Intervista in esclusiva a Stefania Stafutti: sinologa italiana, testimone dei cambiamenti avvenuti nei 40 anni di riforma e apertura della Cina
  2018-10-22 10:03:57  cri

Nel 1981 una giovane ragazza italiana, che nutriva una forte curiosità per i paesi orientali antichi e una grande passione per la cultura cinese, si recò per la prima volta in Cina. Fu così che iniziò il legame, che dura ormai da circa 40 anni, tra Stefania Stafutti - autorevole sinologa del panorama accademico italiano - e la Cina. La professoressa Stafutti ha assistito in prima persona ai grandi cambiamenti avvenuti in Cina dall'inizio della politica di riforma e apertura ad oggi. Giorni fa Stefania Stafutti, in qualità di docente di Lingua e Letteratura cinese dell'Università degli Studi di Torino e di direttrice italiana dell'Istituto Confucio di Torino, ha concesso un'intervista in esclusiva al nostro corrispondente in Italia, Song Chengjie, che riportiamo di seguito:

Ricordando la Cina agli inizi degli anni '80, Stafutti ha detto:

"La Cina di allora era molto più povera, però si sentiva che stava cambiando qualcosa. Secondo me gli anni '80 sono stati anni bellissimi nella storia della Cina, anni di grandi speranze, di cambiamenti importanti. Si apriva proprio una fase nuova. Io che ero straniera, giovane e non conoscevo bene la Cina di prima, però sentivo che stava succedendo qualcosa. C'era un clima molto bello, anche se il Paese si stava aprendo e le difficoltà erano ancora molte, c'era un bellissimo clima".

Al termine dei suoi studi presso la Peking University, Stafutti è diventata ricercatrice in sinologia. Questo lavoro le ha permesso di mantenere i contatti con la Cina nei successivi 20 anni. Nel 2012 parlando dei cambiamenti degli ultimi 40 anni della Cina, in qualità di direttore dell'Istituto Italiano di Cultura in Cina, Stafutti ha ammesso in tutta sincerità che agli inizi degli anni '80 mai avrebbe potuto immaginare che in Cina si sarebbero verificati quei cambiamenti, poi, effettivamente avvenuti.

"Ci sono alcuni aspetti anche economici, sicuramente uno è lo sviluppo delle infrastrutture: i trasporti, per esempio. Io mi ricordo nell'82, da Pechino a Canton, c'avevo messo più o meno 36 ore. Oggi, le infrastrutture in Cina sono avanzatissime. Questa è una cosa importante dal punto di vista economico, ma anche dal punto vista dell'unità del Paese, per quel che riguarda la possibilità delle persone dal Nord, dal Sud, dall'Est e dall'Ovest di incontrarsi con maggiore facilità. Questo è certamente un aspetto. E poi, il grande sforzo della Cina di apertura verso l'esterno, sia accogliendo imprese straniere, sia ampliando i rapporti economici ma anche di ricerca col mondo esterno, ricevendo sempre più studenti e mandando sempre più giovani a studiare all'estero. Quindi, questo grande sforzo di presentarsi sulla scena internazionale è forse l'aspetto più rilevante".  

In seguito all'apertura e allo sviluppo della Cina, sono cambiate anche le opinioni e la conoscenza sulla Cina da parte del mondo esterno. Negli ultimi anni, in ambito culturale, gli scambi e la cooperazione fra Cina e Italia sono continuati ad aumentare, e la Cina ha aperto circa 10 Istituti Confucio in Italia.

"Ci sono più persone che sanno qualcosa della Cina. Credo che adesso si debba lavorare per sapere meglio della Cina - la stampa italiana non ha una conoscenza adeguata della Cina, molto spesso si leggono delle cose molto imprecise. Questa è una cosa che certamente devono fare gli Istituti Confucio, anche essendo un po' coraggiosi, proponendo delle cose nuove. Certo, la Cina è l'antica chayi (la cultura del tè), è la calligrafia. Ma non è solo questo, è anche un Paese pieno di cose nuove - magari più discutibili, come sempre sono le cose nuove - ma credo che si debba essere coraggiosi anche nel presentare gli aspetti di novità. Altrimenti si creano degli stereotipi nuovi, ed è un peccato perché la Cina è un Paese ricchissimo dal punto di vista culturale".

In virtù della carica ricoperta fino a qualche anno fa come direttore dell'Istituto Italiano di Cultura e di quella che attualmente ricopre come direttore dell'Istituto Confucio, Stafutti si dedica ormai da quasi un decennio alla promozione degli scambi culturali tra i due paesi. Secondo lei, grazie ai 40 anni di riforma e apertura, la Cina ha ottenuto degli enormi risultati in termini di sviluppo, ma tale politica ha anche causato delle incomprensioni nel mondo esterno. Per questo motivo, nel processo di ulteriore apertura che avrà luogo in futuro, la Cina dovrà intensificare gli scambi culturali e quelli people-to-people con gli altri paesi. A tal proposito, la professoressa ha affermato che, oltre all'insegnamento e alla ricerca, anche la promozione degli scambi culturali con la Cina rientra in quelli che sono i suoi doveri di sinologa italiana.

"La cultura può svolgere un ruolo enorme per consentire a noi di capire meglio la filosofia che muove complessivamente l'iniziativa cinese. E anche alla Cina consentire di capire meglio qual è il tipo di linguaggio - la 'narrativa', come si dice - con cui rivolgersi al mondo europeo (parlando dell'Europa, in particolare). Certo l'aspetto economico è importante, forse prevalente, però nel mondo di oggi è molto difficile separare il discorso economico da quello culturale. Uno dei compiti, di noi che per mestiere ci occupiamo della Cina, è oggi anche quello di essere dei facilitatori. Per ragioni di esperienza professionale, oramai credo di sapere come mettere in contatto due istituzioni culturali, una cinese e una italiana".

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