L’effetto boomerang delle politiche economiche Usa
Il 15 giugno la banca centrale statunitense (Fed) ha alzato i tassi di interesse di 75 punti base - non accadeva dal 1994 - nel tentativo di fermare la costante corsa dell’inflazione a maggio scorso, quando i prezzi al consumo hanno registrato un incremento dell’8,6%, il livello più alto raggiunto in quattro decenni. Perciò Ryan Sweet di Moody’s Analytics ha avertito che il tentativo della Fed di contenere l’inflazione tramite l’aumento dei tassi di interesse danneggerà al contempo la crescita economica. Bloomberg News ritiene che “pochi mesi fa non era possibile parlare una recessione economica americana che è attualmente diventata inevitabile.”
Oggi l’economia americana si trova in una situazione imbarazzante perché l’aumento dei tassi di interesse danneggia l’economia mentre l’aumento insufficiente non potrà frenare l’inflazione. Secondo le analisi, questa situazione presenta uno stretto legame con le politiche commerciali e monetarie americane di questi ultimi anni. Nel 2018 gli Usa hanno iniziato la guerra commerciale contro la Cina impostando tassi doganali sui prodotti importati da quest’ultima per un valore di centinaia di miliardi di dollari; in questo modo le famiglie americane hanno dovuto spendere in media 2031 dollari in più ogni anno. Per fronteggiare le conseguenze dell’epidemia il governo Usa ha scelto le politiche finanziarie e monetarie super espansive, causando un grave squilibrio del rapporto tra domanda e offerta. Sin dall’inizio del conflitto Russia-Ucraina, gli Usa e i suoi alleati hanno attuato sanzioni senza linea di fondo che hanno creato gravi problemi alla funzionalità della catena di approvvigionamento internazionale. Ormai l’attuale difficile situazione dell’economia degli Stati Uniti è un risultato delle loro politiche che hanno provocato un decisivo “effetto boomerang”.