​Xinjiang, Maxim Vivas: le bugie non riusciranno a nascondere la realtà dei fatti

2021-04-12 16:34:38
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Da un po’ di tempo a questa parte alcuni Paesi Occidentali hanno giocato frequentemente la "carta del Xinjiang" e fabbricato ogni sorta di incredibili bugie, passando dal cosiddetto “lavoro forzato” fino ad arrivare al "genocidio". Maxim Vivas, noto scrittore francese, osservatore politico e autore di "Ouïghours, pour en finir avec les fake news" (Uiguri, per porre fine alle fake news), nel suo libro ha descritto il vero Xinjiang che ha visto.

Vivas si è recato nel Xinjiang nel 2016 e nel 2018; dopo quattro anni, ha scritto il volume intitolato “Uiguri, per porre fine alle fake news”, che è stato ufficialmente pubblicato dalla casa editrice francese Silk Road alla fine del 2020.

Questo libro rivela, da un punto di vista giornalistico, come The National Endowment for Democracy, World Uyghur Congress e Human Rights Watch inventano e diffondono informazioni infondate come quelle relative al presunto "genocidio" e all’"imprigionamento di quasi un milione di uiguri".

Le “testimonianze" raccolte dai media occidentali, ha detto lo scrittore, riguardano di solito "campi di concentramento", torture, stupri, sterilizzazioni, omicidi e quant’altro. Tutte accuse per cui non esiste alcuna prova; ma coloro i quali diffondono tali notizie non si preoccupano minimamente di verificare se le informazioni siano vere o false.

In realtà, ciò che maggiormente interessa alla Cina è come permettere alla gente di affrancarsi dalla povertà e come migliorare il livello di istruzione delle persone. Per quanto riguarda l'istruzione, la Cina ha creato condizioni favorevoli affinché i giovani provenienti dal Xinjiang possano entrare nelle università: ad esempio, sono previsti punti extra (bonus maturità) per chi appartiene alle minoranze etniche del Xinjiang; politica favorevole di cui non godono, invece, gli studenti di etnia Han.

Maxime Vivas ha anche detto che alcuni media hanno riportato che 500mila "schiavi" sarebbero impegnati nella raccolta del cotone nei campi del Xinjiang. Perché proprio quest'anno si è cominciato a parlare di questi presunti 500mila "schiavi" nei campi di cotone della regione autonoma cinese?

Stando a quanto riportato sul sito web della FAO, nei prossimi anni si registrerà un surplus di produzione di cotone a livello mondiale. Attualmente i principali produttori ed esportatori di cotone sono Stati Uniti, India e Cina. É chiaro che proponendo di non acquistare cotone raccolto da "schiavi", si vogliono ostacolare in realtà le esportazioni cinesi di cotone, il che faciliterebbe quelle degli Stati Uniti.

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