L'etnia mongola conta 4 milioni e 810 mila persone, che risiedono principalmente nella Regione autonoma della Mongolia Interna e nel nord-est e nord-ovest della Cina.
La Storia dei mongoli I mongoli sono un'etnia nomade dalla lunga storia. L'espressione "mongolo" nata in epoca Tang, riferita ad una delle tante trib mongole, che, originaria della riva orientale del Fiume Erguna, si era trasferita pian piano verso ovest. Allora le trib locali guerreggiavano continuamente fra loro. Nel 1206, Temucin, chiamato anche Gengis Khan, fu eletto il Gran Khan dei mongoli, e fond lo Stato della Mongolia. Da allora nacque la prima etnia potente, stabile e in continuo sviluppo del nord della Cina, ossia l'etnia mongola. Nel 13 secolo, Gengis Khan unific le varie trib dell'etnia e l'intera Cina, fondando la dinastia Yuan, e continuando a lanciare grandi operazioni militari per ampliare il territorio. I mongoli sono esperti nell'andare a cavallo e nello scagliare frecce. I pastori abitano nelle yurte ed amano consumare carne, latticini, pasta, e t al latte. L'etnia mongola ha una lingua e scrittura proprie, e professa il buddismo lamaista.
Abiti ed ornamenti dell'etnia mongola Gli abiti e ornamenti dell'etnia mongola sono famosi nel mondo per i loro modelli particolari e le tecniche raffinate di realizzazione. L'abbigliamento dei mongoli mette in rilievo il contrasto dei colori e l'effetto degli ornamenti. I mongoli, sia uomini che donne, vestono toghe con maniche lunghe e ampie e il colletto alto, senza spacchi laterali. La toga maschile larga e quella femminile stretta. Agli orli, alla punta del colletto ed ai polsini, sono aggiunti bordi ricamati di seta o di pellicia. La toga maschile per lo pi blu o di colore scuro, mentre quella femminile ha colori vivaci o tinte pastello. Alla toga si allaccia una cintura, che di solito una striscia di seta rossa o verde. Gli uomini allacciano la cintura sollevando un p la toga il che rende facile andare a cavallo e d un'impressione di eleganza; invece le donne tirano l'abito verso il basso, in modo da esporre la bella linea del loro corpo. Le acconciature mongole sono molto belle ed eleganti, di solito realizzate con collane d'argento, agata, corallo e giada. Anche gli stivali hanno proprie caratteristiche: di pelle, feltro o stoffa, la tomaia reca motivi raffinati. Sul campo della lotta, a corpo libero, gli atleti indossano abiti con ricami di dragoni e di fenici, che rappresentano la felicit. Si pu dire che gli abiti e gli ornamenti dei mongoli riflettono la cultura tradizionale, per cui mantengono ancora oggi una forte vitalit.
Il Nadamu
Il Nadamu in mongolo significa "gioco" o "ricreazione". Nei mesi di luglio ed agosto di ogni anno, la gente mongola si raduna nella prateria per il Nadamu, che comprende principalmente tre discipline, ossia la lotta libera, le gare ippiche e il tiro con l'arco. Il vincitore delle gare di lotta chiamato "Eroe" e premiato con un cammello o un cavallo. Inoltre, durante la manifestazione si possono anche tenere fiere commerciali e spettacoli. Il Tempio delle allodole, una delle sedi principali del Nadamu, uno dei templi pi antichi della vasta prateria mongola. Si trova al centro della steppa Wulanchabu, nella regione autonoma della Mongolia Interna. Costruito nel 1703, il tempio occupa una superficie di 8,5 mila mq, e comprende 5 edifici e 9 pagode buddiste. All'interno, gli edifici principali recano dipinti variopinti paesaggi, personaggi e storie tratte dai testi sacri del buddismo tibetano.
La leggenda del MatouQin
Il MatouQin un tradizionale strumento musicale a corde della nazionalit mongola. Alla sua origine, collegata una bella leggenda. Una volta, un rapace membro della casa reale, per non esser riuscito a portar via ad un ragazzo il suo cavallo di razza, avvelen la bestia. Il cavallo, in fin di vita, disse al ragazzo che dopo la sua morte, utilizzasse le sue ossa e la sua pelle per fare la cassa di uno strumento musicale, la sua coda per realizzare le corde, e la testa per la testa dello strumento, cos avrebbe accompagnato per sempre il padrone...il ragazzo fece come detto dal cavallo. Cos nacque lo strumento musicale chiamato "MatouQin", che in cinese significa letteralmente "liuto dalla forma di testa di cavallo". Da allora, il suono triste e commovente del MatouQin racconta al mondo le straordinariele storie dell'etnia mongola.
Cari amici ascoltatori, se andate in Mongolia Interna, la prima cosa che dovete imparare a fare bere. Accompagnate da melodiosi canti di brindisi, le ragazze mongole vestite a festa, con le hada fra le mani, vi offrono cortesemente il buon vino locale in coppe d'argento. E voi, dovete bere per forza il contenuto fino in fondo! I mongoli sono generosi non solo nel bere, ma anche nel mangiare. Secondo un loro detto, occorre "bere il vino a grandi sorsate e mangiare carne a grossi bocconi"! Le specialit tradizionali dell'etnia mongola sono la pecora intera arrosto e la coscia di pecora arrosto, di cui la parte esterna croccante e l'interna tenera, prive di grasso e dal gusto delizioso. Il piatto locale pi rappresentativo comunque la "carne afferrata con le mani". Per prepararla, si fanno bollire grossi pezzi di carne di pecora nell'acqua, quando sono cotti, si mettono nel piatto e si portano direttamente in tavola. Gli ospiti tagliano la carne col loro coltello e buon appetito a tutti! Se le abitudini alimentari ci fanno precepire la generosit dei mongoli, il cavallo e la lotta libera esprimono ancora di pi il loro stile. L'etnia mongola anche chiamata "etnia a cavallo". Dall'antichit il cavallo sempre stato il mezzo di trasporto pi importante dei pastori mongoli e qui quasi ogni famiglia possiede cavalli; i bambini a 3, 5 anni vengono messi a cavallo, cominciando a imparare a cavalcare e tenere le bestie; nelle scuole elementari e medie nelle zone pastorizie, le gare ippiche sono un contenuto indispensabile delle lezioni sportive.  I pastori mongoli abitano nelle yurte, molto facili da trasportare. La yurta, un tipo particolare di tenda semplicemente attrezzata, fatta di feltro bianco, ormai diventata il simbolo del tradizionale paesaggio della prateria.
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