【In altre parole】Perché è importante il piano “Piatto pulito”

2020-09-03 14:22:28
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Uno dei problemi più diffusi al mondo è quello dello spreco alimentare dovuto in gran parte ad una mentalità eccessivamente consumistica e ad una scarsa informazione.

Ma perché i cibi finiscono con l’essere cestinati? Le famiglie non sono le uniche colpevoli di questo triste fenomeno; la causa va ricercata anche nelle catene di produzione degli alimenti. Secondo uno studio chiamato Global Food Losses and Food Waste, ogni anno viene sprecato circa un terzo del cibo prodotto; ciò non deve solo farci pensare a quei milioni di persone che ogni anno muoiono per fame o per cause ad essa correlate; ma significa anche che enormi quantità di risorse utilizzate nella produzione alimentare (acqua, fertilizzanti, terreno e fonti energetiche di ogni tipo) e nel confezionamento dei prodotti (carta, polistirolo. plastica), vengono prodotte inutilmente; per non parlare poi dell’eccesso di emissioni di gas serra causate dalla produzione di cibo e di mangimi per animali.

Chi ha genitori o nonni che hanno vissuto il periodo della grande carestia o della guerra ha sicuramente sentito più volte la frase “il piatto deve essere pulito” o “in questa casa non si butta niente”. Mi accorgo sempre più spesso di come questi sani principi improvvisamente però svaniscano quando ci si trova di fronte ad un “All you can eat” o ad un buffet. I vassoi si riempiono velocemente lasciando il più delle volte nei piatti ingenti quantità di cibo avanzato che andrà poi buttato.

Proprio per questi motivi, in occasione della Giornata Mondiale contro lo spreco alimentare tenutasi il 5 febbraio 2020 è partita l’iniziativa “Un piatto viola per la gentilezza alimentare”: gli insegnanti di molti comuni italiani hanno accettato di aderire. Nelle mense delle scuole che hanno deciso di aderire viene esposto un piatto viola, colore della gentilezza, per sensibilizzare gli studenti a mettere nel proprio piatto solo ciò che sono sicuri di mangiare. Questo tipo di atteggiamento porterà i bambini – e di conseguenza i loro familiari – a tenere comportamenti alimentari più responsabili, ma soprattutto più rispettosi nei confronti di chi invece non ha la fortuna di poter mangiare a sufficienza.

Anche la Cina si sta muovendo per prevenire gli sprechi: un rapporto della China Academy Science riporta che vengono sprecati fino a 18 milioni di tonnellate di cibo l’anno, sufficienti a sfamare circa 40 milioni di persone. Una significativa campagna contro gli sprechi alimentari era stata già lanciata dal presidente Xi Jinping nel 2013. Nel 2019, erano state poi introdotte misure punitive per la popolazione e le aziende di Shanghai, multe che spingevano a riciclare di più. Ma tutto ciò non è bastato: le abitudini più tradizionali di alcuni cinesi spingono i padroni di casa ad imbandire la tavola con portate generose, soprattutto quando ci sono ospiti perché il piatto vuoto è considerato segno di scortesia e incapacità ad accogliere. È necessario precisare che al ristorante i cinesi sono soliti ordinare pietanze non individualmente come avviene in occidente, ma per tutti i commensali; i numerosi ed abbondanti piatti ordinati vengono serviti al centro del tavolo, sopra un disco generalmente di vetro che ruota, per permettere a tutti di servirsi, ma che finisce per restare pieno di avanzi a fine pasto.

Come ospite di cinesi, mi sono trovata spesso di fronte a queste abbondanti e invitanti tavolate; uno dei primi detti che ho imparato in queste occasioni è stato “民以食为天 mín yǐ shí wéi tiān” che significa “il cibo è la prima necessità delle persone”; questo è il motivo per cui è considerato poco ospitale mostrare una tavola con un quantitativo di pietanze non sufficiente. Così come non è considerata buona educazione quando si è ospiti dei cinesi lasciare il piatto pulito perché chi ci ospita sarebbe portato a pensare di non averci offerto abbastanza e quindi di non averci saziato a sufficienza.

Ma questo modo di concepire l’ospitalità, per altro non troppo distante dal nostro, rema contro i problemi che soprattutto in questo periodo stanno dilagando in tutto il mondo, Cina compresa. I danni economici portati dalla pandemia COVID-19 che ha rallentato l’attività agricola, i diversi disastri atmosferici che hanno messo in ginocchio le province centro meridionali della Cina e la diminuzione delle importazioni di cibo dall’America, hanno portato il presidente Xi Jinping a lanciare ancora una volta la campagna del piatto pulito. Sono numerose le volte in cui il presidente Xi ha sottolineato la necessità di porre fine allo spreco alimentare, attribuendo grande importanza alla sicurezza alimentare e alla parsimonia rigorosa. L’appello ha fin da subito dato ottimi risultati: seguendo le sue indicazioni, ad esempio, la Wuhan Catering Industry Association (l’associazione dei ristoratori di Wuhan) ha proposto la formula “N-1” che esorta i commensali ad ordinare un numero di piatti inferiore di 1 rispetto al numero dei commensali stessi e, solo in seguito, se ancora affamati, ordinare ulteriori pietanze; i ristoranti hanno iniziato a proporre le mezze porzioni; nelle dirette tv non è più permesso proiettare scene di “grandi abbuffate”; sono iniziate campagne di sensibilizzazione contro gli sprechi di cibo anche attraverso popolari piattaforme social media come Douyin (il Tik Tok locale); gli utenti dei social media sono invitati a condividere su Weibo (altra piattaforma popolare cinese), al termine dei pasti, foto e video dei piatti vuoti.

Alla luce delle numerose iniziative intraprese, spero sinceramente che tanto gli italiani quanto i cinesi riusciranno a prendere maggiore coscienza del problema, impegnandosi a “porre fine allo spreco alimentare e promuovere la parsimonia”, proprio come ha suggerito il presidente Xi. Credo che basterebbe veramente poco per arginare il problema: una spesa più oculata acquistando solo ciò che realmente occorre (quante volte si entra in un market con l’idea di comprare solo latte e pane e si esce con il carrello pieno?); divulgare attraverso i media locali ricette che insegnino a cucinare utilizzando gli avanzi del pasto precedente (frittata di pasta, sformato con verdure, polpette…); fare attenzione alla data di scadenza dei cibi e iniziare a consumare quelli che vanno prima a male; riprendere la vecchia abitudine del “doggy bag” (in Cina sinonimo di buona educazione); al ristorante basterebbe estendere le iniziative di molti “All you can eat” cinesi nei quali si paga un surplus sui piatti non finiti; in questo modo credo saremmo più spinti ad ordinare solo i piatti che si è sicuri di mangiare.

Una maggiore consapevolezza sul valore del cibo non può che portare le persone ad un nuovo e più giusto modo di approcciarsi all’alimentazione. Il problema dello spreco di cibo, torno a ripetere, non è solo un tema etico o salutare, ma determina anche effetti sul piano economico e ambientale.


Dott.ssa Meloni Raffaella

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