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Il 2 marzo l'Ufficio stampa del Consiglio di Stato cinese ha pubblicato il libro bianco "Cinquant'anni di riforma democratica in Tibet", l'ottavo del genere pubblicato dal governo cinese, da cui emerge che questa non solo è stata un importante evento storico dalla valenza di spartiacque per lo sviluppo sociale e il progresso dei diritti umani della regione, ma anche un progresso estremamente significativo nella storia dello sviluppo della civiltà umana e dei diritti umani mondiali. Ecco di seguito un nostro servizio in merito.
Il libro bianco, suddiviso in 5 parti (prefazione, la vecchia società del Tibet basata sul sistema teocratico feudale della servitù della gleba, la grande riforma democratica, l'enorme cambiamento storico della regione in mezzo secolo e conclusione), illustra sistematicamente e minuziosamente lo sfondo storico della riforma democratica effettuata 50 anni fa in Tibet, il suo processo e i cambiamenti successivi, nonché i risultati ottenuti.
Il documento afferma che prima del 1959 il Tibet era una società teocratica della servitù della gleba ancora più oscura e arretrata dell'Europa medievale. Il 14° Dalai Lama, massimo esponente della setta Gelugpa, era anche capo del governo locale dotato del massimo potere politico e religioso, e rappresentante generale della classe padronale feudale. I funzionari governativi, l'aristocrazia e gli alti monaci, pari solo al 5% della popolazione tibetana, possedevano la maggiore parte dei mezzi di produzione e della ricchezza materiale e spirituale; mentre i servi della gleba, pari al 95% del totale, non disponevano dei mezzi di produzione e della libertà personale, erano oppressi e sfruttati, e si dibattevano in una tragica situazione di estrema povertà.
Tramite una mole di documenti storici, il documento illustra dettagliatamente lo sfondo e il processo della riforma democratica. Nel 1951 il governo centrale cinese sottoscrisse con il governo locale tibetano l'"Accordo sulla liberazione pacifica del Tibet", conosciuto anche come "Accordo di 17 clausole", che ribadiva che "il governo locale del Tibet deve attuare spontaneamente la riforma." Tuttavia, per istigazione e sostegno dalle forze straniere anticinesi, la classe dirigente del Tibet si oppose radicalmente alla riforma, ostinandosi nell'atteggiamento di "nessun cambiamento a lungo termine, anzi per sempre", tramando di mantenere in eterno il sistema teocratico feudale della servitù della gleba.
Il 10 marzo 1959 il governo locale tibetano denunciò apertamente alle "17 clausole", istigando una completa ribellione armata con l'appoggio delle forze straniere anticinesi. La rivolta venne portata avanti per quasi 2 anni e ottenne il sostegno delle forze anticinesi di un Paese occidentale. Il governo centrale, insieme al popolo tibetano, pacificò energicamente la ribellione armata. Il 28 marzo dello stesso anno il premier cinese Zhou Enlai varò un'ordinanza del Consiglio di Stato che scioglieva il governo locale tibetano e aboliva il sistema teocratico feudale della servitù della gleba, emancipando così un milione di servi.
Dopo la riforma democratica, il governo centrale applicò una serie di riforme in Tibet. Oltre all'abolizione del sistema feudale della servitù della gleba, effettuò infatti la riforma agraria, che rese proprietari dei terreni i servi della gleba e gli schiavi, procedette alla separazione tra religione e politica e concesse la libertà di credo religioso, ripristinando l'aspetto originale della religione e garantendo nel contempo i diritti religiosi del popolo tibetano, inoltre applicò sul posto il sistema delle elezioni generali che rese il popolo padrone di casa.
Il libro bianco osserva che nei 50 anni dalla riforma democratica, in Tibet si sono registrati enormi e radicali cambiamenti storici nei settori politico, economico, culturale, educativo e dello sviluppo sociale. Nel 1965 è stata fondata la regione autonoma del Tibet, che ha fissato il sistema dell'autonomia regionale etnica. Dal 1951 al 2008 il governo centrale ha stanziato oltre 100 miliardi di RMB per la costruzione delle infrastrutture nella regione. A partire dal 1994, la crescita annuale del Pil locale è stata del 12.8%, superiore alla media nazionale.
Nel frattempo, grazie all'appoggio e all'attenzione del governo centrale, il tenore di vita del popolo tibetano si è enormemente innalzato, le condizioni di alloggio, sanità, educazione e servizi culturali sono evidentemente migliorate e la speranza media di vita è quasi raddoppiata rispetto a cinquant'anni fa. Inoltre la cultura tradizionale tibetana è stata tutelata e valorizzata e la libertà religiosa pienamente rispettata.
Per finire, il libro bianco osserva che il Tibet sta vivendo il suo migliore periodo di sviluppo storico, tuttavia, in disaccordo con questo, in questi 50 anni la cricca del Dalai Lama non ha mai rinunciato alle sue trame di ripristino del sistema teocratico feudale della servitù della gleba. Quindi la lotta alla cricca del Dalai Lama non è affatto un problema di autonomia o non autonomia, ma alla fine una lotta fra progresso e regressione e fra unificazione e divisione. Il libro bianco ribadisce che la porta del governo centrale per il ritorno del 14° Dalai Lama alla posizione patriottica è e rimarrà sempre aperta. |
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