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L'estate dell'anno scorso, sono andato in Tibet insieme al mio maestro di fotofrafia. Siamo partiti da Xi'an e dopo aver fotografato la misteriosa montagna sacra Kangrinboqe e il lago Yumci nella zona di Ngari, saremmo dovuti andare nel Xinjiang percorrendo l'autostrada Qinghai-Tibet. Quando siamo giunti a Ngari, ci hanno dato notizia che il sud del Xinjiang era stato colpito da un'inondazione e che l'autostrada Xinjiang-Tibet era chiusa da due mesi. Dopo un'attesa di 20 giorni senza notizie, il mio maestro ha deciso di continuare l'attesa a Lhasa ed eventualmente rimandare il viaggio all'anno seguente. Essendo la prima volta che venivo in Tibet e non volendo perdere questa occasione, insieme a Xiaohe, un fotografo del Guangdong, abbiamo deciso di proseguiere in bicicletta lungo l'itinerario stabilito in precedenza.
Siamo partiti da Ngari alle ore 4.20 del mattino del 2 settembre. Era ancora buio e i primi dieci chilometri li abbiamo percorsi accompagnati da un branco di cani che poi si sono fermati salutandoci con gli occhi.
Il nostro primo giorno di viaggio non è stato molto scorrevole perchè abbiamo sbagliato strada ed eravamo sfiniti. A mezzanotte qualcuno ci ha offerto un passaggio fino al distretto di Rutog, dove abbiamo fatto tappa due giorni per riposarci e riparare le nostre bici.
Quando ci siamo rimessi in cammino, abbiamo scoperto che il ritmo di 100 chilometri al giorno che ci eravamo proposti era una pia illusione. Calcolando di viaggiare a una velocità di cinque chilometri all'ora, che è la massima velocità sostenibile a un'altitudine di 4.000 metri, per dieci ore, si potevano percorrere 50 chilometri al giorno. Secondo la carta geografica, c'erano 300 chilometri di strada a 6000 metri d'altitudine da percorrere. Per raggiungere il Xinjiang dovevamo percorrere l.100 chilometri di strade montane. Dal distretto di Rutog, nella parte nordoccidentale della zona di Ngari, ai confini del Xinjiang, dovevamo attraversare Shandaban, al confine del Tibet con il Xinjiang. Dopo aver pedalato tutta la giornata, pernottavamo presso stazioni militari e, se per caso non ce n'erano, dormivamo all'addiaccio. La sera, il silenzio era quasi troppo intenso e lo spuntare della luna era quasi più bello di quello del sole. Durante il tragitto, abbiamo scattato molte foto. Alla vista dei magnifici scenari non potevo trattenermi dal gridare la mia meraviglia con quanto fiato avevo in gola. A volte, l'intensa emozione che provavo alla vista di un paesaggio mi si riverberava per tutto il corpo e non riuscivo a trattenere le lacrime. A vedere il cielo immenso e la terra come un paradiso, provato una forte emozione e pensavo: ''Questo è il mio Tibet!''
Penso che non sia difficile immaginare la fatica di questo viaggio. Neanch'io riesco a spiegarmi quale spirito mi abbia assistito durante questa impresa. Tuttavia, quando sono entrato nel territorio del Xinjiang con la mia bicicletta, pieno di ferite, ho cominciato a pensare che sarebbe stato interessante viaggiare dal Sichuan al Tibet e dallo Yunnan al Tibet, naturalmente in bicicletta.
Articolo tratto dal N°11/2000 della rivista "La Cina ", distribuira da China International Book Trading Corporation |
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