【In altre parole】2020: per la Cina l’anno della vittoria sul Virus e sulla povertà

2020-12-31 10:35:26
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Per la Cina il 2020 è stato un anno di grandi conquiste. La più importante è quella della vittoria sulla povertà. Un successo cinese di cui beneficia il mondo intero.

di Francesco Maringiò

L’anno che si conclude è stato per la Cina un momento straordinario, che non basterebbe un articolo per raccontare. La vittoria sul Covid, il calo dell’economia e poi la sua rapida crescita, fino alla bandiera nazionale piantata sulla superfice lunare dalla sonda Chang'e-5, sono fotogrammi di un anno vissuto ad una velocità impressionante e con una capacità di crescita molto significativa. Soprattutto se paragonata al resto del mondo, ferito da una pandemia che non accenna a ridurre il suo ritmo di contagio e dall’economia in perenne affanno. Tuttavia, il 2020 sarà l’anno che passerà agli annali della storia per il conseguimento più ambizioso ed importante a cui la leadership cinese ha devoluto straordinario impegno e risorse: l’eradicazione dell’ultima sacca di povertà estrema presente nel paese.

Chongqing, Parco di tè

Chongqing, Parco di tè

Dal 1978 ad oggi, 700 milioni di persone sono state sollevate dalla povertà e, allo stesso tempo, 400 milioni di persone della costa orientale hanno acquisito un tenore di vita pari (a parità di potere d’acquisto) alla media dell'Unione Europea. Ma la vittoria sulla povertà segna una vittoria che ha una forte componente morale, oltre che politica, perché è un traguardo che permette a chi soffriva di povertà assoluta di godere oggi della certezza di un reddito ed un alloggio decente ed un’assistenza sanitaria di base. Si tratta di una grande acquisizione per la popolazione cinese, soprattutto delle aree rurali, ma è una vittoria dell’intera umanità, giacché questo successo ha contribuito per il 70% della riduzione mondiale della povertà, la cui eliminazione rimane uno dei 17 obbiettivi del millennio dell’ONU.

Prefettura Qiandongnan della provincia del Guizhou

Prefettura Qiandongnan della provincia del Guizhou

Questo traguardo fa parte di un'enorme strategia a lungo termine del PCC per implementare il suo sistema sociale. Per questo obbiettivo sono state mobilitate ingenti risorse umane, inviando nelle province più remote i quadri di partito provenienti da aree più sviluppate ed investendo ingenti risorse: solo negli ultimi anni il budget impiegato per eradicare la povertà è passato dai 7,5 mld $ del 2015 ai 18,3 mld $ nel 2019. Particolarmente interessante è il fatto che tale processo si sia innervato con la sperimentazione di nuove acquisizioni tecnologiche come per esempio l’impiego di big data per lo sviluppo rurale oppure la formazione professionale per la conservazione del patrimonio culturale immateriale. Tutto questo ci porta a comprendere meglio come la lotta contro la povertà non è soltanto un importante conquista di giustizia sociale della società cinese, ma un obiettivo strategico per raggiungere uno dei principali compiti che il PCC si è posto con la fondazione della Repubblica Popolare. Per questo motivo, è particolarmente importante che lo sradicamento della povertà e la costruzione di una società moderatamente prospera coincidano con il centenario della fondazione del PCC e diventino un obiettivo centenario della nazione cinese.

Il distretto di Xiajiang della provincia del Jiangxi

Il distretto di Xiajiang della provincia del Jiangxi

È indubbio che lo straordinario processo di crescita economica e sviluppo abbia portato anche ad una tendenziale redistribuzione della ricchezza: diversi analisti finanziari considerano il 2025 come l'anno in cui la Cina entrerà nella lista dei Paesi ad alto reddito.

A livello globale, invece, le dinamiche hanno segno opposto: qui in Occidente la mancata volontà a redistribuire la ricchezza ha portato ad un aumento incredibile della povertà e della insicurezza e la pandemia da Covid-19 ha fatto emergere le contraddizioni delle società capitalistiche, rese sempre più fragili e disuguali da decenni di concentrazione delle ricchezze e mancata redistribuzione e dallo smantellamento del welfare. I rapporti della Banca Mondiale hanno messo in luce il fatto che "è rallentato il tasso che segna la riduzione della povertà, aumentando la preoccupazione per il raggiungimento dell'obiettivo di porre fine alla povertà entro il 2030". Mentre la Cina contribuiva a ridurre il livello di povertà assoluta. Nel mondo c'era un'enorme creazione di ricchezza, ma il divario tra ricchi e poveri si stava allargando. Un rapporto di Oxfam riferisce che le fortune dei super-ricchi sono aumentate del 12% nel 2018, mentre la metà più povera dell'umanità ha visto diminuire la propria dell'11%. Da soli, 26 miliardari possedevano l'equivalente della ricchezza della metà più povera del pianeta. Una concentrazione di enormi ricchezze nelle mani di pochi, che evidenzia l'iniquità sociale e l'insostenibilità dell'attuale sistema economico capitalistico. Il rapporto ci dice che a metà del 2018 l'1% più ricco deteneva poco meno della metà (47,2%) della ricchezza aggregata netta, a fronte di uno scarso 0,4% assegnato alla metà più povera della popolazione mondiale: 3,8 miliardi di persone. Questa enorme disuguaglianza penalizza in maniera particolare le donne e le giovani ragazze.

La città di Xiaogan della provincia dello Hubei

La città di Xiaogan della provincia dello Hubei

L'emergenza sanitaria ha fatto emergere in Occidente, in tutta la sua drammatica violenza, la subordinazione della politica agli interessi particolari dell’élite economiche, a scapito dell'interesse collettivo. Allo stesso tempo, si è evidenziata invece la funzionalità del modello cinese e la capacità dello Stato e del Partito di orientare l'economia nell'interesse della salvaguardia della vita umana, evidenziando il vantaggio (e la superiorità) strutturale del sistema socialista. Proprio per queste ragioni, la vittoria cinese sulla povertà è un’occasione di riflessione anche per noi, a partire da un ragionamento controcorrente sul ruolo dello Stato e del suo rapporto con il mercato. Ed anche una riflessione sulla necessità del rilancio di una nuova fase di cooperazione internazionale che archivi le spinte unilaterali e protezionistiche ad abbracci lo spirito dell’amicizia e della cooperazione internazionale.

L’autore Francesco Maringiò è Presidente dell’Associazione italo-cinese

per la promozione della Nuova Via della Seta.

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