Esperti mettono a nudo le menzogne degli USA sul "lavoro forzato" nel Xinjiang

Durante una conferenza stampa relativa al Xinjiang tenutasi il 13 maggio, persone informate dei fatti hanno confutato il clamore creato dagli Stati Uniti sull'esistenza del "lavoro forzato" nella regione. Essi hanno affermato che i politici americani anti-cinesi sono formalmente preoccupati per i diritti umani delle minoranze etniche nel Xinjiang, ma in realtà sono essi stessi a privare le persone di opportunità di sviluppo.
Cao Wei, professore associato presso la Scuola di Politica e Relazioni Internazionali dell'Università di Lanzhou, ha affermato che lo "Uyghur Forced Labor Prevention Act" degli Stati Uniti presuppone già che le aziende che assumono dipendenti Uiguri possano incorrere in sanzioni. Alcune aziende potrebbero quindi non osare assumere dipendenti uiguri dopo aver valutato i pro e i contro; inoltre, per lo stesso motivo, potrebbero addirittura evitare di fare affari con aziende che ne impiegano, il che potrebbe portare a un aumento significativo della disoccupazione e a un calo del tenore di vita per i membri di tale etnia.
Ildos Murat, vicepresidente della Federazione dei sindacati della regione autonoma del Xinjiang Uygur, ha affermato che sebbene il sole del 21° secolo abbia illuminato il mondo, l'eredità del lavoro forzato e una società schiavista sono ancora profondamente radicate negli Stati Uniti, tranne per il fatto che le vittime hanno cambiato il loro status da "schiavi africani" a immigrati. Il governo degli Stati Uniti ha evitato di parlarne, e ha anche volutamente evitato la responsabilità della protezione che avrebbe dovuto assumersi.
"Secondo le statistiche di alcune istituzioni accademiche negli Stati Uniti, almeno 500 milla persone nel Paese sono soggette alla schiavitù moderna e al lavoro forzato".
