Giuliano Noci: l’economia cinese riprenderà meglio dopo l’epidemia
L’epidemia di Covid-19 ha esercitato una grande influenza sull’andamento economico della Cina. Di pari passo con i significativi risultati strategici ottenuti nella prevenzione e controllo dell’epidemia, la società cinese sta ordinatamente riprendendo la produzione e ritornando alla vita normale. Il vicepresidente esecutivo e professore della Facoltà di Ingegneria gestionale, Giuliano Noci, in un’intervista concessa al nostro corrispondente, ha recentemente rilevato che i fondamentali della crescita economica a lungo termine della Cina non sono cambiati e si è detto convinto che, dopo l’epidemia, l’economia cinese riprenderà ancora meglio. Nel contempo, il professore ritiene che il processo di “de-globalizzazione” dell’economia globale non sia sostenibile. Per informazioni più dettagliate, trovate di seguito un nostro servizio al riguardo.
L’improvvisa epidemia di Covid-19 ha causato un grande impatto sull’andamento economico cinese e il Pil nel primo trimestre della Cina è diminuito del 6,8% su base annua. A questo proposito, il vice presidente esecutivo della Regione cinese e professore della Facoltà di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano, Giuliano Noci, ha rilevato che le misure restrittive di prevenzione e controllo devono inevitabilmente pagare un prezzo economico, ma il controllo dell’epidemia rappresenta la premessa fondamentale per la ripresa economica. Secondo il professore, l’economia cinese recupererà meglio rispetto a quella degli altri paesi.
“Il primo motivo è legato al fatto che la Cina ha affrontato questa emergenza avendo la consapevolezza che il futuro sarà diverso dal passato. Ha investito ancora di più sulle tecnologie digitali [e fatto un lavoro] molto di importante di riduzione della burocrazia. Il secondo elemento che, credo, qualifichi in modo molto importante il sistema Cina è questa capacità a definire con chiarezza obiettivi e modalità di implementazione. Terzo elemento è l’attenzione al sistema dell’educazione, al sistema della ricerca [che] è davvero importante in un momento in cui, come dicevo prima, andremo verso un nuovo sistema socio-economico e, quindi, competenza e innovazione sono elementi fondamentali. Il quarto elemento è ancora la possibilità di esercitare, più che in altri paesi, la leva monetaria e finanziaria”.
Anche l’Italia è stata gravemente colpita dell’epidemia di Covid-19 e attualmente i casi confermati sono in totale oltre 200 mila. Secondo le previsioni del Ministero delle Finanze italiano, nel 2020 il Pil del Paese scenderà dell’8% su base annua e l’industria delle esportazioni subirà gravi danni. Secondo il professor Noci, dopo l’epidemia, il mercato cinese sarà un’opportunità per le società di esportazione italiane e spera che le due parti possano intensificare ulteriormente la cooperazione commerciale.
“Per molteplici categorie merciologiche la Cina è il più importante mercato del mondo. In questo senso l’Italia non può prescindere e deve prestare grande attenzione al mercato cinese. Secondo elemento, il Covid enfatizza ulteriormente gli aspetti di salute, salubrità, wellness, wellbeing. I prodotti italiani incorporano tutte queste caratteristiche, si pensi ai prodotti dell’agro-alimentare, giusto per fare un esempio. Io credo che l’Italia debba cercare di cogliere questo trend di mercato che è anche in Cina e, quindi, ci aspettiamo che [con] il sistema Cina - tenuto conto che noi abbiamo un sistema di piccole imprese e quant’altro - ci sia anche, come dire, una collaborazione fattiva per trovare le condizioni volte a facilitare l’esportazione dei prodotti italiani in Cina”.
Alcuni ritengono che l’epidemia di Covid-19 rappresenti un’enorme sfida per la globalizzazione e possa innescare persino un processo di “de-globalizzazione”. A tal proposito, il professor Noci ritiene che la “de-globalizzazione” dell’economia mondiale non sia sostenibile.
“Ci sono due motivi. Uno, le catene globali sono tali, quindi le catene di fornitura sono interconnesse e pensare, improvvisamente, di interrompere queste catene globali a favore di catene locali mi pare, come dire, eccessivo. Ci sarà una parziale e, secondo me, limitata riorganizzazione delle attività di produzione, quindi con un parziale e limitato reshoring, ma non credo che sia sostenibile un processo di vera de-globalizzazione. Questo dal punto di vista proprio delle logiche di produzione. Secondo elemento, c’è un tema di domanda. Le imprese occidentali o le imprese cinesi hanno bisogno, di converso, della domanda mondiale. Quindi ci sono motivi molto importanti di mercato che faranno si che le imprese naturalmente ragioneranno in modo globale”.
Il professor Noci ha concluso rilevando che, nelle attuali circostanze, tutti i paesi devono promuovere lo spirito di collaborazione e sviluppare la cooperazione in materia di governance globale sulla base della reciprocità e della trasparenza.