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    (GMT+08:00) 2005-01-19 15:07:44    
    Miti e Leggende del Tibet
    Li Baoyue

    cri

    E' difficile utilizzare l'espressione "capire" per il Tibet, una terra che anche se vissuta per un pò si può solo sfiorare, vista la profondità della sua cultura millennaria e la sua posizione geografica... Gli occidentali nel tempo vi hanno creato molte leggende, come quella dello Shangri-la, un posto di sogno tipo quello descritto dall'antico poeta cinese Tao Yuanming nel suo scritto "Ricordi della fonte dei peschi".

    Lo Shangri-la è il tema del romanzo "The lost horizon" di James Hilton, pubblicato nel 1933, che racconta come quattro occidentali in volo da Baskul, una città di fantasia del subcontinente asiatico, a Peshawar in Pakistan, vengano dirottati da un misterioso orientale nella Valle della Luna Blu dello Shangri-la, una località dove le diverse religioni coesistono pacificamente, con ovunque chiese cristiane, monasteri buddisti e templi taoisti. La gente qui pratica il principio della "misura appropriata" in qualsiasi circostanza, persino nella gioia. Lo Shangri-la è una località paesaggistica che riunisce monti innevati, ghiacciai, valli, foreste, praterie, laghi e ricchezze, perché trabocca di miniere d'oro, e aria fresca, e racchiude ideali dell'umanità come bellezza, luce, piacere, lontananza nel tempo, soddisfazione, pace ed armonia, un paradiso di tutte le speranze più belle, quindi è diventato un sinonimo di Eden e Utopia.

    Pare che il posto descritto da Hilton sia la zona di Zhongdian, nel nord-ovest dello Yunnan, una remota zona tibetana da dove proviene il mio vecchio amico Tashicering e dove sono vissuto per tre mesi una decina di anni fa. E posso assicurarti che il posto è decisamente di sogno, con valli boscose e stradine che i tibetani percorrono a piedi o a cavallo nei loro costumi tradizionali colorati ed alti berretti di pelliccia. A parte questo, anche il Tibet vero e proprio possiede zone di sogno. Naturalmente, a parte il paesaggio, vale la pena di capire anche la gente. Molte etnie del mondo amano raccontare le loro origini in termini di mitologia, come noi cinesi che abbiamo gli imperatori Huangdi e Yandi e gli italiani che parlano di Romolo e Remo per illustrare le origini di Roma. Per quanto riguarda l'origine dell'etnia tibetana, posso raccontarvi una leggenda interessante: si tratta della storia della "scimmia che diventa uomo", molto diffusa fra la popolazione tibetana. Prima di tutto vorrei ricordare che il Bodhisattva Guanyin è un simbolo di compassione perché salva sempre gli esseri viventi dalle difficoltà. Secondo la leggenda, Guanyin, che vivrebbe nell'isola di Putuoshan, nel Mar Cinese Meridionale, un giorno insegnò la dottrina ad una divinità trasformatasi in scimmia, inviandola a meditare sull'altopiano tibetano innevato. Mentre stava meditando una demone raggiunse il monte dove si trovava chiedendole di unirsi a lei. La scimmia rispose subito di essere una discepola di Guanyin impegnata a meditare, per cui se l'avesse fatto avrebbe infranto i voti. Al che la demone obiettò in lacrime: se non lo farai mi suiciderò, perché reincarnatami in questa vita in una demone ho visto in te la mia persona benemerita predestinata, quindi se non ci uniamo potrei diventare una vecchiaccia uccidendo molte vite e generando un'infinità di demoni. Allora tutto l'altopiano innevato diventerebbe un inferno, con la morte di ancora più esseri viventi. Quindi ti prego di acconsentire alla mia richiesta. Udito ciò la scimmia, come reincarnazione di un Bodhisattva, pensò: se mi unisco a lei, disobbedisco ai voti, ma se non lo faccio distruggerò molte vite... Così in un attimo volò all'Isola di Putuoshan a chiedere consiglio a Guanyin, che dopo aver riflettuto rispose: E' una decisione del cielo ed anche di buon augurio: se ti unisci a lei diffondendo la razza umana sull'altopiano, farai una grande opera di bene. Come un Bodhisattva, gioisco di fronte al bene, quindi unisciti subito alla demone...

    Di seguito i due diventarono una coppia e generarono sei scimmiette di carattere ed interessi diversi. Il padre, una reincarnazione divina, portò poi i piccoli in un bosco di frutta selvatica affinchè imparassero a diventare autosufficienti.

    Tre anni dopo questi andò a far visita ai figli, trovando che si erano ormai moltiplicati, diventando ben 500, quindi la frutta selvatica si stava esaurendo. Nel vedere il padre le scimmiette gridarono: Di cosa ci nutriremo in futuro? sporgendo nel frattempo le mani verso di lui, una scena davvero drammatica. Il padre pensò: Ho dato vita a così tanti discendenti per obbedire ad un ordine del cielo, ma di fronte a questa situazione è meglio tornare a chiedere istruzioni al maestro! Quindi volò di nuovo all'isola di Putuoshan per interrogare Guanyin, che rispose di essere in grado di nutrire la discendenza. Seguendo gli ordini, la scimmia raggiunse il monte Sumeru, da cui trasse i semi dei cinque cereali che seminò sulla terra: senza alcun intervento questi si moltiplicarono, solo allora il padre lasciò la progenie per continuare a meditare nella sua grotta. Disponendo di cibo sufficiente, la coda delle scimmiette si accorciò e queste cominciarono a parlare, trasformandosi a poco a poco in uomini, ossia i progenitori dei tibetani dell'altopiano.

    Questa storia ha molti punti simili alla teoria dell'evoluzionismo di Darwin, in realtà molto recente. Il fatto che millenni fa i tibetani abbiano creato un mito del genere aggiunge elementi di mistero all'etnia.