Il summit di Biden, un non-senso democratico, una minaccia per la pace mondiale

2021-12-06 16:34:27
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Proviamo a decifrare il senso del summit virtuale per “la democrazia” che si terrà tra pochi giorni. Promosso dagli Usa di Biden, il summit riecheggia lo slogan che il presidente americano ha utilizzato fin dall’inizio del suo mandato: “L’America è tornata ed è pronta a guidare il mondo”. Contrapponendo paesi democratici e autocrazie, paesi che difenderebbero e paesi che violerebbero i diritti umani.

Irresponsabilità, arroganza, debolezza, paura e autoritarismo crescente. Ecco le ragioni sottostanti la controversa iniziativa statunitense.

Il primo grave errore prospettico degli Usa è quello di voler dividere il mondo in due blocchi, buoni e cattivi, operando una semplificazione neomaccartista fuori dalla realtà. In tal modo gli Usa incitano i paesi della comunità internazionale a posizionarsi secondo schemi propri della logica da guerra fredda. E lo fanno proprio in un periodo segnato da crisi e sfide comuni, come quelle sanitarie ed ambientali. In queste crisi globali tutti i paesi hanno responsabilità nel cercare soluzioni comuni. Ne consegue che l’approccio divisorio e di contrapposizione statunitense è assolutamente irresponsabile.

Il secondo grave errore riguarda la pretesa da parte di un paese indebolito al proprio interno di giudicare il resto del mondo e i suoi diversi modelli politico-economici. In base a quale principio democratico un paese si arroga il diritto di giudicare e dare pagelle di democraticità ai paesi del mondo? Solo l’arroganza crescente di un sistema indebolito, che attacca per non cooperare, può spiegare una tale distorsione interpretativa dei cambiamenti in atto al livello mondiale.

Stiamo parlando dello stesso paese, gli Usa, che registra altissimi livelli di astensione elettorale; una crescente sfiducia dei cittadini verso il proprio governo; un numero enorme di sparatorie fatali ad opera di polizia e comuni cittadini; nonché disparità sociali e problemi razziali che continuano a non trovare risposte politiche adeguate? Stiamo parlando del paese che ha il più grande dispiegamento militare in ogni continente e lo ha utilizzato per numerose aggressioni contro paesi sovrani, oltre ad aver pianificato di rapire ed uccidere Julian Assange, proprio perché ha disvelato al mondo i crimini statunitensi contro l’umanità?

Tornando al summit: la scelta di invitare Taiwan, contro il consenso internazionale che riconosce il principio di una sola Cina, è una provocazione bella e buona che conferma la pericolosità degli Usa per la sicurezza internazionale.

Da questi punti di vista, un misto di debolezza e paura, nonché, come scritto, di arroganza e irresponsabilità, sembra attanagliare le élite del paese oggi guidato da Biden, segnato chiaramente da una deriva anti-democratica che rischia di minare gli sforzi di molti paesi per garantire sviluppo comune e coesistenza pacifica.

Il riconoscimento e il rispetto della diversità culturale e politica di varie civiltà è l’unico approccio capace di aumentare la democraticità del sistema internazionale. Come affermato da Zheng Xuan, Ministra dell’ambasciata cinese in Italia, “in un mondo che tollera la biodiversità è indispensabile aprirsi verso una cultura diversa, senza alcun pregiudizio. Zheng evidenzia come uno sviluppo comune, in particolare per quanto riguarda la Via della seta, non passi solo tramite una condivisione di interessi commerciali, ma attraverso un avvicinamento di civiltà, che vuol dire guardare al governo di Xi Jinping superando ogni preconcetto di natura ideologica”.

Il summit di Biden? Un non senso democratico, una minaccia per la pace mondiale.

L’autore è Fabio Massimo Parenti, professore associato di studi internazionali. presso l’Istituto “Lorenzo de’ Medici” di Firenze.

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