Memorandum vuol dire agire

2019-12-19 11:35:35
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L'Italia delle piccole e medie imprese ha approvato la sigla del Memorandum sulla BRI tra l'Italia e la Cina. E le ragioni sono evidenti



La recente visita in Italia del presidente Xi Jinping indica la possibilità di sviluppare in maniera definitiva una rotta commerciale consolidata da secoli, decisiva per aumentare lo scambio economico tra i nostri due paesi.

La Cina sta assumendo uno standing internazionale più elevato, anche in ambito ONU, con una partecipazione crescente nella gestione delle crisi globali e delle missioni di pace. Promuove e partecipa d'altro canto attivamente anche a stemperare crisi regionali, proponendosi quale guida per i paesi emergenti e presentando il proprio modello di sviluppo. A differenza di altre potenze dichiara la propria adesione ad obiettivi di pace e di sviluppo sostenibile per promuovere una crescita condivisa che possa generare benefici da diffondere nel tessuto sociale. La Cina desidera cioè accreditarsi come una potenza responsabile che sostiene un approccio multilaterale, facilitando soluzioni negoziali senza l’uso della forza, in coerenza con il principio cinese di non ingerenza negli affari interni di altri paesi e fa parte del cardine diplomatico. Di questo esistono numerosi esempi, anche in relazione agli obbiettivi perseguiti della Cina in Africa, per i quali infatti non si è mai avuta notizia di conflitti armati...

E l’Italia? Ha tutto l’interesse ad accordi con il governo cinese e più ancora con le imprese cinesi, e questo bilaterale sino-italiano servirà ad incrementare le relazioni economiche, commerciali ed anche politiche. L’obiettivo è costruire una rete di partenariati che unitamente ai trattati bilaterali di libero scambio possa facilitare il commercio e gli investimenti in un clima di condivisione di obbiettivi e di rafforzamento del lungo legame di amicizia.

Pechino si pone infatti come player strategico e la firma del Memorandum per la Nuova via della seta da parte del presidente cinese XI e del nostro primo ministro è uno dei primi passaggi che generano opportunità di sviluppo per le aziende in ambo i paesi, ci introduce ad una nuova epoca di accordi commerciali con la Cina e, differentemente da un passato nel quale la parte del leone era riservata alle grandi aziende, è giunto il momento delle PMI, che sapranno cogliere l'attimo. Le piccole e medie imprese italiane rappresentano il 97 % del tessuto imprenditoriale e della forza lavoro italiani e sono il fulcro di attività che più di altre potranno essere sviluppate da e verso l’Asia ed in particolare verso la Cina.

Per l'Italia gli asset strategici su cui puntare sono fondamentalmente tre: fornitura di servizi, produzione di beni e formazione. L’Italia scommette molta della propria capacità di sviluppo su conoscenza ed esperienza, due valori fondamentali per la riuscita di un progetto Cina di così vaste proporzioni - che secondo i nostri studi e le nostre analisi potrebbe portare un incremento di PIL di due o tre punti percentuali già nei primi due anni.

Se andiamo ad analizzare il rapporto tra import ed export notiamo che nel 2018 le esportazioni italiane verso la Cina ammontano a circa 13 miliardi di euro, a fronte di importazioni per ben oltre il doppio (quasi 31 miliardi di euro, dove la quota più rilevante riguarda prodotti tessili, abbigliamento e pelletteria, che rappresentano più di un terzo del valore di importazione ed esportazione). Inoltre le prospettive di crescita dell’economia cinese, anche se ad un tasso più ridotto rispetto al recente passato, fanno comunque intendere che per il 2019 - 2020 l'incremento sarà superiore al 6%. L'urbanizzazione e la crescita del potere di acquisto della classe media cinese è un altro dei temi a cui far riferimento, sia per città di prima fascia come Pechino, Shanghai e Canton, che per la seconda e terza fascia (rispettivamente tra 7 e 10 milioni di abitanti, tra 3 e 5 milioni di abitanti). La particolarità del mercato cinese è quella che per poter essere compliant bisogna anche essere presenti in loco, e questa è una delle leve che le nostre piccole e medie imprese dovranno muovere per raggiungere quel mercato.

La Cina vive una forte evoluzione nei consumi, il reddito della classe media si eleva e dobbiamo affrontare ora questa salita perché nel mercato cinese le PMI italiane possano essere tra le prime.

