandosi sull’alto numero di casi di contagio accertati nella giornata di ieri e l’alto tasso di diffusione del virus tra il personale medico e paramedico della Lombardia. Il dottor Zhou ritiene che l’esperienza acquisita dalla Cina sotto questo profilo possa essere di aiuto per Paesi come l’Italia, fornendo indicazioni efficaci su come combattere l’epidemia. Ad esempio, nelle aree più colpite, come la Lombardia, si potrebbe seguire la procedura adottata negli ospedali cinesi, ossia: trattare tutti i pazienti che si recano in ospedale come potenziali soggetti Covid. Solo aumentando il grado di protezione sarà possibile ridurre i rischi di contagio per il personale medico. Quanto ai pazienti contagiati ricoverati in ospedale e alla riconversione di aree ospedaliere in reparti di malattie infettive, è necessario seguire rigorosamente le procedure standard per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive e creare zonepulite,zone semi-contaminate e zone contaminate; anche la protezione del personale medico e paramedico andrebbe eseguita secondo le procedure, in particolare per quanto concerne la rimozione degli indumenti protettivi, la fase in cui c’è maggiore possibilità di contrarre il virus. Il dottor Zhou ha sottolineato che finora nessuno degli oltre 40.000 medici e infermieri che si sono recati nello Hubei per fornire assistenza medica è stato infettato dal virus sul posto di lavoro.


La cooperazione internazionale quale mezzo per contrastare insieme l’epidemia

Parlando della videoconferenza con l’Ospedale Niguarda di Milano, il dott. Zhou ha menzionato ancora una volta la “cooperazione internazionale”, affermando che in realtà si tratta di una comunicazione a due vie. Quando è scoppiata l’epidemia a Wuhan, il Niguarda di Milano ha infatti contattato l’Ospedale Tongji per esprimere la propria vicinanza e disponibilità a fornire aiuto. Ora che la situazione epidemica in Italia è grave, hanno richiesto assistenza ai nostri medici che hanno maturato molta esperienza nella prevenzione, il controllo e la diagnosi in prima linea a Wuhan. Nel far fronte a questo virus, nessuna delle due parti è rimasta da sola a combattere. L’Ospedale Niguarda di Milano ha chiesto all’ospedale cinese di organizzare un’altra videoconferenza, nella speranza che questa cooperazione internazionale e che la battaglia congiunta contro l’epidemia possano aiutarli in tempi brevi a controllare efficacemente lo sviluppo dell’epidemia.



L’unione fa la forza

Il dott. Zhou Ning ha ricordato la proposta del segretario generale del PCC Xi Jinping di edificare una comunità umana dal destino comune, affermando che tutta l’umanità sta affrontando la stessa difficile situazione che la vede sotto attacco del virus, pertanto le istituzioni mediche dei diversi paesi devono intensificare la cooperazione internazionale, collaborando e condividendo tutte le conoscenze ed esperienze, al fine di sconfiggere questo nemico comune. L’esperienza cinese ci dimostra che l’epidemia di Covid-19 può essere superata. Occorre, però, che vi sia unità d’intenti e che si collabori per garantire la sicurezza della salute pubblica a livello globale. Bisogna che tutti partecipino all’azione globale contro l’epidemia e che tutta la comunità umana agisca di concerto. A questo proposito, il dott. Zhou ha anche invitato gli italiani a cooperare attivamente riducendo le uscite di casa, così da proteggere sé stessi e i propri famigliari dall’infezione, prevenire la trasmissione della malattia per inalazione, ridurre i contatti ravvicinati ed evitare gli assembramenti. Adottando queste misure è del tutto possibile realizzare, in breve tempo, un controllo ideale di questa epidemia virale. Il dott. Zhou Ning spera che i colleghi italiani possano combattere coraggiosamente questo nemico invisibile e si è detto convinto che, con l’aiuto di tutti, riusciremo a liberarci da questa minaccia globale.

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