Il sogno cinese di un immigrato della generazione 1.5
  2017-03-08 17:04:00  cri

Fino a dicembre del 2015, nell'intero territorio italiano vivevano in totale oltre 330mila cinesi d'oltremare, il 70% dei quali facenti parte della prima o della seconda generazione di immigrati provenienti da Wenzhou, provincia del Zhejiang. I cinesi provenienti da questa città sono grandi lavoratori, hanno spirito d'iniziativa e sanno affrontare le difficoltà, ed hanno fatto di queste loro caratteristiche la loro tecnica segreta per radicarsi in tutto il mondo ed aumentare i luoghi che quotidianamente frequentano, portando nei Paesi occidentali sempre più facce cinesi.

Chen Ming è uno di loro, un cinese nato a Wenzhou che vive a Torino.

Il 15enne Chen Ming è arrivato a Torino agli inizi degli anni 90' del secolo scorso. Per un ragazzo così giovane, la vita da immigrato è stata sicuramente difficile inizialmente. A quei tempi, la maggior parte dei cinesi presenti in Italia lavorava nelle fabbriche di abbigliamento in pessime condizioni; quelli che stavano un po' meglio, invece, gestivano ristoranti economici nelle Chinatown.

Gli italiani non riescono a distinguere chiaramente le facce dei cinesi, secondo la loro impressione stereotipata, gli asiatici sono tutti uguali: chiusi, introversi, poco socievoli, si riuniscono nella loro ristretta cerchia di conoscenti, pensano solo a guadagnare, non rispettano le regole. Sebbene vivano nella stessa città, i cinesi e i locali non hanno molte interazioni tra loro; l'unica è dovuta alle ispezioni e alle multe che la questura fa ai venditori cinesi. I piccoli attriti sono frequenti e le grandi controversie emergono sempre più spesso.

Nell'aprile del 2007, scoppiò una grossa crisi: nella zona di via Sarpi, dove si trova la "Chinatown" di Milano, si verificò un acceso scontro tra i cinesi e i poliziotti, a causa dell'aumento irragionevole delle multe. La protesta si risolse con la condanna di alcuni cinesi, a cui venne imputato di avere intentato una rivolta illegale. Quest'incidente ha accresciuto il sentimento di insoddisfazione accumulato, giorno dopo giorno, dai cinesi residenti in Italia. Essendo un giovane di 30 anni che era appena riuscito a sistemarsi nel Bel Paese, Chen Ming provò per la prima volta un senso di instabilità e una forte agitazione.

A quel tempo, Chen Ming non era più un novizio, e nei precedenti decenni di dura esperienza in Italia, era riuscito a compiere un passo in avanti gigantesco grazie alla sua intelligenza e alla persistenza tipica degli abitanti di Wenzhou, passando da una conoscenza basica della lingua italiana, a ottenere il primo posto per la composizione in italiano nella classe del terzo anno di liceo. Non erano tanti i cinesi a Torino che sapevano la lingua italiana, perciò inizialmente il suo sogno era quello di "diventare un interprete professionista". Ha fatto una domanda per aprire un gratuitamente un ufficio nell'edificio del comune di Torino nella zona della Settima circoscrizione (dove vive la maggior parte dei cinesi), per offrire tutta una serie di servizi ai cinesi - come un aiuto per la risoluzione di problemi linguistici, consulenze sull'ottenimento del permesso di soggiorno, supporto per l'iscrizione a scuola dei neonati, ecc.

A seguito dei conflitti, due domande continuavano a girare nella testa di Chen Ming: da dove hanno origine i conflitti tra cinesi e italiani? Esiste un modo per risolverli?

Chen Ming sentiva di dover fare qualcosa. Allora, insieme ad alcuni amici cinesi e grazie al sostegno dell'Ufficio per gli Affari Sociali della provincia di Torino, ha visitato quasi tutti gli organismi governativi – come la sede della polizia tributaria, la questura, la sede dell'amministrazione generale dell'industria e del commercio e la procura - per raccogliere le loro opinioni sui cinesi. Al contempo, Chen e i suoi amici hanno visitato anche le famiglie cinesi di Torino e varie attività, come trattorie e i negozi di alimentari, per comprendere in maniera più approfondita la posizione, ma anche la confusione e i bisogni, dei cinesi. Le numerose indagini preliminari hanno permesso a Chen Ming di capire quali fossero le fonti dei conflitti: "La comprensione da parte degli italiani della comunità cinese è praticamente pari a zero – ha spiegato Chen Ming –; dal canto loro, i cinesi hanno una conoscenza insufficiente della lingua e delle leggi italiane".

Da queste premesse, è nata l'Associazione Nuova Generazione Italo-Cinese (ANGI).

Nel 2007, insieme ad un'altra decina di persone, Chen Ming ha fondato a Torino l'ANGI. Tutti i fondatori, come Chen Ming, rappresentano la generazione 1.5. I sociologi usano l'espressione generazione 1.5 per indicare i cinesi andati in Italia negli 90', per differenziarli dalla prima generazione di cinesi che vi si trasferì negli anni 60'-70'. Sono i figli della vecchia generazione di immigrati, ma non sono nati in Italia; rispetto alla nuova generazione sentono maggiormente la missione di dover costruire un ponte tra Oriente ed Occidente.