Guardando ai settori industriali, il sanitario, l’alimentare, le tecnologie pulite, le infrastrutture per la mobilità ma anche il retail e la distribuzione rappresentano dei segmenti che mostreranno in futuro tassi di crescita molto elevati. Prendiamo il settore sanitario: è uno di quelli da considerare con priorità per favorire l'ingresso in Cina delle PMI italiane a motivo delle decisioni prese dal governo cinese, che sta spingendo proprio in tal senso. I farmaci brevettati, ad esempio, continueranno ad essere promossi sia dal governo cinese che dalle strutture ospedaliere e parimenti si apriranno opportunità per le tecnologie avanzate nella produzione di attrezzature mediche di alta qualità, associate all'informatica. Nei prossimi cinque anni le imprese che si occuperanno di progettazione di strutture ospedaliere avranno enormi chance, considerando quanto sia primario per il governo cinese l’asse sanitario-assistenziale. Le PMI italiane impegnate nella progettazione e fabbricazione dei device prendano nota, visto che per loro le stime di crescita saranno ragionevolmente una percentuale a due cifre.

Dal punto di vista del rischio paese la nostra valutazione è che esso nel medio-lungo termine sia minimo. Un po’ di apprensione viene dal contenzioso sulla delimitazione dei confini marittimi delle isole del Mar cinese, alcune rivendicate da Tokyo, altre da Vietnam, Filippine, Malesia e Brunei. Questo però non è un serio rischio di instabilità del paese.

Nel complesso la Cina sta sviluppando una serie di processi vigorosi in quasi tutti gli ambiti della politica interna ed il rischio economico Cina è praticamente azzerato. Il XIX congresso del Partito Comunista cinese dell'ottobre 2017, ad esempio, ha confermato come assoluta priorità del paese i temi ambientali ed energetici, facendo da traino a livello globale, e le autorità si stanno impegnando nell’attuazione di normative specifiche e rilevanti.

Ritornando agli indicatori macroeconomici, benché nell’ultimo triennio il PIL reale si sia abbassato di qualche punto percentuale, il PIL pro capite è aumentato di oltre il 10% l’anno e il debito pubblico è tra i più bassi al mondo (non arriva neanche al 50% del PIL); il tasso di inflazione è abbastanza contenuto e questo, unito alle considerazioni fin qui fatte, suggerisce che la Cina possa essere valutata come un partner strategico per lo sviluppo di processi imprenditoriali da e verso l’italia. Il Bel Paese può garantire una forte e consolidata esperienza nel know-how industriale in numerosi settori, dall’agricoltura alla fornitura di servizi ad alta tecnologia. Ritengo inoltre che debba essere compiuto uno sforzo di intenti per giungere a partnership per la formazione scientifica e universitaria, dove vantiamo delle eccellenze, così da fornire competenze ai futuri manager.

Le nostre PMI sono un'eccellenza nella produzione alimentare. L’Italia è ventinovesimo fornitore nel mercato dell'agroalimentare e all’interno di questo cluster è il primo fornitore per la pasta, il secondo per l’olio d’oliva, il terzo per l’acqua minerale, i vini e il caffè e anche se tutto sommato non sono volumi di business che possano essere considerati notevoli, il mercato cinese offre la sua potenzialità di sviluppo. Ovviamente le principali criticità sono relative alle procedure di importazione e alla catena di distribuzione - che in Cina è molto articolata ed avviene su base municipale. Il made in Italy viene identificato come fattore di sana alimentazione e di buon vivere e la cucina mediterranea, lo stile italiano sono molto apprezzati in Cina. Per questo motivo, fate attenzione, la comunicazione è uno degli elementi essenziali per un solido sviluppo delle aziende piccole e medie verso la Cina.

Volendo sintetizzare, la Cina offre oggi alle nostre piccole e medie imprese un'opportunità di sviluppo che non è possibile trascurare, ed in questo la politica italiana dovrebbe semplicemente aderire alla realtà, che le imprese italiane già conoscono e seguono, non aspettando la politica ma attendendo anzi che si proceda celermente a rendere fattivi gli intenti e i programmi firmati durante la visita in Italia del presidente Xi Jinping.



L'autore è il Vicepresidente di Unimpresa

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