Molti Paesi, come Algeria, Bahrain e Oman, hanno affermato che la decisione da parte dell’ OPEC e di altri Paesi produttori di ridurre la produzione di petrolio è dovuta a considerazioni di ordine economico.

L’Arabia Saudita, principale membro dell’OPEC, ha inoltre sottolineato che "rifiuta totalmente" l'idea che i tagli siano motivati politicamente.

Il 15 ottobre il segretario generale dell’OAPEC (Organizzazione dei Paesi Arabi Esportatori di Petrolio), Ali Ben Sabt, ha rilasciato una dichiarazione nella quale ha affermato che la riduzione della produzione è una“decisione corretta”presa al“momento giusto”, con l'obiettivo principale di garantire la stabilità e l'equilibrio del mercato e portare i prezzi del petrolio a un livello accettabile per tutte le parti.

Il 5 di questo mese i Paesi membri dell’OPEC, con l’Arabia Saudita come guida, e altri Paesi produttori non aderenti all’organizzazione, come la Russia, hanno deciso di ridurre sostanzialmente la produzione di petrolio a partire da novembre di quest’anno. La produzione mensile sarà ridotta di 2 milioni di barili sulla base della produzione del mese di agosto. Tale decisione ha suscitato l’insoddisfazione degli Stati Uniti.

Secondo quanto riportato l’11 ottobre dal Wall Street Journal, citando fonti informate, funzionari  statunitensi avevano chiesto all’Arabia Saudita e agli altri Paesi produttori del Golfo Persico di ritardare di un mese l’attuazione del piano di riduzione del petrolio, ma la loro richiesta è stata rifiutata.

Un comunicato del Ministero saudita degli Esteri ha sottolineato che la decisione di tagliare la produzione è stata presa "per ragioni puramente economiche" e per mantenere l'equilibrio tra domanda e offerta nel mercato petrolifero.