【In altre parole】 Prosegue l’impegno cinese contro la povertà ed il sottosviluppo

Francesco Maringiò 2021-02-26 15:24:29
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Che la lotta alla povertà fosse una priorità del governo cinese, lo si è capito dagli sforzi messi in campo per rendere la Cina una società moderatamente prospera ed eradicare le ultime sacche di indigenza anche dalle province più remote e meno sviluppate.

A dire il vero è un obbiettivo di lungo corso che generazioni di leader si sono passati come un testimone, segnando le tappe fondamentali di questa lunga marcia contro la povertà ed il sottosviluppo. In Cina, ricordava il filosofo Domenico Losurdo, siamo in presenza di due treni che si muovono dalla stazione chiamata “sottosviluppo” verso quella chiamata “sviluppo”. I treni hanno diversa velocità, metafora per raffigurare il diverso progresso delle zone costiere e delle aree interne. Però a differenza dell’Occidente, chiosava lo studioso, entrambe avanzano verso lo stesso obiettivo e gli sforzi messi in campo per accrescere la velocità del treno più lento, aiutano a ridurre la distanza relativa tra i due convogli.

È questa metafora, ascoltata durante un viaggio in Cina diversi anni fa, che mi è venuta in mente quando ho letto dell’ispezione compiuta ad inizio mese dai massimi vertici del governo cinese a Guizhou, provincia sud-occidentale caratterizzata da una bellezza paesaggistica unica, ma ancora relativamente povera se paragonata alle rampanti province della costa. Sebbene nel 2020 la Cina abbia raggiunto l’obbiettivo dell’eliminazione della povertà estrema, contribuendo in maniera significativa al raggiungimento degli obbiettivi Onu nella lotta alla povertà mondiale, il gruppo dirigente del Partito Comunista è tornato a visitare le zone più remote e dove vive una nutrita rappresentanza di minoranze etniche, per approfondire il processo di sviluppo e ridurre per questa via i divari regionali, urbano-rurali, di reddito e di accesso ai servizi.

È la strategia del “people first”, l’essere umano al primo posto, ed uno sviluppo incentrato sui bisogni delle persone, pivot delle decisioni assunte al 19° Congresso e leva per la modernizzazione socialista. Ed è lo spirito ribadito nel corso della Conferenza nazionale di sintesi e di encomio sull’alleviamento della povertà, tenuto a Pechino gli scorsi giorni e nel corso del quale sono stati premiati uomini e donne che più di tutti si sono spesi in prima linea nella battaglia contro la povertà. Il presidente cinese, nel ricordare il grande numero dei quadri di partito che hanno dedicato disinteressatamente i loro anni più belli alla causa della riduzione della povertà, ha messo in luce come sia proprio la temperie della storia a forgiare gli eroi e che la grandezza umana viene alla luce nell’adempimento dei propri compiti quotidiani. In questo lavoro i quadri del Pcc hanno vivificato gli ideali e messo in luce la missione originale dei comunisti.

La povertà non si vince, questo è il messaggio del governo cinese, solo con gli investimenti ed i sussidi, ma ha bisogno di una politica coordinata che consolidi risultati e trasferisca sviluppo a tutti gli angoli del paese. Facendo questo, si rafforzano le opportunità di cooperazione multilaterale che permettono anche ad altre aree del mondo di vincere la propria sfida contro povertà e sottosviluppo. Una Cina prospera è condizione fondamentale per un maggiore ruolo proattivo nella “cooperazione Sud-Sud” e per una collaborazione politica e tecnologica con l’Occidente, capace di garantire per questa via una governance globale atta ad affrontare le sfide attuali, a partire dalla lotta alla pandemia.

A maggio 2018 ho avuto la fortuna di partecipare alle celebrazioni per il quarantesimo anniversario del varo della politica di riforme ed apertura. Viaggiando da Shenzhen fino al villaggio di Xiaogang ho potuto constatare come le politiche avviate nel 1979 abbiano accelerato il processo di eradicazione della povertà, disegnando non solo lo skyline di nuove attraenti moderne città, ma la fisionomia di una straordinaria lotta emancipatrice contro il sottosviluppo e la miseria. Shenzhen, con la sua posizione immediatamente a nord di Hong Kong, è diventata la città dove per eccellenza si è sperimentata la politica di apertura e, da villaggio di pescatori, si è trasformata nell’incubatrice della silicon valley cinese, diventando oggi uno dei poli mondiali dell’innovazione tecnologica. Xiaogang è rimasto invece un villaggio, ma la sua fisionomia si è completamente trasformata e, con essa, la vita dei suoi abitanti. È in questo borgo della provincia dell’Anhui che vanno invece rintracciate le radici della politica di riforma cinese, diventando il luogo di nascita (ed assieme) il simbolo della riforma rurale.

Questo dimostra come il piano di fuoriuscita dalla povertà sia plasmato a partire da misure mirate che tengono conto delle diverse realtà locali ed il conseguimento di questo obbiettivo storico rappresenta un bel modo per celebrare il centesimo anniversario di fondazione del PCC. E questo è un punto centrale di tutta la vicenda: il successo nella lotta alla povertà non va inquadrato solo da un punto di vista ammnistrativo e di capacità di governo (pur importante), ma è un punto politico strategico. Come è stato ribadito nel corso della Conferenza sulla lotta alla povertà, questo traguardo “non è il punto di arrivo ma il punto di partenza per una nuova vita ed una nuova lotta”.

Ho iniziato questo articolo ricordando la metafora dei due treni, diretti verso lo sviluppo, che viaggiano a diversa velocità. Una caratteristica fondamentale di questo viaggio che coinvolge la popolazione cinese è che il treno più lento salta alcune stazioni proprio per poter accelerare la sua corsa. Un cittadino che vive in una zona rurale, da cui ci si è appena affrancati dalla povertà estrema, non dovrà attendere lo stesso numero di anni degli abitanti della costa per eguagliarne il loro tenore di vita. Nel frattempo infatti l’innovazione tecnologica viene impiegata per accrescere la corsa del treno più lento verso lo sviluppo. È il caso, per fare un esempio, dell’estensione della banda larga ad oltre il 98% dei villaggi cinesi, un tempo poveri: dal 2015 il governo centrale e gli operatori di telecomunicazioni hanno investito oltre 60 miliardi di yuan (9,28 miliardi di dollari) nella costruzione della rete in fibra ottica in 43.000 villaggi che erano afflitti dalla povertà e per la costruzione di stazioni 4G in più di 9.200 villaggi un tempo poveri. Questo non solo ha permesso la nascita di vere e proprie star del web, come è il caso dei contadini che vendono i propri prodotti direttamente facendo le live-streaming, ma di costruire vie nuove per accelerare la corsa allo sviluppo.

Anche così si vince la battaglia contro la povertà e si lancia il treno e tutta velocità verso lo sviluppo ed il benessere.

L’autore è Francesco Maringiò, presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta.

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