Ogni paese ha le sue tradizioni che si manifestano non solo nella vita, ma anche nella costruzione della casa. Le abitazioni popolari in Tibet ne sono una buona testimonianza per le loro caratteristiche regionali.
L'abitazione è divisa in due tipi ben distinti: la yurta dei pastori e la casa in pietra dei contadini.
Nella vita nomade, che dura da più di 1.000 anni, ''la casa dei pastori sta sul dorso dello yak'', in quanto la yurta è smontabile e i pastori la portano con sè nei loro spostamenti.
La grandezza della yurta varia secondo la distanza della migrazione. Quella nera è la più diffusa. I suoi procedimenti di fabbricazione sono: si fa prima il filo di pelo di yak e si tesse poi in strisce larghe 6 centimetri, che si cucino insieme in due grandi pezzi di forma rattangolare nel mezzo dei quali, si lascia una fessura per la luce. Agli orli si attacca la bordatura di tessuto bianco, speciale per la yurta, in quanto i tibetani hanno il tabù della yurta monocolore. A prima vista, la yurta non è affatto bella, ma ripara dalla pioggia, anche torrenziale ed è calda.
La ''yurta bianca'' viene fatta di solito con la lana ed è più comoda per i nomadi che si trasferiscono ogni tanto. Fra la primavera e l'estate, essa viene usata per coprire l'ovile ed evitare che gli agnellini muoiano di freddo.
Ne esiste un'altra, chiamata ''he-ding''o ''huazhang'' che viene fatta con un tessuto bianco relativamente spesso con dei bei ricami sulla parte del tetto e ai lati dell'entrata. Dentro, è assai luminosa. La yurta di questo genere è portatile, per cui è comoda per spostarsi enlla prateria.
Durante il trasferimento, i pastori si accampano sulla prateria ovunque trovino erba e acqua abbondanti. L'unica regola da seguire è che la porta della yurta si deve orientare a est. Questa è la tradizione dei tibetani per esprimere il rispetto ai loro antenati. Al centro della yurta si trova la cucina e l'angolo sud, chiamato ''yinzhang'', è il luogo destinato alle donne, dove fanno le faccende domestiche. L'angolo nord, ''yangzhang'', è coperto di pelli di bovini e di montoni ed è riservato agli uomini che vi accolgono gli ospiti.
Con lo sviluppo della pastorizia, negli ultimi anni, i pastori hanno costruito una casa stabile, grazie ai maggiori introiti e anche alla politica di dividere la prateria fra le famiglie.
L'altopiano è ricco di marmo e pietra, materiali da costruzione ideali. L'abitazione dei tibetani, simile a una fortezza, ha due o tre piani. Il tetto ha una struttura singolare costituita da fitti travi, sopra i quali ci sono tanti listelli incrociati coperti con rami secchi, sui quali viene messo uno strato di terra battuta, ossia un tipo di argilla contenente caolino, chiamata in tibetano ''ega'', solida e dura come cemento. Il lavoro di battere l'argilla spetta alle donne che nel farlo, sembra che cantino e danzino.
Il semplice pianterreno serve per gli animali domestici o come magazzino. I piani dal primo in su sono riservati all'abitazione che ha grandi vetrate. Ogni casa ha un camino o una stufa. Sul tetto a terrazzo si essiccano i cereali e la paglia. L'arredamento sia della yurta sia dell'abitazione stabile è semplice. Per sedersi non si usano sedie, bensì cuscini. Ma ogni casa ha armadi e sacchi fatti con pelle di agnello, per non parlare della nicchia e dei libri sacri, immancabili fra i tibetani. Dentro ogni yurta o abitazione sono appesi simboli religiosi di diversi colori per invocare la fortuna.
Articolo tratto dal 08/98 della rivista "La Cina ",distribuira da Società Cinse del Commercio Internazionale del Libro |