Accuse alla giornalista CMG Li Jingjing, boomerang per il New York Times
In un recente articolo il New York Time ha accusato con malizia alcuni influencer stranieri che hanno raccontato una verità favorevole alla Cina, definendoli un megafono “controllato dal governo cinese”. Nello stesso articolo è stata menzionata anche Li Jingjing, giornalista di China Media Group, che secondo quanto ipotizzato dall’articolo avrebbe cercato di nascondere deliberatamente la propria identità di dipendente di CGTN per raggiungere l’obiettivo di “depistare” l’opinione degli spettatori stranieri tramite i conteuti pubblicati sul suo account personale di YouTube.
Nell’articolo viene espressa la speranza che Youtube metta l’etichetta di “State Controlled Media” sull’account di tutti quelli che osano dire la verità sulla Cina per limitarne la circolazione. Dopo la pubblicazione sui suoi account Twitter, YouTube, Reddit e Facebook, la risposta di Li Jingjing è stata subito condivisa, ricevendo un gran numero di “mi piace” dagli internauti di diversi Paesi, tra i quali quelli di USA, Canada, Germania, Australia e Malesia hanno lasciato accesi commenti di risposta al New York Times sull'account di Li Jingjing.