La nuova Via della Camelia sinensis

2020-01-07 10:33:27
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Diplomazia ed industria del te' vanno di pari passo.

E tra Italia e Cina funzioneranno entrambi

di Gianluigi Paragone

La recente sigla del memorandun d'intesa sulla Nuova Via della Seta tra l'Italia e la Cina ci spinge certamente a non tralasciare un’affascinante opportunità di scambio come quella offerta dalla camelia sinensis, il tè.

Primo paese al mondo per produzione, la Cina trova proprio in Italia un mercato con grandi potenzialità. La crescita costante dei consumi degli ultimi dieci anni fa registrare un previsionale di crescita al 2022 del 22% (fonti Euromonitor) in termine di volumi, descrivendo il tè come il prodotto a più alto potenziale in ambito food&beverage, prodotto che in Italia vanta ad oggi un fatturato di oltre 350 milioni di euro.

Fondamentale quindi il dialogo con un paese che non solo rappresenta la culla del tè ma è leader mondiale in termini di produzione e detiene il primato per ricchezza in termini di varietà e qualità di tè.

Il consumatore italiano è sempre più orientato ad un prodotto di elevato standing e per questo nei prossimi anni assisteremo in Italia ad un maggiore consumo di tè di qualità rispetto al passato. Questo autentico boom di consumi avrà ricadute positive su numerosi altri settori economici, dall’accoglienza al turismo, dagli hotel ai ristoranti e ai bar. Se è vero che commercio, turismo e tutto il settore HoreCa hanno fino ad oggi certamente privilegiato altre bevande d’intrattenimento, è anche vero però che stanno ora recuperando in fretta, interpretando il tè secondo un preciso italian style e sottoponendo al pubblico nazionale ed internazionale delle proposte di alta qualità a cominciare dalla materia prima.

Con un mercato del tè saldamente in mano alla GDO (per oltre l'80%), l’Italia è pronta ad aprirsi a nuovi scenari. Cambia il consumatore, è un pubblico composto per la maggior parte di giovani tra i 18 e i 35 anni che riconosce nel tè una bevanda sociale e di lusso ma accessibile in termini di spesa.

A fianco quindi dei consumi tradizionali, il tè sta entrando nelle preparazioni di celebri chef, e sempre nell’ambito della ristorazione si stanno studiando vere e proprie “carte dei tè” in abbinamento ai cibi e molti bartender creano veri e propri capolavori a base di camelia sinensis.

Immaginiamo inoltre come anche la tradizione delle scuole alberghiere possa diventare un importante veicolo di divulgazione della cultura del tè.

In Italia già opera In Tè, un’associazione che da tre anni si occupa di divulgare la cultura del tè attraverso azioni di comunicazione, un festival annuale che si svolge a Bologna in primavera ed un web magazine specializzato e dedicato.

Dati così confortanti ed un pubblico sempre più attento alla qualità del prodotto spingono perciò le istituzioni ad essere parte attiva di questa positiva tendenza, con operazioni culturali e promozionali.

Quali possono essere i passi idonei da compiere? Il primo ineludibile è una campagna di comunicazione e sensibilizzazione volta a fare incontrare le aziende produttrici cinesi con le realtà del nostro paese operanti nel mondo del food&beverage, del design, dell’intrattenimento e dell’accoglienza. Immaginiamo campagne in cui i nostri prodotti di eccellenza sia in ambito manifatturiero che agricolo possano trovare nel tè un prodotto d’elezione e vice versa.

Farci interpreti come istituzioni di questa positiva tendenza ci offre l'opportunità di mettere in contatto due culture, facendo conoscere di più e meglio il grande potenziale del tè in termini di salute, di intrattenimento e di socializzazione.

Per questo auspichiamo e favoriremo un sempre maggiore scambio tra l’Italia e la Cina volto a far crescere un mercato che esprime già adesso un alto potenziale.

E' vero, è un mercato certamente distante dai grandi consumi di tè anglosassoni, ma sicuramente è oggi uno dei più promettenti in Europa e soprattutto riguarda un paese come l'Italia, che come pochi è culturalmente in grado di valorizzare ed esaltare la bevanda che più di ogni altra rappresenta la Cina.

L'autore è Senatore della Repubblica italiana

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