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Il romanzo "Il viaggio in occidente"
2009-02-24 17:04:09 cri     
Cari amici, visto che in Cina siamo nel periodo della Festa della primavera, il periodo tradizionale dei viaggi di ritorno a casa per la riunione familiare, oggi parleremo di viaggi, ma non di viaggi comuni, bensì delle straordinarie vicende narrate nel romanzo classico cinese "Il viaggio in occidente", ispirato al vero viaggio che il monaco cinese Xuanzang compì 1350 anni fa in India. Conosciuto in Italia anche come "Lo scimmiotto", il romanzo è opera del letterato Wu Cheng'en (1505-1580), vissuto in epoca Ming, che lo redasse in lingua parlata, non classica, diversamente dalla tendenza del tempo. Originario del Jiangsu, nella Cina centrale, egli tentò a lungo, invano, di superare gli esami imperiali per diventare funzionario, ed entrò all'università imperiale di Nanchino solo da adulto. Ottenne alla fine due semplici incarichi ufficiali, ma si stancò presto e ritornò al paese, dove visse una vita ritirata, dedita alla poesia e alla prosa. Il romanzo "Storia del viaggio in occidente" venne pubblicato anonimo, quindi la sua paternità è incerta, tuttavia nelle cronache locali del Jiangsu è attribuito a Wu Cheng'en.

Nella Cina di epoca Ming, l'economia era prospera, ma il governo era corrotto e la popolazione viveva in difficoltà, una situazione irragionevole che Wu Cheng'en critica nella sua opera. Questa ha come protagonisti il monaco storico Xuanzang, detto qui Tangseng, ossia monaco Tang, vissuto negli anni 600-664, al tempo della dinastia Tang, ed i discepoli che egli incontra via via lungo il cammino: la scimmia divina Sun Wukong; il maiale Zhu Bajie, Fratello sabbia Shaseng, e il cavallo-drago Bailong, tutti incarnazioni di esseri celesti inviati nel mondo terreno per punizione per gli errori commessi.

Tra i romanzi classici cinesi, la "Storia del viaggio in occidente" è il più complesso come contenuto, visto che integra le tre dottrine principali della Cina: il Buddismo, il Taoismo e il Confucianesimo. Secondo lo spirito di integrazione ed assimilazione tipico della cultura cinese, Wu Cheng'en aggiunge infatti contenuti taoisti ad una storia originariamente di matrice buddista, rendendola piena di fascino e interesse, ed arricchendola delle contraddizioni intrinseche che ne fanno un'opera d'arte. Le divinità buddiste e taoiste compaiono insieme sulla scena, ed il mondo divino è pervaso di sentimenti del mondo umano, con in più il frequente inserimento di motti di Confucio, che lo rendono serio, pur nel vivace umorismo delle situazioni. Proprio queste caratteristiche rendono il romanzo uno dei più amati dai lettori cinesi di tutti i livelli culturali.

Il romanzo costituisce un'elaborazione letteraria della tradizione dei cantastorie, che nei secoli dopo il vero viaggio in India di Xuanzang, ne narrarono le vicende nelle piazze e nelle strade delle città cinesi, arricchendole e colorandole a modo loro. Un riferimento a ciò si trova alla fine di ogni capitolo, in cui compare sempre l'espressione: se non sapete come si risolve questa situazione, passate al prossimo capitolo. Naturalmente anche l'autore Wu Cheng'en ha cambiato molte situazioni storiche, per cui alcuni dicono che potrebbe addirittura non aver letto il rapporto sul viaggio compilato dallo stesso Xuanzang al suo ritorno in Cina, a Chang'an, su invito dell'imperatore, intitolato "Storie del viaggio in occidente al tempo della grande dinastia Tang". Da cui si nota la vicinanza al titolo del romanzo "Storia del viaggio in occidente".

Questo ha creato il nuovo genere letterario dei romanzi lunghi di magia e fantasia, combinando magistralmente la risata benevola, la satira pungente e la critica severa, ed influenzando direttamente lo sviluppo del romanzo satirico cinese. Inoltre rappresenta l' apice del romanzo romantico dell'antichità cinese, ed è anche un capolavoro del romanticismo in ambito mondiale.

