【In altre parole】Sulle sanzioni dell’UE relative alla questione dello Xinjiang

2021-03-25 17:07:05
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Il consiglio d’Europa ha imposto sanzioni alla Cina motivando la scelta politica con l’argomento delle presunte violazioni ai danni della minoranza musulmana nella regione dello Xinjiang. Nel corso dei miei viaggi in Cina, ho visitato questa regione autonoma ed altre province dove abitano numerose minoranze musulmane. E chiunque, come me, ha sicuramente potuto notare lo sforzo ad una effettiva integrazione nel tessuto della società, sia permettendo il rispetto della cultura specifica nelle sue diverse forme (dalla presenza dai luoghi di culto, alla cucina ed alla lingua), sia attraverso piani di sviluppo economico e riduzione della povertà, come precondizione per migliorare la stabilità sociale.

Per questo ritengo che il regime sanzionatorio contro la Cina imposto dal Consiglio europeo è una presa di posizione sbagliata che non aiuta le ragioni della pace e della cooperazione internazionale. Le istituzioni europee forse dimenticano che in due diverse sessioni del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel 2019 e 2020, gli appelli alla condanna della condotta cinese nello Xinjiang sono state bocciate a larga maggioranza e che a sostenere le ragioni della Cina vi erano nazioni a maggioranza musulmana.

L’ascesa della campagna internazionale sui fatti dello Xinjiang, con un sostegno di media ed ONG occidentali ad esponenti dell’ETIM/TIP, ha coinciso con l’aumento dell’antagonismo nel rapporto tra Usa e Cina, e la scelta dei primi di classifica Pechino come una minaccia strategica al potere degli Stati Uniti. Proprio la narrazione dominante di molti massmedia occidentali, con la loro incuranza delle differenze tra i diversi contesti politici e geografici, è partecipe di una visione manichea dei diritti umani.

Non è nell’interesse dei popoli e dei paesi europei partecipare a questa nuova guerra fredda: proprio l’Europa che ha saputo criticare l’“interventismo democratico” durante la guerra in Iraq, dovrebbe riscoprire una diversa propensione e lavorare per la pace, non per una nuova militarizzazione delle relazioni internazionali.

di Francesco Maringiò , presidente dell'Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta ed esperto di questioni cinesi

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