【In altre parole】75esimo anniversario della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite: il ruolo della Cina all’Onu dal 1945 a oggi

2020-09-17 20:28:46
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Quest’anno ricorre il 75esimo anniversario della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Nell’arco degli ultimi 75 anni l’Onu ha costantemente perseguito la difesa della pace e della sicurezza mondiali, oltre allo sviluppo di relazioni amichevoli in seno alla comunità internazionale basate sul rispetto dei diritti dei popoli di tutti i Paesi e sul principio di auto-determinazione di questi ultimi. L’organizzazione ha, inoltre, attivamente incoraggiato e favorito la cooperazione internazionale quale strumento per risolvere i problemi internazionali di natura sociale, economica, culturale e umanitaria, e promosso il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali di ogni essere umano. Così facendo, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha saputo tener fede ai propositi e agli impegni stabiliti dalla “Carta delle Nazioni Unite”, svolgendo un ruolo cruciale e insostituibile.

In qualità di Paese vincitore della Seconda Guerra mondiale, la Cina è stato uno dei quattro Paesi - insieme all’U.R.S.S., al Regno Unito e agli Stati Uniti - che, nel 1944, contribuì alla stesura della prima bozza della “Carta delle Nazioni Unite”. Lo statuto dell’Onu fu, in seguito, firmato da 50 Paesi nel corso della Conferenza di San Francisco, che si tenne nell’omonima città degli Stati Uniti il 26 giugno del 1945. In quell’occasione, alla Cina fu riconosciuto l’onore di firmare per prima la “Carta delle Nazioni Unite”, in virtù dell’importante contributo dato nel contrastare il nazi-fascismo nel corso della lunga guerra di resistenza combattuta contro il Giappone. Sin dalla fondazione ufficiale dell’Onu, nel 24 ottobre 1945, la Cina è inoltre membro permanente del Consiglio di Sicurezza, al pari di Stati Uniti, Russia, Francia e Regno Unito.

Come risultato della guerra civile tra comunisti e nazionalisti, in Cina si verificò un cambio di regime politico che portò, nel 1 ottobre 1949, alla nascita della Repubblica Popolare cinese. Le Nazioni Unite impiegarono, tuttavia, più di 20 anni per riconoscere alla neonata Repubblica Popolare i propri diritti legittimi in seno all’organizzazione. Questi ultimi saranno ristabiliti solo nell’ottobre del 1971, grazie anche alla cosiddetta “diplomazia del ping pong” che favorì una distensione delle relazioni tra la Cina di Mao Zedong e gli Stati Uniti di Richard Nixon.

Il 25 ottobre 1971 l’Assemblea generale dell’Onu approvò con 76 voti a favore - incluso quello dell’Italia - la “risoluzione n. 2758”, che restituiva alla Repubblica Popolare cinese il ruolo che le spettava di diritto e che si era invece visto negato per più di due decenni. Da allora, la Cina ha sempre perseguito la via dello sviluppo pacifico, contraddistinto dal sostegno al multilateralismo, dall’osservanza del principio di “non interferenza negli Affari interni degli altri Paesi” e dalla promozione di uno sviluppo condiviso da tutti i Paesi del mondo.

Arrivando ai giorni nostri, si può constatare come la Cina si stia ritagliando un ruolo sempre più importante sulla scena internazionale, in particolare da quando Xi Jinping ha assunto la carica di presidente della Repubblica Popolare nel marzo del 2013. La Cina è infatti, ad oggi, il primo membro permanente del Consiglio di Sicurezza per numero di truppe inviate in missioni di pace condotte dall’Onu ed è anche il secondo più grande finanziatore delle operazioni di peacekeeping, con un contributo pari al 15,22% del budget totale stanziato nel 2019. Inoltre, da quando il presidente cinese ha lanciato l’iniziativa “Belt and Road” (proponendo al resto del mondo, nel settembre 2013, di costituire una “Cintura economica della nuova Via della Seta” e, nell’ottobre dello stesso anno, la creazione di una “Via della Seta marittima del XXI secolo”), la Cina è di fatto diventata uno dei principali promotori al mondo della globalizzazione.

