[In altre parole] Il senso profondo della visita di Wang Yi in Europa

2023-02-18 16:43:17

Recuperare e ricucire. È questo il compito principale della missione di Wang Yi in Europa in questi giorni. Recuperare il tempo perso dopo che la pandemia ha impedito agli scambi tra il continente europeo e la Cina di svilupparsi e fluire al meglio e, soprattutto, ricucire gli strappi che ci sono stati. Nel 2019 l’Ue ha etichettato la Cina come “rivale sistemico”, arrivando nel 2021 a bloccare, dopo il lungo percorso di gestazione, il Comprehensive Agreement on Investment, marcando un solco nella relazione tra le due aree del mondo che stavano vivendo una fase di relazioni importanti. Per avere contezza di ciò, osserviamo lo stato delle relazioni economiche. Nel 2019 gli investimenti cinesi nel continente europeo erano stati di 10,5 mld di dollari e, sempre nel 2019, la Cina è stata il terzo partner per le esportazioni di merci dell'Ue ed il primo per le importazioni. Inoltre, secondo i dati del World Investment Report 2019 dell’UNCTAD, le aziende europee hanno investito circa 140 mld di dollari in Cina, mentre le imprese cinesi hanno creato in Europa 260.000 posti di lavoro per un volume di affari pari a circa 120 miliardi.

Poi la pandemia ha fatto registrare una inversione di tendenza e, soprattutto, la guerra ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione sul piano politico. Benché la Repubblica Popolare abbia sin dal primo momento invocato una rapida soluzione diplomatica e politica del conflitto, comprendendo le ragioni delle parti coinvolte, parte dell’Occidente ha voluto trasformare questo confronto in un conflitto tra blocchi e modelli sociali contrapposti ed ha inserito la Cina nel novero di coloro che incarnerebbero un modello autocratico. Infine, ma non meno importante o grave, una serie di iniziative diplomatiche e politiche messa in campo dagli Stati Uniti e da alcuni paesi europei ha tentato di mettere in discussione il principio di “una sola Cina”, aumentando oltre misura la tensione nello stretto di Taiwan.

In poco tempo, dall’avvio della guerra commerciale e dalla politicizzazione del virus fino ai fatti sopra richiamati, la trama delle relazioni tra Occidente ed Oriente si è lacerata.

È in questo contesto che si articola la missione di Wang Yi, oggi direttore della Commissione centrale degli affari esteri del PCC. Recuperare e ricucire i rapporti con i partner europei non solo per salvaguardare le relazioni bilaterali tra le due parti, ma anche per fornire un contributo costruttivo e stabilizzatore nelle relazioni internazionali, oggi gravemente compromesse. Ed é con questa consapevolezza che vanno valutati anche gli incontri che il diplomatico più alto in grado della Cina ha avuto in Italia sia con il Presidente Matarrella, che con il vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri Tajani.

Proprio nell’incontro col Ministro degli Esteri italiano, Wang Yi ha messo in luce che l’intenzione di Pechino è quella di approfondire la cooperazione strategica globale con l’Italia e portare ad un livello più alto i rapporti bilaterali. Un rapporto che, proprio la firma del Mou nel 2019, ha innalzato di livello e che oggi può sviluppare ulteriormente le relazioni commerciali, aumentando l’export italiano di prodotti di alta gamma in Cina, la cooperazione nello sviluppo verde e nel settore digitale, come pure la cooperazione nei paesi terzi. Già nel corso dell’ultimo anno, l’export italiano in Cina è cresciuto del 5% ma, l’apertura completa del paese asiatico dopo la pandemia e le prospettive di crescita economiche, pongono le basi per un ulteriore salto nella cooperazione commerciale tra i due paesi.

Anche dal punto di vista diplomatico ci sono aree di collaborazione importanti. Proprio durante l’incontro con il Presidente della Repubblica italiana è emersa la volontà di riavviare il prima possibile i vari meccanismi di cooperazione bilaterale e sostenere lo sviluppo delle relazioni tra l’Ue e la Cina, condizione essenziale, nelle circostanze attuali, per affrontare le sfide globali.

Il 2023 presenta importanti occasioni per il rafforzamento delle relazioni bilaterali tra Italia e Cina. Proprio quest’anno è prevista la visita di stato della Presidente del Consiglio Meloni e, sempre quest’anno, l’Italia sarà ospite d’onore della Fiera internazionale dei beni di consumo ad Hainan. Inoltre si terrà il terzo Forum della Belt and Road Initiative, un progetto che ha finora coinvolto 151 paesi e di cui l’Italia è firmataria del MoU. Non solo, la classe dirigente italiana, proprio nel corso di questo incontro con Wang Yi, ha espresso grandi aspettative per il ruolo globale che la Cina può giocare per trovare una soluzione al conflitto ucraino. Le parole di Wang Yi sono state risolute: “insistere negli sforzi politici e diplomatici per trovare una soluzione accettabile per tutte le parti", un approccio profondamente in sintonia con l’opinione pubblica italiana che, a larghissima maggioranza, invoca la pace e la soluzione pacifica della guerra ucraina. Proprio per queste ragioni, il 2023 può essere l’anno nel quale l’Italia, se gioca bene le sue carte, può svolgere un ruolo importante per la cooperazione tra la Cina e l’Europa, posizionandosi così al centro della scena continentale.

L’autore Francesco Maringiò è il presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta

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