Coronavirus, Usa stanno sprecando il tempo guadagnato dalla Cina nella risposta all’epidemia

2020-03-10 21:14:42
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Dopo lo scoppio dell’epidemia di Covid-19, i risultati delle azioni adottate dalle due potenze sulle sponde opposte del Pacifico sono sotto gli occhi di tutti.

Grazie al suo impegno, costato molta fatica, la Cina ha impiegato solo poco più di un mese per mettere la situazione sotto controllo. Secondo quanto mostrato dai dati, il 9 marzo, i nuovi contagi nella città di Wuhan sono scesi per la prima volta sotto quota 20; nella provincia dello Hubei, esclusa Wuhan, non sono stati registrati nuovi casi di contagio per 5 giorni consecutivi; stessa cosa avvenuta per tre giorni consecutivi nelle altre province del Paese. Proprio come specificato il giorno 9 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’epidemia in Cina sta procedendo verso la sua eliminazione.

Al contempo, sull’altra sponda del Pacifico, i nuovi contagi sono in continuo aumento. Fino alle ore 19 (orario degli Usa orientali), in oltre 30 Stati sono comparsi nuovi contagi, 10 hanno annunciato lo stato d’emergenza. I contagi registrati sono almeno 704, tra cui 26 decessi.

Gli Stati Uniti sono uno dei Paesi più all’avanguardia nel settore sanitario e avrebbero potuto evitare una situazione come questa. Negli Usa il primo caso di contagio risale al 20 gennaio e nonostante ciò fino ad una decina di giorni fa, Washington aveva assunto ancora questo tipo di atteggiamento: “Il rischio al contagio per gli americani è ‘ancora molto basso’, e lo sviluppo del vaccino sta andando a gonfie vele”; “Gli USA hanno preparato le mascherine, che potrebbero anche non servire”; “Si può trattare il nuovo coronavirus come l’influenza”…

Questi messaggi sono stati inviati durante una conferenza stampa del 26 febbraio alla presenza dei leader americani. In quel momento, l’epidemia stava già accelerando la sua diffusione globale; conseguentemente, dopo soli due giorni, l’OMS ha elevato il grado di rischio mondiale al massimo livello.

Evidentemente, il governo americano ha proceduto alla previsione e alla risposta con una certa lentezza. In merito, Kurt Campbell, ex segretario di Stato americano per gli affari del sud-est asiatico, ha tagliato corto: “le misure estremamente rigide cinesi ci hanno lasciato molto tempo, ma non credo che l’abbiamo sfruttato efficacemente”.


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