【In altre parole】La ricchezza culturale di Italia e Cina: patrimonio e risorsa dell’umanità

2021-08-02 21:20:51
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Mai come in questi giorni il tema della cultura ha rappresentato un elemento straordinario per riflettere sullo sviluppo delle relazioni tra l’Italia e la Cina. L’apertura del G20 della Cultura nella straordinaria cornice del Colosseo a Roma ed i lavori della 44ª Conferenza sul patrimonio mondiale ospitati a Fuzhou, città descritta con meraviglia dallo stesso Marco Polo ne Il Milione, hanno squadernato la forza della ricchezza culturale di questi due grandi paesi. Le considerazioni analitiche si sono innervate in questi giorni con i ricordi e le emozioni che proprio da questi grandi eventi scaturivano. Tra i siti oggi protetti dall’Unesco c’è anche la mia città, Bologna, coi suoi 62 chilometri di portici, che ha spinto l’Italia a guidare la classifica mondiale con 58 patrimoni dell’umanità. Ma contemporaneamente non ho potuto non gioire per la scelta di Quanzhou, città portuale della storica Via della Seta marittima che aveva uno dei porti più grandi del mondo antico e città con la quale l’Associazione italo cinese per la Promozione della Via della Seta ha sviluppato rapporti e scambi già da diversi anni. Questo mi ha dato l’opportunità di visitare più volte questa città e perdermi tra le bellezze paesaggistiche e gli antichi templi.

Le emozioni, come dicevamo, sono un caleidoscopio brillante di colori e pensieri, ma anche un’occasione per riflettere sulle potenzialità della collaborazione culturale tra l’Italia e la Cina. Il prestigioso status di patrimonio Unesco vinto dalla città di Quanzhou è in realtà un’occasione di interesse anche per l’Italia. Non solo come meta turistica quando la vittoria sulla pandemia ci permetterà di viaggiare con frequenza e senza limiti, ma anche in un’ottica di collaborazione futura. Quanzhou era uno dei passaggi obbligati lungo la Via della Seta marittima e la leggenda vuole che lo stesso Marco Polo si sia da qui imbarcato nel 1292 per il suo viaggio di ritorno a Venezia. La tratta via mare che collega questa città del Fujian con l’Italia è una delle rotte anche della moderna Via della Seta ed i paesi e le aree del mondo toccate da questa tratta rappresentano un tesoro di inestimabile valore culturale, storico ed un patrimonio culturale immateriale unico.

C’è un precedente interessante sul quale conviene riflettere: il 22 giugno 2014 l’Unesco ha designato un tratto di 5.000 Km della vasta rete delle Vie della Seta che si estende da Chang'an/Luoyang, la capitale centrale della Cina nelle dinastie Han e Tang alla regione Zhetysu dell'Asia centrale, come sito del patrimonio mondiale. Il corridoio attraversa Cina, Kazakistan e Kirghizistan e comprende 33 siti tra nuovi e già precedentemente designati. Questa tratta cominciò ad essere usata tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. e rimase in uso fino al XVI secolo. Il messaggio di questa vicenda è estremamente interessante perché sostanzia il concetto di patrimonio mondiale, quindi l’idea in base alla quale tali siti non rappresentano soltanto delle aree di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale per un singolo paese ma per il mondo intero. Proprio questo precedente può spingere la nostra immaginazione a ragionare sull’importanza che avrebbe anche per l’Italia il ruolo di terminale della Via della Seta marittima, con i suoi porti da Venezia a Taranto e giù fino alla Sicilia come hub conclusivi di questo lungo percorso. L’Italia potrebbe giocare un ruolo importante non solo da un punto di vista logistico, ma proprio come patrimonio culturale materiale ed immateriale, unito alla quantità incredibile di paesi e popoli coinvolti lungo la tratta. La valorizzazione della Via della Seta marittima, con un ruolo prominente dell’Italia anche per il ruolo che può giocare potenzialmente sia nelle connessioni verso il centro e nord Europa che nel Mediterraneo e Nord Africa, gioverebbero al Paese e sostanzierebbero la cooperazione italo-cinese anche di progetti concreti.

La Cina ha già promosso la richiesta della Via della Seta marittima come patrimonio transnazionale ma, soprattutto, è attiva nella promozione di una governance globale. L’Italia, con la sua esperienza in tutela e conservazione dei patrimoni artistici e culturali ha maturato una straordinaria competenza che può diventare uno strumento importante di cooperazione in paesi terzi. Quest’ultimo è un settore che andrebbe sviluppato con convinzione e che rappresenta anche uno dei punti qualificanti del MoU siglato tra i due paesi nel marzo del 2019. Proprio l’accresciuta presenza cinese nei progetti di sviluppo di tanti paesi africani e le relazioni che l’Italia ha con molti di essi, a partire da quelli che si affacciano sul Mediterraneo, può essere un terreno strategico di cooperazione congiunta, per esempio implementando il progetto Unesco “Priority Africa”, che ha l’obiettivo di incoraggiare lo sviluppo del continente e affrontare le sue esigenze specifiche, con nuovi piani e progetti, anche in ambito culturale.

Un altro settore di collaborazione prioritario, in quest’ottica, diventa quindi la cooperazione in paesi terzi per sostenere la tutela dei propri patrimoni, allargando lo sguardo alla tutela del patrimonio ambientale e dello sviluppo sostenibile.

Il mondo ferito dalla pandemia ha bisogno di guardare al futuro con un’ottica diversa da come il virus lo ha colto. Spingendo per lo sviluppo di una cultura più solidaristica ed inclusiva, attenta alla bellezza che la storia, la cultura e lo sviluppo dei popoli hanno portato come patrimonio per la conoscenza del presente e le bellezze che la natura e le generazioni passate ci hanno generosamente donato. È in questo ambito che Italia e Cina, consapevoli del grande patrimonio culturale che hanno alle spalle, possono dare il meglio di sé stesse e, nella cooperazione tra i due paesi, costruire nuovi percorsi di crescita e progresso i cui semi, se sapientemente piantati e curati oggi, faranno germogliare un futuro migliore per le nuove generazioni.

L’autore è Francesco Maringiò, Presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta

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