Degno di nota il fatto che il modello di globalizzazione proposto dalla Cina è, almeno nelle intenzioni, ben diverso da quello portato avanti finora dai Paesi occidentali. La Cina si propone, infatti, l’ambizioso obiettivo di costituire, insieme agli altri membri della comunità internazionale, una “comunità dal destino condiviso per l’umanità”, nel quadro di un nuovo tipo relazioni internazionali più eque e inclusive. Il concetto di “comunità dal destino condiviso per l’umanità” è stato favorevolmente accolto dalla comunità internazionale e si è andato sempre più affermando, fino ad entrare a pieno titolo nel gergo della diplomazia.

Ad attirare maggiormente l’attenzione della comunità internazionale rimangono, tuttavia, gli straordinari risultati ottenuti dalla Cina negli ultimi 40 anni in ambito economico. Ad oggi, la Cina è infatti la seconda più grande economia del mondo e il principale motore della crescita globale. Basti pensare che, nel 2018, la Cina ha contribuito per il 15,86% al Pil mondiale. A questi sorprendenti risultati macro-economici, si aggiungono inoltre i grandi successi ottenuti in materia di lotta alla povertà. In questi decenni di rapido sviluppo economico, il Paese ha saputo liberare diverse centinaia di milioni di poveri dall’indigenza, contribuendo per oltre il 70% alla riduzione della povertà assoluta nel mondo. Allo stesso tempo, ha costantemente promosso i diritti umani di tutta la popolazione cinese, in particolare per quel che riguarda quelli di natura economica, sociale e culturale.

A coronamento di questi eccezionali risultati, la Cina si è visto riconosciuto un ruolo sempre più importante all’interno delle varie agenzie dell’Onu, che si traduce in concreto con una maggiore presenza di funzionari cinesi in posizioni di vertice. Un esempio su tutti è quello dell’ex vice ministro cinese dell’Agricoltura, Qu Dongyu, che il 23 giugno 2019 è stato nominato Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), con 108 voti a favore, divenendo il primo funzionario cinese a ricoprire questa prestigiosa carica presso l’agenzia specializzata facente capo al Consiglio Economico e Sociale dell’Onu.

Vale la pena menzionare, inoltre, il caso di Jiang Duan, ministro della missione permanente cinese a Ginevra, che il 1 aprile 2020 è stato nominato membro del Gruppo Consultivo per l’Asia–Pacifico del Consiglio per i Diritti Umani (UNHRC). Quest’ultima nomina ha suscitato non poche polemiche da parte di alcuni Paesi membri, alle quali il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, pochi giorni dopo ha così replicato: “La Cina ha sempre partecipato attivamente ai lavori dell’UNHRC e delle altre agenzie multilaterali che si occupano di diritti umani. La nomina a membro del Gruppo Consultivo per l’Asia–Pacifico del Consiglio per i Diritti Umani del ministro della missione permanente cinese presso l'ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, Jiang Duan, dimostra ancora una volta che la comunità internazionale riconosce i risultati ottenuti dalla Cina in materia di sviluppo dei diritti umani e la sua attiva partecipazione agli scambi e alla cooperazione in questo settore”.

Se il mondo vuole diventare un posto più sicuro e prospero, non può di certo fare a meno delle Nazioni Unite e di tutto quello che rappresentano, per buona pace di chi cerca costantemente di delegittimarle e sminuirne la funzione. Da quanto suddetto si evince, inoltre, che la Cina è ormai diventata una colonna portante dell’Onu, oltre che un attore indispensabile per la realizzazione degli obiettivi stabiliti dalla “Carta delle Nazioni Unite” ed è quindi destinata a svolgere un ruolo sempre più prominente all’interno dell’organizzazione e della comunità internazionale.


(Piero Cellarosi)

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