In Cina, il romanzo di fantasia è composto da due parti: la storia della nascita fisica del protagonista, e quella della sua sublimazione spirituale, secondo la teoria buddista della reincarnazione. La struttura del "Viaggio in occidente" è la stessa. I primi 12 capitoli fanno da prologo, i primi 7 dei quali narrano le storie della nascita della scimmia e del caos da questa creato nel palazzo celeste, ecc., come sfondo all'ampliamento dei suoi poteri magici e alla sua presenza accanto al monaco Tangseng nel viaggio in India per raccogliere i sutra; i capitoli 8-12 presentano l'altro protagonista del romanzo, il monaco Tangseng, illustrando i motivi della ricerca dei sutra. I capitoli 13-100 costituiscono la parte principale, narrando le storie di lotta contro spiriti e mostri di Tangseng e dei suoi 3 discepoli nel corso del viaggio.

La storia del caos provocato nel palazzo celeste dalla scimmia, uno spirito elevato in via di perfezionamento, forse ispirato alla divinità indiana Hanuman, ne dipinge la figura intelligente e decisa. Dotata di un forte spirito di contestazione, di fronte alla corruzione e incapacità dei governanti del palazzo celeste, la scimmia arriva a dire: "Imperatori a turno: l'anno prossimo tocca a me!" Alcuni studiosi cinesi hanno osservato che senza le numerose, grandi e violente rivolte e guerre antidinastiche contadine che punteggiano la storia cinese, la scena del caos nel palazzo celeste non risulterebbe così audace, e la figura di rivoltoso della scimmia non così superba ed eroica.

La "Storia del viaggio in occidente" combina magistralmente due temi classici della letteratura fantastica, il perseguimento di un obiettivo e la lotta contro spiriti e demoni, dicendo al lettore che nel perseguire e realizzare un meraviglioso ideale o obiettivo, o nel compiere una grande opera, si incontrano inevitabilmente difficoltà e frustrazioni, grandi o piccole, di ogni tipo, che bisogna tuttavia superare lottando con coraggio.

Inoltre descrive un mondo magico coloratissimo, da cui tuttavia trapelano ovunque le ombre della società concreta. La figura dello scimmiotto incarna l'ideale dell'autore: infatti possiede un inflessibile spirito di lotta, e col suo bastone magico, sconfigge tutti i demoni e mostri maligni, un riflesso delle speranze e delle richieste popolari. Egli rappresenta lo spirito della giustizia, e la concezione dell'inevitabile vittoria del popolo contro ogni difficoltà. Mentre i demoni e le calamità naturali incontrati sulla via dell'India sono simboli delle forze malvage della società feudale. Anche il palazzo celeste taoista, governato dall' Imperatore di Giada, e il paradiso occidentale, governato dal Budda Rulai, sono rivestiti di colori umani. L'atteggiamento dell'autore verso i massimi governanti è di satira, dipinti come incapaci e dediti a pratiche malsane, un riflesso della sua critica alle estreme pratiche taoiste di ricerca della longevità in voga presso i sovrani del suo tempo. I centomila soldati celesti dell'Imperatore di Giada non riescono ad avere la meglio sul bastone dorato della scimmia, che nonostante la sua intelligenza, è incaricata di occuparsi delle stalle celesti, una prova dell'incapacità nella scelta del personale dei governanti. Neanche il Bodhisattva Guanyin si salva, visto che nel romanzo dice, fra l'altro, di giocare spesso d'azzardo con l'Imperatore di Giada, anche se la dottrina buddista proibisce cose del genere, da cui risulta una completa equiparazione fra governo divino e governo terreno.

La resa di tutte queste figure è incisiva e fortemente realistica.

Il romanzo non vanta solo un profondo contenuto, ma anche altissimi risultati artistici. Con la sua ricca fantasia, la sua trama intrigante, i suoi vivacissimi personaggi e il suo linguaggio umoristico, costituisce un'opera d'arte straordinaria.

Il più importante risultato artistico del romanzo è la superba creazione delle figure della scimmia e del maiale. Sun Wukong, lo scimmiotto, il protagonista, è un grande eroe dalle capacità infinite, senza paura, e dallo spirito indomabile, che combina le caratteristiche umane, divine e scimmiesche. Con uno stile eroico, nutre affetto e rispetto per il maestro Tangseng, ma ha il difetto di amare le lodi, è intelligente e coraggioso, ma crea disordine, questo è il suo lato umano; il muso peloso e la bocca sporgente sono il suo lato animale, e la sua capacità di 72 trasformazioni e di superare 9mila km con una sola capriola il suo lato divino. La sua caratteristica principale è il coraggio di lottare: quando lotta contro l'Imperatore di Giada, ottiene l'appellativo di "saggio pari al Cielo"; quando affronta spiriti e demoni, il suo sguardo penetrante li distingue subito, senza dare loro scampo col suo bastone dorato; di fronte alle difficoltà, non si arrende mai. Non teme nè le divinità taoiste nè quelle buddiste, tuttavia, per la sua devozione nel proteggere il monaco Tangseng nel viaggio in India, alla fine ottiene l'illuminazione, andando a vivere nel mondo celeste buddista.