L'ANGI è nata per affrontare direttamente la questione. Per alleviare le controversie più intense tra i cinesi e il governo, egli ha fondato inoltre la "Scuola di Lingua cinese di Torino dell'ANGI", che non soltanto offre corsi di cinese agli italiani e ai cinesi d'oltremare di seconda generazione, ma anche corsi di lingua italiana ai cinesi. I cinesi di Wenzhou di Torino hanno così finalmente avuto una piattaforma e un posto dove studiare in maniera sistematica la lingua italiana. Molti cinesi vengono qui per studiare la lingua che poi useranno nella loro vita quotidiana, e ciò li aiuta a ritrovare gradualmente la sensazione di esistere. Ci sono anche molti italiani che hanno approfittato di questa scuola per esplorare la lingua e la cultura cinesi, inclusi commercianti e funzionari che hanno spesso contatti con i cinesi; non mancano, poi, ragazzi italiani che studiano la lingua per poter corteggiare le ragazze cinesi, o studenti appassionati di cultura cinese. Chen Ming si è detto molto contento di questo:

"Circa 10 coppie miste sono uscite dalla nostra scuola; un giovane regista torinese, Gianluca Vitale, ha girato un documentario sulle tradizionali barche del dragone, intitolato "Long Yi"; sempre più studenti hanno assunto la responsabilità di creare un ponte tra le culture economico- commerciali di Cina e Italia, alcuni di essi sono entrati in Airchina, altri sono stati mandati negli uffici delle aziende italiane in Cina, e ce ne sono molti che volontariamente fanno pubblicità per l'ANGI negli organismi dove lavorano".

Corrado Pastore è uno di essi. Pastore è uno dei primi studenti della Facoltà di Lingue orientali dell'Università di Torino, in seguito diventato il primo docente italiano ad insegnare la lingua cinese presso l'ANGI, oltre che consigliere permanente dell'organizzazione. Grazie alla sua promozione, è stata creata una preziosa collaborazione tra l'ANGI e l'ufficio di Torino dell'Unesco. In cinque anni, sotto la guida di Chen Ming, l'ANGI è diventata un'organizzazione matura e ambiziosa: nel 2012, l'organizzazione ha lanciato la "Rete Avvicina" che ha riunito insieme quasi tutte le unioni di giovani cinesi di Firenze, Milano, Roma e Bologna. L'energia positiva della comunità cinese ha contagiato i media locali e l'Unesco e, grazie all'aiuto di Corrado, l'ANGI ha attivato una collaborazione di lungo termine, senza precedenti, con l'ufficio di Torino dell'Unesco.

"L'Unesco – ha ricordato Chen Ming - ci ha trasmesso il concetto di 'uomo della Terra'. Quale che sia la regione di provenienza, la lingua, l'etnia e il colore della pelle, siamo tutti uomini della Terra".

Questo concetto va nella stessa direzione dell'ANGI. Visti i valori condivisi, le due parti hanno organizzato insieme, presso il Museo di Arte Orientale, la mostra fotografica di giovani fotografi intitolata "Sotto lo stesso cielo", che ha mostrato un mondo spirituale peculiare dalla prospettiva unica dei cinesi che vivono in Italia. Da allora, sono state realizzate mostre annuali con esposizioni individuali di artisti provenienti da Beijing, Shanghai e Guangzhou, ma anche con progetti per promuovere l'immagine dello Stato cinese, come "la Bellezza della Regione Autonoma di Etnia Uighur dello Xinjiang" realizzata insieme al consolato cinese di Milano.

Nel processo di interazione, la comunità cinese si è gradualmente ammorbidita, grazie alle forze fresche degli studenti cinesi di 4 campus di Torino (Politecnico di Torino, Università di Torino, Accademia Di Belle Arti Albertina Di Torino e Conservatorio di Torino). Sono vivaci, dinamici, giovani, versatili e vogliono dialogare ed esprimere le proprie opinioni. Chen Ming ha affermato di avere intravisto una nuova speranza, "la loro adesione ci aiuta a riunire un nuova comunità". Nel 2014, l'ANGI ha istituito una relazione di collaborazione con la municipalità di Torino, portando nell'ANGI gli studenti cinesi all'estero.

Nel 2015 è stata inaugurata la 42esima Expo di Milano. La versione 2.0 dell'ANGI è andata in scena al padiglione dello Stato cinese, con la Guida al Patrimonio UNESCO dell'Umanità di Italia e Cina, che ha attirato l'interesse di tanti turisti cinesi e stranieri, nonché dei governi di vari Paesi e dei media. Questo è stato un evento storico per l'ANGI, secondo Chen Ming e il suo gruppo. "Gli otto anni di difficoltà che l'ANGI ha affrontato dal 2007 al 2015 erano finalmente finiti!", ha esclamato Chen Ming.

