Le conseguenze della “democrazia americana” non si limitano all’Iraq

2023-03-21 16:02:11

“Il caos seguito è la dimostrazione che la guerra in Iraq era sin da inizio un errore e una catastrofe”. L’opinione viene da un editoriale pubblicato il 20 marzo sul sito ufficiale di The Atlantic. Due giorni fa su Lafayette Square, piazza situata a nord della Casa Bianca, centinaia di dimostranti si sono radunati per esortare l’amministrazione USA a fare un esame di coscienza sulla guerra in Iraq e a spegnere la “macchina da guerra”.

Il 20 marzo di 20 anni fa, con il pretesto del supposto possesso di armi di distruzione di massa da parte di quel Paese, gli USA, assieme ai loro alleati occidentali, invasero l’Iraq dando inizio a una guerra che ha causato la morte di oltre 200 mila civili e lo sfollamento di oltre 9 milioni di persone. 20 anni dopo, Washington non è ancora stata in grado di fornire prove sicure sull’esistenza di armi di distruzione di massa nel Paese. Nel contempo, l’Iraq, un antico Paese civile, ha dovuto soffrire e sopportare le conseguenze di quella guerra, diventando una vetrina dei mali della "democrazia all'americana".

Lo stesso giorno, il ministero cinese degli Esteri ha pubblicato il rapporto “Condizioni sulla democrazia degli USA 2022”, che ha svelato i disastri e il caos della democrazia all’interno agli USA stessi, e quelli apportati dalla diffusione e dall’imposizione della loro  forma di democrazia in tutto il mondo, permettendo così a quest’ultimo di comprendere meglio il vero volto della "democrazia all'americana".

Sempre secondo il rapporto, negli oltre 240 anni dalla fondazione degli USA, solo 16 sono trascorsi senza qualche guerra. Perchè gli USA sono così bellicosi? La risposta l'ha data la vicepresidente Harris: "Per molti anni in passato, generazioni di americani sono state in guerra per il petrolio".  In una recente intervista rilasciata a China Media Group, l’ex premier ad interim dell’Iraq, Iyad Allawi, ha osservato: “la cosiddetta democrazia all’americana in Iraq serve, di fatto, gli interessi americani invece di quelli iracheni”.

Negli ultimi decenni, gli USA sono ricorsi a sanzioni unilaterali e giurisdizione a lungo braccio nei confronti di Cuba, Siria e Zimbabwe, hanno esercitato pressioni estreme su Corea del Nord, Iran e Venezuela, e hanno congelato i beni della banca centrale afgana.  Per tutelare i propri interessi, gli Stati Uniti hanno utilizzato sanzioni unilaterali contro altri Paesi e l'egemonia, il dominio e la prepotenza sono diventati il vero marchio di fabbrica della "democrazia americana”.

Il Summit for Democracy organizzato dagli stessi USA nel 2021 è stato molto criticato, e ora se ne sta organizzando una seconda edizione. Questa scelta è stata criticata da articoli di Foreign Affairs e The Diplomat, per gli obiettivi sbagliati e per non aver raggiunto l'unità tra le democrazie, oltre che per la rappresentanza dei Paesi partecipanti.

A 20 anni dalla Guerra in Iraq, i politicanti americani dovrebbero riflettere profondamente e smettere di fare il male in nome della "democrazia", in modo da lasciare meno "macchie" grondanti sangue in giro per il mondo.

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