Il secondo discepolo del monaco Tangseng è Zhu Bajie, uno spirito elevato trasformato in maiale per punizione, molto meno abile ed intelligente della scimmia, ma delineato in modo altrettanto superbo. E' un tipo comico, semplice e onesto, dalla notevole forza fisica e con il coraggio di lottare contro i demoni, quindi è un buon braccio destro della scimmia. Ma ha anche molti difetti: è goloso, infatti divora quantità enormi del cibo vegetariano del quartetto in viaggio, ama fare il furbo, è lussurioso, teme le difficoltà, e pensa di tanto in tanto di abbandonare la missione, nostalgico della moglie lasciata al paese; ama mentire, ma per stupidità, si tradisce; cerca spesso di indurre il monaco Tangseng a far venire l'emicrania alla scimmia con un mantra, per farla soffrire; è geloso della scimmia, con cui ha dei dialoghi vivaci e spassosi, uno degli elementi più belli dell'intero romanzo; inoltre nasconde del denaro nelle sue grandi orecchie. Ha quindi tutti i difetti e i vizi dei mediocri. Le critiche dell'autore al maiale sono severe ma benevole, in fondo fa da battistrada nel cammino verso l'India, e ne patisce anche lui di tutti i colori, quindi non è affatto una figura negativa, e si fa amare dai lettori, che lo trovano molto simpatico. Anche il monaco Tangseng lo considera un buon discepolo, forse più fedele della scimmia.

Quanto alla descrizione del monaco Tangseng, è riuscita, ma molto lontana dalla completezza di quelle della scimmia e del maiale. I suoi dialoghi coi discepoli sono molti semplici e stringati, come se per l'altezza della sua realizzazione spirituale, le parole ormai fossero inutili. E' una figura santa, severa e silenziosa, che ha già dedicato dieci vite alla meditazione, quindi il suo corpo santo è molto ambito dai demoni, che vorrebbero divorarlo per diventare immortali. Da cui la nascita di decine di storie in cui i discepoli lottano per strapparlo alle pentole e tavole dei nemici.

La figura del terzo discepolo, Fratello Sabbia, Shaseng, manca di caratteristiche marcate, quindi è considerata una carenza del romanzo.

Una cosa interessante è che nei commenti cinesi attuali, a questi personaggi si assegna anche un alto valore di riferimento per i moderni studi di amministrazione. Per esempio, il monaco Tangseng è considerato un buon esempio di manager, determinato negli obiettivi e capace di mantenere la disciplina di gruppo.

Risalente al 16° secolo, il romanzo si è rapidamente diffuso in tutta la Cina e in molte parti del mondo. E' stato tradotto in diverse lingue, anche in italiano, ma dalla versione inglese. Nella libreria dell' Università di lingue straniere di Beijing, dove ho studiato italiano, ho trovato a suo tempo un libretto a fumetti in italiano dal titolo "Lo scimmiotto", dai dialoghi molto semplici. Il romanzo è conosciuto in Cina, ed anche in molti paesi dell'Asia, dove i suoi personaggi e certe vicende sono noti a tutti, specie quelle del caos nel palazzo celeste, della lotta contro gli spiriti delle ossa bianche, dei monti bruciati, ecc. Nei secoli, ne sono stati tratti vari tipi di opere locali, e recentemente film, sceneggiati TV e cartoni animati, fumetti, ecc.

Lo sceneggiato TV "Il viaggio in occidente", girato nel 1986, è lungo 25 ore, e comprende tutte le scene più belle dei 100 capitoli del romanzo, riprese in famosi siti storici e paesaggistici cinesi e negli straordinari palazzi terreni e celesti ricreati negli studi; in aggiunta alla bravura degli attori, la fiction ha avuto un gran successo, diventando un classico nella produzione TV cinese. Ogni anno viene ritrasmesso nel corso delle vacanze estive ed invernali, per la gioia dei ragazzi cinesi, e non solo. Personalmente, amo molto il romanzo e la fiction, che trovo molto interessanti per la trama, per le figure e per il messaggio che se ne ricava.

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