La Guida al Patrimonio UNESCO dell'Umanità di Italia e Cina è un progetto lanciato sulla base di una tesi sui patrimoni culturali del torinese Corrado Pastore. Quando era ancora uno studente dell'Università di Torino, Pastore ha visitato la Grande Muraglia e il Palazzo Imperiale di Beijing, e ha poi deciso di conoscere in maniera approfondita i beni culturali cinesi dell'Unesco. La sua tesi di laurea, "Patrimonio Culturale Cinese", gli è valsa la lode in sede di discussione e la pubblicazione. Il valore universale rappresentato dai patrimoni culturali ha fatto vedere a Chen Ming l'opportunità di scambi culturali tra i due Paesi e, attraverso una serie di comunicazioni, l'ANGI ha definito insieme all'ufficio di Torino dell'Unesco il tema "Confronti tra i patrimoni culturali cinesi e italiani". Ci sono voluti ben tre anni per compilare e pubblicare questa guida dal valore accademico.

Cogliendo l'opportunità dell'Expo, l'ANGI si è gradualmente affermata come organizzazione leader dei cinesi in Italia e come piattaforma per la divulgazione della cultura cinese. Questa che era nata come un'organizzazione di mutua assistenza interna alla comunità, ha iniziato a mostrare una fiducia, apertura e tolleranza senza precedenti. Come leader della comunità cinese di Torino, Chen Ming si è reso conto che era arrivata l'ora di far sentire la voce cinese al mondo occidentale in maniera più sistematica.

"La cultura cinese è molto vasta e si riflette in numerosi fattori culturali che rappresentano la Cina e i cinesi. All'estero, questi fattori culturali sono portati dai cinesi d'oltremare. Perciò, la diffusione della cultura cinese consiste nel 'essere umani'. A partire dal 2015, l'ANGI ha iniziato a comunicare con tanto impegno all'intera comunità italiana tre cose: chi siamo, cosa stiamo facendo, perché facciamo queste cose.' Il nostro lavoro chiave ha cominciato a cambiare, la divulgazione della cultura cinese è diventato il nostro impegno quotidiano. In qualsiasi cosa che facciamo c'è una sola intenzione e un solo principio, ovvero dobbiamo impegnarci al massimo, sempre e ovunque, per far conoscere meglio la Cina e i cinesi agli italiani".

                             

                              

                              

Il Dong Film Fest è uno dei progetti culturali più influenti avviato lo scorso anno da Chen Ming e il suo gruppo. L'idea iniziale era quella di rendere il Dong Film Festival una biennale cinematografica per la promozione dei film di entrambi i Paesi. Chen Ming auspica che questa piattaforma possa creare un collegamento tra i giovani registi cinesi e italiani, sostenere l'innovazione ed esplorare la Cina moderna dal punto di vista dei giovani.

"Il Dong Film Fest è stato il primo festival italiano dedicato ai film di nuovi talenti cinesi. Dal 4 al 6 novembre 2016, abbiamo organizzato presso il Cinema Massimo di Torino la prima edizione del festival. Abbiamo selezionato 5 lungometraggi e 5 cortometraggi di giovani registi trentenni esordienti, i cui temi si concentrano principalmente sulle scene e le storie della Cina più vera, fuori dalle grandi metropoli, e includono commedie, film horror e di fantascienza".

Chen Ming ha spiegato che il festival di novembre è stato solo il preludio; quello che sarà organizzato nella primavera del 2017 presso la Communication University of Shanxi, prima, e a Shanghai, poi, sarà la parte del festival che si terrà in Cina, in cui saranno proiettati 8 film italiani. Inoltre, il comitato del festival sta organizzando un viaggio in Italia per la delegazione della Communication University of China, per una collaborazione approfondita con gli organismi cinematografici e i media italiani.

Al momento, l'ANGI è considerata l'associazione di immigrati più attiva della Regione del Piemonte e della municipalità di Torino. Chen Ming ci ha detto con orgoglio che ogni volta che il governo locale elabora politiche sui cinesi immigrati, li invita ad offrire opinioni e suggerimenti. Grazie al loro impegno comune, le relazioni tra cinesi, amministrazione locale e italiani sono diventate amichevoli come mai prima d'ora. Volendo quantificare il cambiamento dell'immagine dei cinesi immigrati agli occhi degli italiani negli ultimi dieci anni, Chen Ming ha espresso un giudizio ottimista: da -6 a +6.

In un weekend prima della tradizionale Festa di primavera del calendario lunare cinese, quasi tutta l'intera comunità cinese di Torino si è riunita a Piazza Castello, dove ha organizzato la danza dei leoni, canti e musica tradizionale cinese e occidentale. Oltre alla folla di spettatori italiani accorsi per l'occasione, erano presenti all'evento anche 10 rappresentanti del governo e numerosi giornalisti. In un'atmosfera così amichevole e armoniosa, Chen Ming ha provato, come mai prima di allora, un senso di realizzazione: dalla speranza iniziale di avere la capacità di sopravvivere e gettare delle basi, fino a oggi che rappresenta la cultura cinese in Italia; nonostante l'impegno profuso in oltre dieci anni di attività, non ha mai perso di vista le sue intenzioni originali, al contrario è andato molto lontano.

 

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